Volevamo esser dei duri

(di Leonardo Pinto)

Quando l’ansia e il disordine crescono, la gente vuole l’uomo forte, il castigamatti col pugno di ferro che ribalta i tavoli, grida, magari entrando in campo a partita in corso (perdonato perché “è il suo carattere”), promette di punire tutti quelli che ci stanno antipatici. Sergio Conceicao per qualche settimana è stato il sogno dei tifosi Nervosissimi, quelli che se potessero metterebbero in panchina Tony Montana – col suo piccolo amico. Per molti milanisti il sogno di avere AntonioConte in panchina era legato più al suo carattere che non alle sue capacità di allenatore, che forse valuteremo appieno solo quest’anno, con una squadra che non è molto più forte delle altre.

Citiamo Conte perché dopo che il ribaltatore di tavoli Ibra e il sergente di ferro Conceicao, e ci mettiamo pure l’insospettata svolta di un Fonseca diventato sempre più macho, il capellone pugliese sembra rimasto l’ultimo argomento di chi chiede un duro che sistemi tutto.

Chi lo sa, forse noi non siamo quella roba lì. Non siamo (e un po’ si vede) per i dittatori, gli Herrera o i Mourinho. A quanto pare siamo più per gente bonaria ma sotto sotto, con un fisico bestiale, come Rocco e Ancelotti, Liedholm e – qualcuno storcerà il naso, ma amen – Padre Pioli. Che poi ovviamente a un certo punto arrivano a fine ciclo, però intanto sono stati capaci di farne nascere uno. Unica possibile eccezione tra questi allenatori tendenzialmente paterni, Fabio Capello, che era un volitivo (più dell’ossessivo Sacchi, che chiese a Berlusconi la testa di Van Basten – e molti tifosi Nervosissimi erano con lui, non dimentichiamolo – e NON fu accontentato). Ma era anche abbastanza facile per Don Fabio fare il boss, avendo di fianco Galliani, Braida e Ramaccioni, e una rosa così ricca da giocare una finale di Champions mandando in tribuna Gullit (peraltro perdendo, ma son cose che succedono).

In un clima in cui persino un ragazzo d’oro come Gabbia ci crea involontariamente problemi, in cui la società è presa a merluzzi in faccia in ogni ambito, dagli arbitri che vogliono mostrarsi duri con un club blasonato alle sfinenti trattative per lo stadio, in cui i media (e non solo quelli pagati per farlo) sparano senza sosta sulla Croce Rossonera, la bizzarra vicenda del “portavoce di Conceicao” è una specie di ultima goccia. Non stiamo parlando della validità tecnica dell’allenatore portoghese, così come succedeva con il precedente allenatore portoghese. Ma questo è il momento in cui, con tutto il rispetto di chi vorrebbe rilanciare affidando al Milan Il Più Duro Dei Duri, ci scopriamo un po’ invidiosi della Roma che ha trovato in Ranieri l’esperienza e l’intelligenza per ricompattare il gregge, invece di farlo impazzire tra latrati e ringhi. Non per affidargli un progetto, ma per spegnere l’incendio evitando danni peggiori, e uscire da quello stato di crescente emergenza che di solito fa prendere decisioni cretine.

Nomi? Non credo sia una buona idea pensare ad Ancelotti, come non lo sarebbe riscaldare la minestra Pioli, che ha funzionato ma solo in certe condizioni, e sotto pressione ha sempre ceduto.

Mi sbilancio: personalmente credo che da qui alla fine della stagione il nome più indicato sarebbe Mauro Tassotti, per vedere di ricompattare le fila e di scoprire se qualcosa e qualcuno può essere salvato. Invece di cedere ancora una volta alle isterie, dentro e fuori la società. E intanto cerchiamo qualcuno per la prossima stagione, quella in cui ricostruire una volta spento l’incendio. Ma con le crisi isteriche e l’anarchia, i colpi di stato e gli Uomini Forti anche basta, grazie. Perché con il Milan, ci vuole tutto un altro passo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.