Terapia di gruppo – TORINO

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SCARPONI (di Giuseppe Pastore)
Torino, il Grande Torino, il Cuore Toro, Gigi Meroni, la sedia di Mondonico… Come direbbe il dottor Von Frankensteen, “non dite balle!”. Da che ho memoria il Toro è solo calcioni e scarponi e ogni tanto qualche contestazione di una tifoseria esasperata da tanta diffusa mediocrità, come quella di cui fummo spettatori in un Torino-Milan del 2003. Negli ultimi 15 anni, con la scusa dell’orgoglio e del furore agonistico, con la maglia granata sono stati commessi alcuni dei più atroci crimini calcistici, tipo veder giocare centravanti abomini come Stellone o Artistico o Abbruscato o il loro degno erede Rolando Bianchi, perfetto paradigma del giocatore da Toro: italiano, sulla trentina, atleticamente declinante, animato solo da un’immotivata cazzimma che peraltro fa a pugni con l’atmosfera soave e rilassata della città: perché non vanno a giocare nella Juve Stabia? Però bisogna dire che quest’anno c’è Giampiero Ventura, ex tecnico del più bel Bari che io abbia mai visto, che sa far giocare a calcio. Vediamo se riescono a suicidarsi anche nonostante lui.

SUBBUTEO (di Gabriele Battaglia)

Curioso scrivere del Toro proprio nell’anniversario di Superga. Il Toro che ho conosciuto io da piccolo era così bello che avrei voluto essere suo tifoso. Ma non potevo, perché ero del Milan. Il Toro non era solo l’anti-Juve, non ne aveva bisogno, perché il Toro era il Toro: una storia unica, una maglia meravigliosa, scudetti vinti o persi per poco, la Maratona, la Torino operaia, Pulici, Claudio Sala. E poi c’erano il Grande Torino e Gigi Meroni come narrazioni mitiche. Con il Milan casciavìtt di quegli anni non c’era storia e io aspettavo che il Milan diventasse “come il Toro”. Per sublimare la mia voglia di Toro, finii per comprarmelo al Subbuteo; e solo con il Toro giocavo (anche perché ero l’unico che ce l’aveva).

Ora purtroppo di tutta quella storia restano solo i fantasmi del Grande Torino e di Gigi Meroni, che a forza sentirseli ripetere ti stufano pure. Perfino la Maratona è scomparsa e la maglia così densamente granata si è riempita di patacche. Il Toro è la più illustre vittima del calcio moderno.

MUSICA (di Vito Samueltron Nanna)
Di Torino mi affascina più l’aspetto musicale che quello calcistico. Subsonica, Africa Unite, Linea77. Subsonica in primis mi hanno fatto “amare” una città ancor prima di visitarla.
Di Milan-Torino ricordo solo un 6-0 di non so neppure quale anno. Ricordo però una cosa successa anni e anni prima. La cessione miliardaria di Lentini al Milan e i tifosi del Toro che incendiarono bidoni della spazzatura.
Il Torino di oggi mi è molto simpatico sia per i colori, sia perché sono rivali della Juve, sia perché c’è mezzo Bari in squadra sia perché hanno un gran bravo allenatore che al San Paolo, dopo un gol del Bari contro il Napoli urlò un “questo è calcio!” verso la tribuna partenopea. Grande mister!

VINTAGE (di Paolo Madeddu)
Per strano che sembri, la Lombardia pullula di torinisti. La moglie di un mio cugino – una di Pontida. Un mio ex collega – di Pavia. Un mio ex caporedattore – di Milano. Un mio sodale di Fantacalcio – di Cormano. Un amico di amici che mi ha ospitato dieci anni fa – a Mantova. Il Torino si indossa bene, è definitivamente mod. Che però è anche un look di ieri. Sono anni che aspetto che il Torino diventi qualcosa di più interessante del tremendismo, di Superga, di LA squadradiTorino, di GigiMeroni, PaolinoPulici, del 3-2 in rimonta a QUELLI, del Cuore Toro, della sfiga combattente e compiaciuta. Pur avendo un’ovvia simpatia istintiva per la squadra e chi la tifa, mi rendo conto che a nessuna squadra come al Toro si può applicare l’incubo della Retromania teorizzato da Simon Reynolds. Il peso del passato, la sua riproposizione è così continua e condizionante, che non si va più avanti. Anche nella sedia alzata da Mondonico (per un rigore che non c’era, se ricordo bene) c’era tutto il rancore di un passato da eroi sfortunati. Anche nel Vietnam messo in piedi qualche anno fa durante un Torino-Milan in cui Seedorf segnò un gol stratosferico (che causa giudice sportivo venne cancellato dalla Storia e dal mio personale computo al Fantacalcio – bastardi), c’era quell’orgoglio di chi pensa “Sì, è disgustoso, ma NOI siamo giustificati”. Personalmente, vintage per vintage, anche se non hanno mai vinto uno scudetto suggerirei ai tifosi granata di pensare più a Rizzitelli e Pato Aguilera che non a Claudio Sala ed Eraldo Pecci. Se non altro è un vintage che qualcuno di noi ha vissuto.

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