Roma-Milan 2-1: le Pagelle Che Non Lo Erano

Si dice che il comunismo tenda a mandare in rovina il popolo che lo persegue, il fascismo cerchi la rovina di tutti gli altri, il capitalismo ci dà il meglio di entrambi: manda in rovina sia il popolo che fa i pasticci che tutti gli altri che non c’entrano niente – però periodicamente e senza preavviso, il che lo rende più eccitante. In omaggio all’anniversario del grande crollo dell’ottobre del ’29, ma anche all’ottobre dell’87 e altre ottobrate di spessore, abbiamo cercato di paragonare la prestazione dei nostri ragazzi alle più importanti crisi del capitalismo mondiale. Ecco: almeno, che si sentano importanti.

Donnarumma – 11 SETTEMBRE 2001 (“il crollo per il crollo”)
Dopo l’attacco alle Twin Towers di New York, il 17 settembre alla riapertura delle contrattazioni Wall Street perse il 7,1% – ma è successo quando Gigio era piccolo, quindi non gli faremo una colpa di alcun disastro. Ci salva più volte, si arrende solo a causa della sopravvalutazione di quelli che lo circondano.
Conti – 6 MAGGIO 2010 – (il “Flash Crash”)
Un crollo di breve durata, forse causato da nuovi strumenti informatici per le transazioni: fu tamponato in giornata. Pioli fa lo stesso, quando lo toglie dal campo inorridito. Non a caso entra Calabria e dalla sua fascia parte l’azione del gol. Ma credete che questo abbia messo al sicuro il nostro patrimonio? Ahaha, illusi.
Romagnoli – 27 AGOSTO 1998 (“Ehilà, Russia! Benvenuta nel mercato. Ti piacerà”)
Pochi anni dopo la fine del comunismo, la difesa guidata da Boris Eltsin si rivelò un colabrodo, e il suo capitano ammise che non c’era modo di imporre un minimo di legge. Il giorno dopo, per la delusione, da Wall Street a Zurigo a Milano tutti calarono del 4%. Allo stesso modo, la nostra area da anni è teatro di ogni tipo di nefandezza, e lui non riesce a farci niente.
Musacchio – 1 NOVEMBRE 2011 – (“La crisi per lo spread”)
Non è lui che è scarso – sono le banche europee che si sono messe d’accordo per farlo sembrare un fesso, e poi c’è l’euro, e poi i poteri forti e la fiscalità spagnola e poi gli speculatori mascherati che lo prendono per il collo, e l’Unione Europea che non tira fuori nemmeno un cartellino, uffa.
Hernandez – 19 OTTOBRE 1987 – (“Il lunedì nero”)
Per certi versi un disastro anche lui (in difesa commette alcuni errori potenzialmente letali) eppure senza conseguenze a lungo termine; in compenso in avanti la sua liquidità è impressionante: è l’unico giocatore che la Roma soffre, e il gol del pareggio, anche se un pochino fortunoso, premia quella sua ingenua voglia di giocare così anni 80.
Kessie – 24 GIUGNO 2016 (“Brexit? Va beh, allora crolliamo un po’ anche noi”)
Gli inglesi da sempre ci trattano come pezzenti – come non amarli? E infatti, all’indomani del voto sulla Brexit, la Borsa di Milano si disperò come nessuno al mondo: un -12,46% da record. Il rifiuto di Franckone di andare al Wolwerhampton per rimanere nell’Unione Europea ci costa un’altra prestazione forse non complessivamente disastrosa, ma con picchi di inguardabilità assoluta: pare inverosimile che sia lui il marcatore di Dzeko su calcio d’angolo, quindi non lo accuseremo di ciò – ma l’insulso slalom palla al piede nella nostra area nel primo tempo, e la totale incapacità di giocare il pallone nel nostro ultimo attacco, con la decisione di investirlo direttamente in un Paese ostile (passandolo indietro a un avversario) la dicono lunga sulla salute della nostra economia.
Biglia – 29 OTTOBRE 1929 (“la crisi del ‘29”)
Si adegua al crollo con grande eleganza e dignità, senza ribellarsi – perché dite quello che volete, ma gli sfaceli di una volta hanno un fascino epico che i giovani non hanno.
Suso – SETTEMBRE 2008 (“La crisi che amiamo”)
La Grande Recessione causata dai subprime, i prestiti ad alto rischio sul mercato immobiliare americano, è finita nella maggior parte dei Paesi sensati – ma è titolare fissa in Italia, perché anche se ormai nessuno si illude più che appaia la luce alla fine del suo tunnel, alla fine proprio come Suso la consideriamo una presenza abituale, mica vorrai provare qualcos’altro.
Paquetà – 1999 (“La Crisi dei Bluvertigo”)
“Sto vivendo una crisi / e una crisi c’è sempre ogni volta che qualcosa non va”. Parole intrise di saggezza (più o meno) quelle di Morganetto, che del resto è uno che i suoi guadagni li ha gestiti altrettanto saggiamente. Le sue azioni non portano a niente – anzi, nel primo tempo rischia un rigore superiore a quello del governo Monti. Continuiamo a pensare che in Paquetà come in Morgan ci sia qualche talento, ma il rischio che porti semplicemente a un polverone è altissimo.
Leao – 10 MARZO 2000 (“La bolla di internet”)
Bisogna avere fiducia nella modernità, nel futuro, nelle idee giovani e dinamiche, no? Beh, ecco… NO. Cosa credete, il mercato prima o poi si incazza, qualunque sia la cosa su cui avete puntato, comprese le innovative dot.com per le quali tutti si entusiasmavano; invece dall’oggi al domani, si ritrovarono lì completamente improduttive – eccetto un tiro in porta messo in angolo nel primo tempo e una buona iniziativa sulla sinistra nel secondo.
Calhanoglu – 24 AGOSTO 2015 (“la bolla cinese”)
Nell’estate del 2015 la Borsa di Shanghai accusò una flessione progressiva che portò a un crollo dell’8,5%, tirandosi dietro Hong Kong (-4,6%) e pure Tokyo (-4,61%) e Wall Street (3,9%). E tutto si può dire della città di Milano, tranne che non sia sensibilissima a quanto accade in Paesi lontani: Piazza Affari perse il 5,9%. Calhanoglu è il migliore del Milan “cinese”: rispetto a Biglia, Kessié, Musacchio e Conti produce qualcosa di decente (una sassata a inizio partita che Paquetà neutralizza di nuca, un tiro sull’esterno all’87mo, una punizione fuori di poco a fine partita). Ma è un capitale che non dà profitti.
Calabria – XIV SECOLO (“La crisi del Trecento”)
Se di qualcosa si può dire “Ha fatto anche cose buone”, catastrofe e sventura sono dietro l’angolo che tamburellano le dita in attesa. Il Trecento ci ha dato la Divina Commedia – certo, poteva goderne solo chi non moriva di peste, carestie, guerre e saccheggi. Davidino ci ha dato il cross da cui è scaturito il gol del pareggio. Poi, senza nessun motivo ragionevole ha mandato i nostri avversari in porta. Tutto questo ci porta a un’ipotesi: forse, come Dante, il nostro terzino aveva in mente delle belle terzine.
Piatek – OTTOBRE 1962 (“la crisi dei missili di Cuba”)
Scusate, in realtà non fu una crisi economica. Però tutti risparmiarono sui missili: nessuno sparò niente. Appunto.
Bennacer – 28 OTTOBRE 1997 (“Quella cosa in Thailandia di cui non ci siamo manco accorti”)
Nell’estate del 1997 ci fu una svalutazione delle monete di Thailandia, Indonesia, Corea del Sud. L’occidente, manco a dirlo, solidarizzò tantissimo: l’indice Dow Jones scese del 7,2% in una sola giornata. Ma nessuno di noi se n’è realmente accorto, il che è positivo. E una delle cose più positive che possiamo dire di un nostro giocatore ieri sera è che il suo ingresso non ha peggiorato il trend. Del resto il continente da cui proviene Bennacer, l’Africa, è l’unico che non ha mai provocato crisi economiche mondiali. Ed è per questo che nessuno ne ha stima.

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