Milan-Torino 3-0: le Pagelle Che Non Lo Erano

Il 24 maggio 1915, come forse avrete inteso dire, l’Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale.
Il 24 maggio 2015, il Milan di Inzaghi ha vinto una partita 3-0. E con una squadra magari un po’ sgonfia, il Torino di Ventura, ma comunque reduce da un campionato (e una campagna europea) decisamente migliore del nostro, fatto di tante Caporetto. Le premesse per farne un mito fondante della nostra identità rossonera (facciamo nerabordeaux, vista la nuova divisa da combattimento) ci sono tutte. Già tornando a casa il popolo sognava Trento, Trieste e Radamel Falcao, il Sud Tirolo e Ibrahimovic, la Dalmazia e Brahimi, la Libia e Kongdobia! Ricordiamo perciò con le nostre Pagelle Senza Voti gli eroi di questa pagina gloriosissima della nostra Storia.

Abbiati – AMEDEO UMBERTO LORENZO MARCO PAOLO ISABELLA LUIGI FILIPPO MARIA GIUSEPPE GIOVANNI DI SAVOIA-AOSTA
Nonostante i titoli nobiliari ottenuti in Italia e in Europa, si presenta come soldato semplice, senza gradi di capitano, proprio come il più presentabile tra i Savoia. Si congeda dal suo stadio con un’uscita come si deve, spiazzante quasi quanto un “Isabella” buttato lì in mezzo ad altri duecento nomi.
Zaccardo – ARCIDUCA FRANCESCO FERDINANDO
Passa alla storia della partita quando viene fatto fuori da un fanatico, e in modo non del tutto meritato (stante il netto fuorigioco di Amauri durante l’azione): il gesto contro il nostro simbolo, speranza e futuro della nostra casata, provoca una reazione spropositata: attacchiamo più che nel primo tempo, e otteniamo il rigore del raddoppio. Non vi provoca un brivido patriottico questa parola, raddoppio
Alex – ENRICO TOTI
Come l’eroe eroico in modo quasi demenziale, si arruola da mutilato – e finisce col gettare la stampella verso il nemico alla fine del primo tempo.
Paletta – VLADIMIR ILIC ULJANOV in arte LENIN
Il leader, il Piccolo Padre al centro della Rivoluzione: perché chiudere la partita senza prendere gol per noi equivale a un rovesciamento epocale.
Bocchetti – MILITE IGNOTO
Prende parte anonimamente alla grande impresa, ma gli saremo eternamente grati: siamo pronti a tumularlo a Milanello. Anche subito.
De Jong – ERICH VON FALKENHAYN
Capo di Stato Maggiore Prussiano, non troppo entusiasta della democrazia, noto per la sua teoria della macina, ovvero la disponibilità a macinare una quantità esagerata di ossa umane pur di arrivare al risultato. Nel primo quarto d’ora il Torino mostra qualche velleità che lui stronca; dopo di che, gestisce la battaglia con comodità.
Van Ginkel – MANFRED VON RICHTOFEN in arte il Barone Rosso
Compie ampie traiettorie circolari intorno alla partita, fino a quando non piomba come un falco nell’area del Torino: Molinaro lo fa decollare, la partita si chiude.
Poli – LEON TROTSKY
Dopo anni di dibattiti, resta la sensazione di un combattente generoso quanto incomprensibile.
Honda – GIUSEPPE UNGARETTI
Sembra poetare più che combattere, e sta sulla trequarti come sugli alberi le foglie.
El Shaarawy – MUSTAFA KEMAL in arte ATATURK
Il giovane generale travolge un nemico più organizzato – ed ecco che per una sera vediamo il leader che il nostro impero, “grande malato”, aspetta da anni.
Pazzini – ARMANDO DIAZ
“L’arma che sono chiamato a impugnare è spuntata: bisognerà presto rifarla pungente: la rifaremo”. L’anziano combattente riceve la fascia di comandante in capo praticamente a fine carriera, ma la onora decorosamente: buona l’intesa con il Faraone, buona la carica che dà alla truppa; viene anche decorato col rigore che lo porta a 100 gol. Però ora si accomodi, come avrebbe dovuto fare il generalissimo in questione subito dopo la vittoria.
Mexes – MATA HARI
Riesce a introdursi furtivamente anche in questa partita, e seduce più di uno scettico con una mossa astuta: dirigendo tutta la truppa verso la curva per i saluti.
Zapata – GABRIELE D’ANNUNZIO 
Il suo ingresso sul 3-0 vale sostanzialmente un “Arrendetevi!” lanciato dal guitto abruzzese: al massimo può minare il morale degli avversari.
Mastalli – WINSTON CHURCHILL
Al debutto sulla scena, non ottenne risultati memorabili (anzi), ma nella guerra successiva sarebbero arrivati eccome. Auguriamo quindi all’ammiraglio della Primavera, che peraltro si è fatto apprezzare nello scampolo di partita elargitogli, di combattere in Francia e in Germania, di combattere sui mari e gli oceani, di combattere con crescente fiducia e forza in Inghilterra, di combattere sulle spiagge (non Ibiza o le Maldive, eh. Preferibilmente Barcellona, Lisbona, Liverpool), di combattere sui campi e nelle aree di rigore – di non arrendersi mai.

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