Udinese-Milan 1-1: le Pagelle Che Non Lo Erano

Stupore e indignazione: si parla di togliere dalle Olimpiadi tre sport: Pugilato, Sollevamento Pesi, Pentathlon. Ci spiacerebbe soprattutto per quest’ultimo – ci verrebbe tolto lo sforzo sovrumano di cercare di ricordare, ogni quattro anni, le cinque specialità che lo compongono. Ma prima di adontarsi, ricordiamo che tanti altri sport altrettanto nobili e appassionanti sono stati segati senza tanti complimenti dal circo a cinque cerchi. Rendiamo loro omaggio nelle Pagelle Senza Voti di Udinese-Milan, partita durante la quale spesso ci siamo chiesti quale sport stessero praticando i nostri.
 
Maignan – TIRO ALLA FUNE
Non subisce molti tiri: viene chiamato soprattutto fuori dalla porta, su giocatori lanciati verso di lui. Il momento più evidente è in occasione del gol dell’Udinese, durante il quale il pallone va in tiraemolla per quattro volte tra lui e Beto, proprio come la fune in una delle competizioni che se fosse riesumata probabilmente risulterebbe molto più comprensibile e ghignosa di molte altre. Eventualmente avendo l’accortezza di stimolare gli atleti con qualche simpatico incentivo alla Squid Game.
Florenzi – CROQUET
Non ne sappiamo molto, ma sappiamo una cosa: non è il cricket. Sì, viene giocato anche lui con mazze e palline, ma somiglia più al golf che al baseball. E la cosa evidente in Florenzi è che anche quando gioca una partita decente, non è Calabria, non è Kalulu, non è nemmeno il Florenzi della Roma. Gli va dato atto però di attaccarsi come un rimorchio a Beto quando all’83° va via in sospetto fuorigioco, disturbandolo al momento del tiro che avrebbe potuto darci la mazzata definitiva.
Romagnoli – ARRAMPICATA SULLA CORDA
Sport che aveva una caratteristica interessante: il suo allestimento ricordava quello di una pubblica impiccagione, con corde penzolanti alle quali mancava solo il cappio. Allo stesso modo, il capitano gioca una partita accettabile (non molto di più, eh) ma sembra farlo con la paura di sentirsi mandato al patibolo al primo errore – ed è con la medesima timidezza che evita di far piccole cose da capitano come far notare all’arbitro che gli avversari impiegano dai 2 ai 4 minuti a battere ogni singola punizione o fallo laterale.
Tomori – MAZZE ROTANTI
Disciplina veramente peculiare, che consisteva nel fare i fenomeni con delle mazze di legno. Fikayo è quello tra i nostri difensori che più fa volare legnate all’indirizzo dei solidi attaccanti avversari. Però non prova mai altri tipi di giocata, men che meno provando a impostare da dietro.
Theo Hernandez – 60 METRI PIANI
È la distanza da lui coperta in novanta minuti.
Bennacer – NUOTO SUBACQUEO
Gara che richiedeva di nuotare in una vasca da 60 metri nel minor tempo possibile. Purtroppo quando fu proposto nel 1900 solo due atleti riuscirono ad arrivare a fondo vasca – la medaglia di bronzo andò a quello che era scoppiato per ultimo. Benny è uno dei primi ad annaspare: sguazza per 45 minuti in apnea, in difficoltà enorme nell’impostare anche prima del passaggio a Bakayoko con cui regala l’autostrada agli avversari – che aiuta con apprezzabile generosità avanzando a palla già persa.
Bakayoko – LACROSSE
No, amici. Con tutta la buona volontà, va al di là della nostra comprensione.
Saelemaekers – NUOTO A OSTACOLI
Specialità b-e-l-l-i-s-s-i-m-a. Richiedeva di passare sotto una sbarra, poi scavalcare una barca, passando sotto a quella successiva. Sarebbe una specialità perfetta per l’animoso fiammingo, che gli ostacoli se li crea da solo.
Krunic – TIRO AL CERVO
Passatempo un po’ ottocentesco, che richiedeva di tirare una schioppettata a distanza di 100 metri a un bersaglio mobile. Quello che non siamo riusciti a capire nel breve tempo necessario a fornirvi queste pagelle è se il cervo fosse vero o finto – ma visto che nel 1900 si tirava al piccione, abbiamo fosche sensazioni. La prestazione di Krunic non è la peggiore in assoluto vista in Udinese-Milan, ma come il tiro al cervo sembra esprimere la malsana nostalgia di un passato un po’ barbaro: sembrava di vedere certe partite di Ocampos o di Van Ginkel.
Brahim Diaz – DUELLO ALLA PISTOLA
Dite quello che volete, ma se ha senso vedere due avversari spadacciare con una gabbia per uccelli in testa e sensori elettronici ovunque, non si capisce perché negare legittimità a questo accattivante sport in cui i duellanti con faccia e busto adeguatamente protetti si sparavano proiettili di cera. Che è quello che sta facendo il nostro n.10 da qualche tempo a questa parte: quando tira, spara proiettili di cera. Anche quando passa ai compagni, i suoi palloni sono mollissimi – ma in generale, lui per primo, in qualsiasi uno contro uno, sembra sciogliersi mollemente.
Ibrahimovic – ARTE
Se gli altri sport vi hanno lasciato un po’ increduli, ecco il colpo di grazia: immaginate delle gare in cui i citius, altius, fortius devono sudarsi una medaglia battagliando in campi come letteratura, pittura, musica, architettura e scultura. E vi farà piacere sapere che Gianni Stuparich portò una medaglia all’Italia nel 1948 grazie al poema epico La grotta (mentre il bronzo di Sergio Lauricella per Toccata per pianoforte fu l’ennesimo scandalo arbitrale ai nostri danni). Zlatan è una scultura nel primo tempo, poi la musica gradualmente cambia quando viene messo in condizioni di costruire per gli altri a furia di sponde; è vero che sciupa dal dischetto alzando un pallone che andrebbe pennellato in porta, ma il suo gol nel recupero è poesia.
Tonali – POLO
Sostanzialmente, uno sport di galoppo e mazzate. Ed è quello che ci fa vedere entrando nel secondo tempo; recupera molti palloni, ne perde pochi, e cerca in continuazione la coda di cavallo di Ibra, sapendo che da lì arriverà qualcosa.
Kessié – PALLACORDA
Non è in formissima, ma ha l’intuizione di fare una partita opposta a quella tutta sbilanciata in avanti, disputata contro la Salernitana. Al contrario, gioca soprattutto in copertura alle spalle di chi porta su il pallone, e si aggiunge ai difensori in area – in particolare al 93° quando (scivolando su una buccia di banana, proveniente dal piede di qualche compagno) riesce a murare Jajalo. In pratica, riscopre il ruolo antico del mediano, che ritenevamo desueto come il trincotto o pallacorda. Del quale possiamo dirvi che apparve solo nelle Olimpiadi del 1908 a Londra. Si iscrissero 11 atleti, 9 dei quali inglesi. Nessuno dei quali vinse la medaglia d’oro – ahaha, buffoons.
Messias – MOTOSCAFO
Con il suo ingresso smettiamo di andare alla deriva e accendiamo il motore – magari non con velocità frenetica (furono disputate gare solo nel 1908, probabilmente una rana andava più spedita di un motoscafo dell’epoca) però iniziamo a puntare la porta, anche se quasi tutti i suoi spunti vengono vanificati dai compagni, tutti nel pozzetto a prendere l’aperitivo.
Castillejo – PELOTA BASCA
Entra e inizia a scucchiaiare verso il centroarea, finché non viene premiato: il suo ultimo cross viene finalmente capitalizzato. Per quanto ci riguarda, vale tanto oro quanto pesa. Ok, lo sappiamo cosa state pensando – non vi fa onore.
Daniel Maldini – ALPINISMO
Raramente una giovane riserva è stata altrettanto detestata dai tifosi della sua squadra: lui, controvento e circondato dal gelo dei milanisti, si inerpica per toccare verso Ibrahimovic il pallone servito da Castillejo – dopo essere andato a recuperare quello stesso pallone a centrocampo. In pratica, in 15 secondi fa più di quanto hanno fatto certi suoi compagni in un’ora e mezza. Non sarà una cima, ma lui la bandierina sulla partita ce l’ha messa.

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