Milan-Inter 2-2: le Pagelle Che Non Lo Erano

I crimini sono in diminuzione da tempo ma in città c’è voglia di crimine! Il sindaco Sala pensa all’Esercito per sventare le risse tra sudamericani, i telegiornali corrono a mostrare cittadini terrorizzati nemmeno fosse tornato Formigoni, insomma il clima pare quello della efferata rapina del 1967 in Largo Zandonai, quella in cui finì l’epoca d’oro del codice cavalleresco dei banditi milanesi, la lìgera, e i rapinatori spararono oltre che sulla Polizia, anche sui passanti, uccidendone tre (…poi saltò fuori che i delinquenti venivano da Torino. Beh, tipico). Tuttavia, nel tentativo di derubare la squadra benestante di Milano, siamo stati a nostra volta alleggeriti dei tre punti proprio mentre stava suonando la sirena. Ce n’è abbastanza per dedicare le nostre PagelleSenzaVoti alle figure che hanno scritto la storia della malavita all’ombra del panettone.
Donnarumma – VICKY LUDOVISI ludovisi audacecolpodeisolitiignoti42
Floiàna (per mancanza di erre), la 16enne spogliarellista dell’Audace colpo dei soliti ignoti, non riesce nel miracolo di insegnare a Peppe Er Pantera a dire “Ué, ti, mùves con la valigia” – e neanche lui può miracolare più di tanto quando, e dai e dai, i miliardari nerazzurri si riprendono il maltolto. Però è tanto caìna.
Abate – OTELLO ONOFRI
“Manina d’oro”, re dello scippo con l’abbraccio e nome storico della lìgera meneghina, dovrebbe essere il grande vecchio rispettato del gruppo ma non riesce proprio a portare a casa un colpo in sicurezza causa quel suo marchio di fabbrica che è un misto di distrazione, sbadataggine e sfiga, come quando Onofri tentò di “spolverare” il panfilo di Ranieri di Monaco proprio mentre questi era impegnato a sposare Grace Kelly. Durante la performance, malauguratamente, fece talmente imbestialire il gatto del principe da farsi scoprire a causa degli insistenti miagolii. Piccole ironie della vita: due anni prima, nell’ultimo film di Grace Kelly con Hitchcock, Caccia al ladro, l’attrice si innamorava di un brillantissimo malandrino (Cary Grant), soprannominato il Gatto.
Paletta – UGO CIAPPINA
Stranamente, serata poco cruenta, un po’ come se per una volta il capobanda fosse il leader dei Sette Uomini d’Oro della rapina di via Osoppo del 1958, “il colpo del secolo” durante il quale vennero mostrate armi ma non fu sparato un colpo – anzi (che ci crediate o no) i banditi facevano “Ra-ta-ta-ta-ta!” con la bocca, minacciosi quanto il suo perentorio tiro verso la metà del secondo tempo che prende la direzione del carcere di Bollate invece che quella della porta di Handanovic.
Gustavo Gomez – MARCO TRONCHETTI PROVERA
Nessuno riesce a capacitarsi di come ciò sia possibile, ma riesce sempre a farla franca: chiude la serata senza nemmeno una condanna o un cartellino giallo, e riesce persino a spacciarsi per persona elegante e ammodo.
De Sciglio – BRUNO BRANCHER
Più tagliato per fare il poeta che lo scagnozzo, proprio come il buon Brancher, il bandito che balbettava (storiche le rapine in cui intimava “Ma – ma – mani in… in…”). Forse perché ammonito nel primo tempo in seguito a una prima magia di Candreva, che non appena sfiorato vola siccome airone, concede sempre lo spazio per giocare agli avversari che puntano l’area dal suo lato: l’ultimo cui concede questo regalo, incredibile a dirsi, è D’Ambrosio: da lì nascerà il corner che riporterà una grigia legalità su San Siro.
Kucka – ANGELO EPAMINONDA
Come il Tebano negli anni 70, è un pericolo sia per i nemici che per gli amici. Soffre tantissimo Kondogbia, che pure sembrerebbe soffrirsi da solo. Sta di fatto che sia nel primo tempo che al 93mo, lascia l’interista liberissimo di saltare su angolo; la prima volta ci va bene, la seconda volta i piedipiatti ci acciuffano.
Locatelli – FRANCIS TURATELLO
“Faccia d’Angelo” impone la sua supremazia ai brutti, bruttissimi ceffi (Dio, che brutti) del centrocampo nerazzurro, ma chi lo sa: forse fa un po’ troppo lo splendido e come il boss predestinato, figlio illegittimo di Frank “Tre Dita” Coppola (che poi di illegittimo aveva anche molto altro, del resto) viene severamente punito: gli si potrebbero imputare entrambi i gol degli avversari, prima per lo strano fallo/rimessa invertita (ma da Tagliaventus obiettivamente questo è il meno) poi per la dabbenaggine difensiva al 93mo. Certo è che se sta così tanto nella nostra area invece che tirare mitragliate a ridosso di quella altrui, processarlo è difficile.
Suso – DIABOLIK
Come l’inafferrabile eroe mascherato inventato dalle sorelle Giussani studiando le letture dei pendolari alla stazione Cadorna, entra nella villa interista con rapidità ed eleganza che fanno sognare tutti noi. Due crimini così esteticamente belli non meritavano di essere puniti.
Bonaventura – LUCIANO LUTRING lutring 2
Con l’eleganza del Solista del Mitra, che nascondeva lo strumento nella custodia di violino, imperversa per tutto il campo come il ladro gentiluomo della vègia Milàn era solito fare tra Italia e Francia; ma proprio come l’impagabile mariuolo, pur essendo il Pericolo Numero Uno per le polizie di entrambi i Paesi venne graziato sia dal presidente francese che da quello italiano: Montella lo grazia a 5 minuti dalla fine forse per fargli ricevere l’applauso, ma forse Jack aveva ancora qualche piano diabolico da realizzare in extremis.
Niang – KEKKO SILVESTRE
Se il leader dei Modà compie crimini impuniti ed efferati ai danni della musica, lui continua la sua personale e altrettanto sanguinaria faida con il pallone e con il compagno di reparto – oltre a essere l’unico cui saltano un po’ i nervi per come Tagliavento tollera le botte degli sbirri interisti. Forse viste le falle del sistema difensivo avversario era legittimo aspettarsi di più, ma lui è fatto così, non ha il cervello per le grandi rapine – a meno che non serva uno per fare il – ehm – palo.
Bacca – EZIO BARBIERI
Il Robin Hood del Quartiere Isola non faceva vittime (cosa che non gli impedì di beccarsi 30 anni – il fatto che rapinasse gli industriali dava un po’ fastidio, per non parlare del fatto che redistribuisse i proventi nel quartiere). E non ne fa più nemmeno Bacca.
Mati Fernandez – GIORGIO SCERBANENCO
In punta di piedi, cerca di capire come funziona il sottobosco milanista proprio come lo scrittore diventato senza tanto chiasso il caposcuola del giallo alla milanese. Ma I milanesi ammazzano il sabato, e il Milan domenica sera non ammazza il derby. Anche se il movente era più che giustificabile e la vittima se lo meritava, sempre e comunque. Vallanzasca_Turatello
Lapadula – RENATO VALLANZASCA
Con baffo o senza, il suo carisma e la sua popolarità presso gli onesti cittadini hanno del sovrannaturale, come testimonia il boato alla sua entrata in campo. Cerca di ingaggiare la sua tipica guerra personale con i secondini interisti, ma ormai quelli della sua banda, là dietro, lo hanno lasciato solo.
Pasalic – ORNELLA VANONI
Dovrebbe entrare in scena per accompagnare il trionfo con le Canzoni della Mala (“Serum in quàter col Lapadula…”) ma può solo intonare “La musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata”.

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