A letto con Sinisa

Ieri mi ha chiamato un conoscente giornalista e mi ha chiesto cos’è che mi aspetto da questa stagione. ‘Ottimista o pessimista?’ mi fa, ironico. Di getto ho risposto: ‘Boh?!’. Poi ho aggiunto: ‘Fedele’. Come la Pina che dice a Fantozzi ‘Ugo. Ti stimo moltissimo.’ Mai ti amo, perché loro due, che sono brutti e sfigati, l’amore, appannaggio dei belli e giovani, non se lo possono permettere. Credo che la ragione di questa mia fedeltà sfiduciata sia dovuta, più che ai pessimi risultati, peraltro prevedibili, della stagione scorsa, alla lunga coesistenza di due fenomeni.

Di fatto il Milan ha smesso di giocare il campionato 2014/2015 il 25 gennaio, contro la Lazio, in Coppa Italia. Se non ve lo ricordate, vi rinfresco la memoria: da lì si è capito che non saremmo andati oltre la diligenza di Bonaventura e gli squilibri ormonali di Mexes. Uso l’impersonale perché l’impressione era che tutti l’avessero capito, giocatori compresi, anzi, sopratutto loro. Quindi, con largo anticipo, è iniziato quel periodo solo ipotetico che passa fra la fine di un campionato schifoso e l’inizio di quello dopo e non si è limitato a toccare alcuni aspetti, li ha investiti proprio tutti, e tutti insieme. Da Hello Kitty all’allenatore al pullman allo stadio a Salvini alla proprietà etc etc. Avete presente il vicino d’ombrellone interista che durante gli anni 90 si ostinava a leggere di bolina la Gazzetta piovra che gli si spiaccicava in faccia e gli sfuggiva fra le dune? Ecco, lui si faceva luglio-agosto. E sognava l’arrivo di campioni. A me pare di essermi fatta sette mesi di cinema neo realista in bianco e nero. Quanto ai sogni, non è che io abbia dormito tanto.

I maneggi societari? Quando si parla di calcio non sono troppo diversa dal consumatore ottuso che il giorno prima legge delle terribili condizioni di lavoro nelle fabbriche di scarpe del sud est asiatico, si commuove, condivide su facebook e il giorno dopo si compra le Nike. Ci hanno venduto, non ci hanno venduto, lo scopriremo alla prossima puntata, stay tuned ma nel mentre, chissenefrega, tanto QUELLO, fa come gli pare, come i veri anarco-fascisti si permettono di fare. Triste ma oh, questo è.

Ibra? Da ibrahista praticante, appunto perché lo amo e scriverei le nuove sure islamiche basandomi sulla sua biografia, preferirei che utilizzasse gli ultimi due anni della sua carriera cercando di vincere la Champions. Lo so, è difficile da capire. Bisogna essere donne, madri, padri o molto fessi, per pensare cose del genere. Zlatan, prova ad alzare quella coppa, non importa dove, ma da noi la vedo dura.

Il Milan ha ripreso a giocare il 17 agosto. Ora, io appartengo alla generazione della maturità in centesimi, ma una partita ufficiale in tempo di falò in spiaggia mi ha fatto pensare ai vecchi esami di riparazione e a mia madre in Sardegna che qualche pomeriggio dava ripetizioni di cortesia al figlio dei vicini di casa rimandato in inglese. Stadio mezzo pieno o mezzo vuoto, dipende da come la si vuol prendere. La nota positiva è stata che contro il Perugia, per un po’, è andato davvero tutto bene. Vero, non avevamo contro, non dico il Real, ma neanche il Carpi. Eppure non disegnamo più quelle belle traiettorie (belle!) da rondini ubriache che migrano da Milano a inizio autunno, sembriamo quasi una squadra di calcio.

Erano anni che non vendevo tirare da fuori area (da Seedorf giocatore? Da Ambrosini?). Con Rodrigo Ely che è lì non perché è capitato per caso, ma proprio perché è lì che deve stare. Con Bertolacci che tampona De Sciglio. Con De Sciglio che dopo una ventina di minuti passati a essere se stesso dell’anno scorso, esce dal suo incubo personale e gioca, partecipa fa segnare anche! Occhei glielo annullano, ma questo un paio di mesi fa pareva voler scomparire dal campo. Perfino Honda è meno bradipo. E va come si muove bene il numero 9. Purtroppo non ho fatto neanche in tempo a prendermi completamente bene per queste osservazioni che ho buttato un’occhiata alla mia sinistra e ho visto Cerci, Matri e Menez in riscaldamento. Poi Poli. Da qualche parte c’è anche Abate. C’è Montolivo. Io non ho mai imparato a fischiare, ma un ‘Cerci sei una mucca’ l’ho buttato.

E questo ci porta a quel volpone di Sinisa. Che merita tutto il rispetto di questa terra e ve lo spiego da un punto di vista femminile. A portarsi a letto una donna che ha già deciso di venirci, assicurarsi la cosa dicendole quello che lei vuole sentirsi dire, tipo ‘voglio fidanzarmi’, è facile, sono capaci tutti. Anzi, le frasi di circostanza potrebbero farle credere che la stai prendendo in giro. Ma sedurne una che neanche ti vede, convincerla che quello che vuole sentirsi dire è quello che stai pensando davvero, e farla innamorare…Il milanista è già bello cotto di lui e il campionato inizia solo stasera. È un’arte che possiede l’uomo che sa amare per davvero, indipendentemente dal fatto che sia quello giusto o quello sbagliato.

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