Verona-Milan 1-3: le Pagelle Che Non Lo Erano

Si dice da anni che l’informazione in Italia è deficitaria – chissà quanto dipende dal fatto che il 90% dei giornalisti tiene alla squadra meno conosciuta di Milano. Molti di questi giornalisti gongolanti hanno anche collegato l’espressione “Fatal Verona” a Romeo e Giulietta di Shakespeare, quando in realtà 1) l’espressione originale era “La fatal Novara” 2) era stata usata da Giosué Carducci 3) Shakespeare per anni raccomandò a una famiglia di suoi conoscenti, i Kilpin di Nottingham, di andare nella città del Duca Prospero (Milano) a fondare una squadra di calcio – cosa che accadde solo alla fine dell’Ottocento, quando il giovane Herbert si convinse che era effettivamente la migliore idea mai avuta dall’artista di Stratford. Per risarcire l’amico drammaturgo, dedichiamo le Pagelle Senza Voti di Verona-Milan a opere di Shakespeare, scartando le tragedie – con buona pace di quelli che ci speravano.
 
Maignan – MOLTO RUMORE PER NULLA
Deve stare un bel po’ all’erta, ma non è costretto a veri miracoli: il Verona ci attacca un bel po’ con la tipica insolenza, ma di tutti i suoi tiri (dieci) solo tre sono nello specchio: uno è quello che Faraoni, liberissimo in area piccola, mette dentro di testa, ma lui non ci può far niente. Non lo ricordiamo mai nell’atto di sgridare i compagni, e come ci informa il Bardo, «Il silenzio è l’araldo più perfetto della felicità».
Calabria – LA COMMEDIA DEGLI ERRORI
Siccome lo trattiamo sempre bene, stasera – colpo di teatro – lo sgridiamo! Perché da lui ormai ci aspettiamo tanto. Soffre tantissimo Lazovic (che ok, va bene, però insomma è Lazovic) e non solo quando se lo lascia sfuggire alle spalle Descigliescamente. Per contro, ha due ottimi palloni in attacco ma sul primo, al termine di un fantastico triangolo con Tonali, invece di mettere la ciliegia sul pandoro, riesce a centrare il piedone di Montipò; sul secondo (nella ripresa) lascia partire un tiro tesissimo ma anche in questo caso, sembra quasi che miri il portiere. Secondo fonti attendibili, al momento della sostituzione mormora: «In questo mondo io sono una goccia d’acqua che nell’oceano cerca chi gli corrisponda, ma cadendovi si disperde».
Kalulu & Tomori – DUE GENTILUOMINI DI VERONA
È la prima volta nella storia quasi decennale di queste pagelle che uniamo due giudizi in uno, ma quando ci capita più un titolo del genere. Peraltro è difficile decidere quale dei due centrali dia un maggiore contributo – sempre con modi da gentiluomini – a ridimensionare i nostri spauracchi Caprari, Simeone e Barak (e aggiungiamo pure Lasaña e la sua tiña). Ma non solo: si prestano a fare a turno da centrocampisti aggiunti, con pressing e inviti agli attaccanti – su uno di questi, Kalulu pressa e Tomori innesca con rapidità e precisione Leao sulla fascia propiziando il pareggio. Tra i salvataggi difensivi invece, ricordiamo con molto affetto quello di Tomori su Caprari lanciato – sacripante – da Theo, nel secondo tempo. In generale, Fikayo è più vistoso e reattivo ma Pierre ha l’aria serafica quanto inesauribile, forse perché «Nel fuoco più compresso cova più intenso ardore».
TheoHernandez – TUTTO È BENE QUEL CHE FINISCE BENE
Veniva da una serie di partite ineccepibili dal punto di vista difensivo, Pioli ha pensato di spostarlo per sorprendere gli avversari – ma sorprendendo un bel po’ anche lui: di colpo si ritrova a girare a vuoto come in certe giornate amare, lascia stare. È il grande assente nell’azione che porta l’Hellas al gol, e quando Krunic capisce che deve correre a coprire mentre lui trotta a centrocampo, è troppo tardi. Ma d’altra parte, «La trama della vita è un tessuto misto: bene e male, mescolati insieme».
Kessié – LE PENE D’AMOR PERDUTE
Ancora una partita di grande quantità, più a sostegno della difesa che dell’attacco, e senza impennate, come se non volesse farsi notare da chi lo ha amato, né nel bene, né nel male: come coloro che nell’uscire da una storia d’amore, già iniziano a ridimensionarla. Andrà a diventare più ricco, come due suoi ex compagni prima di lui (non facciamo nomi, non per eleganza, ma perché li schifiamo). Ma chissà se si è già accorto, nel guardare come stanno ora quei due, che «La bellezza non si acquista, sta negli occhi di chi guarda».
Tonali – LA TEMPESTA
Il Verona era pronto a molte cose, ma non a lui. Si abbatte sui Tudoriani colpendo, ancora una volta, nel finale (stavolta del primo tempo), ma anche all’inizio (del secondo). Lui li aveva avvertiti con un gol su rilancio di Maignan che lo vede in fuorigioco quanto Matri nel #goldiMatri (e quindi, sì: in fuorigioco). A parte i due gol pesantissimi nel giorno in cui perde i requisiti per la Under 21, dà la sensazione di trascinare il resto della squadra ricordando a tutti che «Siamo fatti della sostanza di cui sono fatti i sogni».
Saelemaekers – COME VI PIACE
Un po’ a sorpresa, recupera la fiducia di Padre Pioli – e la ripaga con la sua miglior prestazione del 2022 (per ora) (PER ORA!!!). Come ci piace!!! Ok, volano i sacramenti quando alza di dieci metri un tiro da fuori area, ma è uno dei tre personaggi fondamentali nel magistrale allestimento del secondo gol, quando recupera palla al limite dell’area, la difende, parte in corsa e serve Leao. Esce nel momento in cui c’è bisogno di un po’ più di lucidità, perché per lui «Amare è esser tutto fantasia, passione, e tutto desiderio, adorazione, esser dovere, rispetto, umiltà, esser pazienza ed impazienza insieme, castità, sofferenza, obbedienza».
Giroud – RACCONTO D’INVERNO
Si sbatte come sempre ma come a novembre, dicembre e gennaio, quando per vari motivi segnò solo un gol, non riesce a scaldarsi e scaldarci come vorrebbe. Però nel riguardare gli highlights una volta ancora (lo sappiamo che lo avete già fatto), fate caso a come va a prendere in posizione in area tutte e due le volte che Leao scende sulla sinistra. Ma non c’è niente da fare: forse dovrebbe lavorare al suo look, farsi crescere la barba, perché Rafa, come è tipico dei giovani con gli anziani, non lo vede. Ma non fa niente, vorrà dire che ancora una volta, segnerà quando serve. Intanto, «Per male passato e senza rimedio, è inutile disperarsi».
Krunic – LA DODICESIMA NOTTE
Il bardo di Stratford scrisse ridacchiando tutto compiaciuto della sua birboneria questa commedia leggera ambientata in Illiaria (potenzialmente, in Bosnia) e ispirata all’Epifania (che è dodici notti dopo quella di Natale) (lo sapevate?) (beh, neanche noi). Sospettiamo che Padre Pioli la sera prima di annunciare la formazione fosse altrettanto in solluchero all’idea di sorprendere tutti consegnando, dopo 105 giorni, una maglia da titolare al suo Rade, il talismano degli ultimi venti minuti. Krunic risponde sfoderando una pericolosità che non gli ricordavamo da quando, proprio la primavera scorsa a Verona, segnò su punizione. Non solo è uno dei più precisi nei passaggi, ma sfiora il gol prima di testa (Montipò sventa in angolo), poi tentando la sassata da fuori. Peccato, ma «Per impedire un cattivo matrimonio è lecito ricorrere a molte buone impiccagioni».
(…non sappiamo come legarla al resto, ma ci spiaceva lasciare fuori questa citazione – un giorno potrebbe tornare utile anche a voi)
Leao – LA BISBETICA DOMATA
Senza nulla togliere a Sandrino il Mazzulatore, il 75% della doppietta di Tonali è suo. Quando Padre Pioli venne a noi, uno dei miracoli che non osavamo invocare era la trasformazione di questo giovane, nel quale molti di noi temevano di vedere, solo sporadicamente smentiti, un altro Niang. Oggi il rapper dà la sensazione di poter fare, sulla fascia, quello che vuole – quando vuole. «Ora ho capito come si doma una lunatica», dice il protagonista maschile della commedia, Petruccio da Verona.
Messias – SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
«Non c’è occhio d’uomo che abbia mai sentito, né orecchio che abbia mai veduto, non c’è mano che abbia mai assaggiato, né lingua che abbia mai toccato, e tantomeno cuore che abbia mai raccontato un sogno come il mio». Lo si vede a occhio nudo: nella mente di Junior lanciato a rete a tre minuti dalla fine, si affaccia questa frase dal quarto Atto – non c’è da meravigliarsi se nel tentare di ricordarsela, tiri una cannella sopra la traversa invece che segnare, Dear Lord. Ma come dimenticare, pochi minuti prima, il triangolo con cui asseconda l’accelerazione di Spizzi Florenzi verso il terzo gol? Ancora una volta, un cambio di Pioli che era parso incomprensibile (quello con Salsaemerengue) va a incastonarsi nel disegno divino, e non possiamo che prostrarci.
Rebic – FALSTAFF
In questo caso non è una commedia, perché Shakespeare gliene ha negata una tutta sua, pur di non bruciarselo: è un personaggio che piazza ovunque può. Lo infila in quattro opere diverse, e nei secoli successivi anche i musicisti (Salieri, Verdi, Holst e altri) iniziano a buttarlo nella mischia, tanto è gratis. Shakespeare se lo gioca quando vuole movimentare la broda con un manigoldo amabile e sbruffone, e Pioli fa lo stesso: Ante recupera palloni, corre ad aiutare in area, trova modo di squarciare il campo con dei lanci che non vedevamo da un po’ (in particolare uno per Leao e una per Messias) e non c’è da meravigliarsi se alla fine, il pubblico non vede l’ora di rivederlo in scena nella partita successiva. Se siete preoccupati che stare in panchina sia lesivo del suo onore, tenete presente che nell’Enrico IV Sir John Falstaff proclama che «L’onore è solo uno stemma usato ai funerali».
Bennacer – MISURA PER MISURA
Come mostra il labiale, Pioli prima di metterlo in campo gli spiega: «Mi sembrerebbe di ostentare parole e discorsi se spiegassi le proprietà del governo, sapendo come la vostra dottrina in materia superi ogni consiglio frutto della mia autorevolezza. Non resta altro che questo a sostenervi: le capacità le avete, quindi applicatele». Laconico, ma efficace.
Florenzi – PERICLE, PRINCIPE DI TIRO
Nel senso di principe DEL tiro, quello che va a infilarsi nell’angolino della porta e del nostro cuore. «Ecco che dalle ceneri il vecchio è tornato, assumendo su di sé l’umana infermità per rallegrare i vostri orecchi, per dilettarvi gli occhi». E gente, che ritorno col botto, e che diletto e che rallegro.
Ibrahimovic – GIULIO CESARE
«Io sono costante ed immutabile come la Stella dell’Orsa Minore alla cui fissità nessuna stella è pari, nell’intero firmamento». Si, è un bel po’ fisso, e come per il sig. Giulio, la fine si avvicina – però in quelle tre piastrelle in cui si piazza, sulla trequarti avversaria, domina la scena in un momento cruciale, permettendo ai difensori di buttare palla in avanti sapendo che non tornerà subito al Verona. A margine, alle brave persone di Verona che sono molto dispiaciute che Ibra vada a caccia di animali, vogliamo dire che hanno certamente ragione, siamo anche noi molto contro la caccia. Però la scelta di tempo ci è sembrata un po’ bizzarra, quindi vorremmo suggerire una soluzione: invitate pubblicamente Zlatan a impallinare casomai i tanti stupidi nazisti che si aggirano tronfi, beati e coccolatissimi e vezzeggiati, da decenni, nella vostra città. Voi sarete più credibili, e lui interverrà in modo più utile nell’ecosistema. Alla fine sarà una vittoria anche per Verona, e più importante di quella che i media, poverini, hanno invocato tutta la settimana. Grazie, e ci vediamo alla prossima gita.

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