Torino-Milan: le Pagelle Che Non Lo Erano

Poche ore dopo la drammatica Torino-Milan è andata in onda la drammatica puntatona di Game Of Thrones che, tutti dicevano, avrebbe contenuto un’ecatombe di personaggi a causa dell’inizio della battaglia finale coi White Walkers. Poi magari non è vero niente e hanno passato la puntata organizzando un balletto con le suore come ogni fiction di RaiUno, ma nel momento in cui scriviamo le Pagelle Senza Voti della battaglia finale con i Granata Players, ci è venuto naturale paragonare il trapasso dei nostri giocatori a quello di alcuni dei circa diecimila morti della serie di HBO che si avvia all’epilogo, proprio come – ahinoi – il Milan di Gattuso.

Donnarumma – HODOR
Il grandone dovrebbe fare una cosa, ed è TENERE LA PORTA – sembra facile, ma lui sbaglia le uscite facili e i rinvii facili, e quando gli tirano un rigore facile, si sposta facendolo facilmente passare. Detto questo, non è tra i responsabili diretti della sconfitta, anzi la cosa straziante è che il collega dell’altra squadra lavora molto più di lui.
Conti – VISERYS TARGARYEN
Fatica a farsi rispettare e diventa imprudente e pericoloso per la nostra famiglia. Non è per questo che lo avevamo coperto d’oro.
Romagnoli – NED STARK
Il capitano non manca di senso del dovere e impegno, ma alla fine si ritrova senza testa. Ed è simbolico che a perderla sia proprio lui che guidò i pochi gloriosi assalti di quest’anno, lui che un anno e mezzo fa fu così impassibile da segnare il rigore decisivo alla sua squadra del cuore. Lo abbiamo difeso tutto l’anno per quelle ammonizioni per proteste, ma stasera ci fa venire il dubbio che gli manchi la sagacia per il comando.
Musacchio – OBERYN MARTELL
Si batte con piglio (da ricordare una sua imperiale uscita dall’area palla al piede nel primo tempo e un’impeccabile opposizione mani dietro la schiena sul primo dei rigori reclamati dal Toro), ma soffre la Montagna Belotti e se la lavora un po’ troppo di mani, fuori e dentro l’area. E il combattimento termina tragicamente quando commette la fesseria tipica di chi si sente padreterno e inizia a bullarsi.
Rodriguez – TOMMEN LANNISTER
Malgrado gli ormai noti limiti di personalità, è uno dei migliori: salva il regno nel primo tempo, su uno dei pochi attacchi cui è sottoposta la nostra comunque penetrabilissima fortezza. Quando precipita, lo fa con discrezione e senza un lamento.
Bakayoko – TYWIN LANNISTER
Semina il terrore nell’area nemica, portando attacchi che fanno tremare Sirigu e il suo castello, ma viene tradito nella propria area dal sangue del suo sangue, il fratello di magliette Kessié.
Kessié – ROBB STARK
Le sontuose chiappe del leggiadro Izzo gli fanno ribollire il sangue: allunga bramoso le mani, e la sua debolezza porta alla rovina il suo esercito.
Paquetà – RENLY BARATHEON
Malgrado la leggerezza del suo gioco e la sua visione del mondo un filo più lucida di quella dei fratelli, viene fatto fuori dallo spettro di una seconda ammonizione. Ma con tutta la benevolenza, si fa fatica a immaginarlo su un trono.
Suso – LYSA ARRYN
Si inabissa nel vuoto, sprofonda in una voragine avvitandosi in quel suo tiro a giro che non riesce più. Sfugge a un’espulsione che a termini di regolamento poteva starci. Forse però va capito: come si è visto alla fine del primo tempo, aveva le mestruazioni.
Calhanoglu – ALTO PASSERO
Il calcio che predica è poverissimo di spunti e invenzioni, un invito a pentirsi di ogni desiderio e abbandonare ogni lussuriosa libidine di fare gol. Questo campionato lo ha incenerito.
Cutrone – SYRIO FOREL
Muore combattendo, solo col suo spadino di legno circondato da energumeni. Per quest’anno la doppia cifra sarà un po’ difficile.
Piatek – KHAL DROGO
Il puledrone rimane nella tenda perché a quanto pare gli manca il veleno – eppure quando ne esce si direbbe proprio che qualcosa lo intossichi.
Borini – MANCE RAYDER
L’orgoglio gli rende impossibile inchinarsi e piegare le ginocchia; forze oscure al lavoro dalla notte dei tempi rendono impossibile che raddrizzi il piede.
Castillejo – ROBERT BARATHEON
Tragicomicamente ottenebrato e sconclusionato, non è nemmeno necessario un cinghiale a metterlo fuori combattimento, basta il 60enne Moretti.

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