La feroce lotta dei punk agli hippies, iniziata a Londra nel 1977, è arrivata a Milano 35 anni dopo. Ecco quindi che di botto, dai capelli lunghi di Maldini, Nesta, Ibrahimovic, si è passati al fighismo ribelle dei polli – pardon – galli della combattiva aia di Allegri. I soloni, i sopracciò, i pisquani, i nesci che parlano di Milan irriconoscibile non sanno di aver ragione: gli avversari non li riconoscono, e giocano spensierati.
Non si può ignorare l’aspetto dell’aspetto, non si può prescindere da una disamina dell’attuale momento della squadra senza tener conto delle caratteristiche tecniche delle singole capocce. Prendiamo la Juve: gioca a cinque barbe, tanto che persino un bresciano noto per essere sempre infortunato e lentissimo (oh, ma prima di imbattersi nel magico armadietto di Davids) è stato costretto a farsela crescere. L’insistenza dell’allenatore sottovetro sulle barbe sarà anche una compensazione per la sua frustrazione tricologica, ma caspita, funziona.
Il Milan invece punta tutto sul gioco di cresta. Chissà, forse perché un progetto c’era, ed era costruire la squadra attorno a Balotelli – fatto sta che davanti ad Abbiati, fedele alla linea del presidente quanto dell’amministratore delegato, lo mettono in pratica Mexes (il gallico del pollaio), De Sciglio (crestina giovane e timida), El Shaarawy (Pyramid-head), Boateng, col suo style molto Mtv (Montato Troppo Velocemente), Robinho (il crestigiatore) e Constant, anche se sono più a cresta i pregevoli baffetti. Il ruolo di Nocerino, che mescola un abbozzo di cresta con méches e barba, crea problemi: è evidente che non riesce a trovare la propria posizione dal parrucchiere.
I problemi di identità riguardano, non casualmente, anche i capelloni: Montolivo, Pato, Acerbi, Yepes, “Cerchietto” Ambrosini. Naturalmente costituisce un discorso a parte Daniele “l’immaginazione al potere” Bonera, dal taglio sempre imprevedibile. Se c’è un giocatore che attualmente costituisce un autentico corpo estraneo però è chiaramente Bojan Krkic (“The terzelementar style”). In tutto questo non dispiace nemmeno ritrovare, come un ricordo di tempi scanzonati, il mai apprezzato (e mai apprezzabile) Flamini. Il suo “Paolo Berlusconi cut” resta una scelta coraggiosa, ispirata a un uomo di spessore cui vale sempre la pena ispirarsi.
Madeddu che parla di capelli. Uhm.
(Yes, I am the most greatest humorist in the Verona area – home of the most ghignous people in the worlds like Jerry Calà)
Ridateci Angelo Colombo.
Guarda, io mi accontenterei di Vogel.
“the most greatest”? “In the worlds”? Ma che oooh! (Yes, I am the most satchentin in Verona Area, home of the most satchentin people in the world like Germano Mosconi)