Milan-Genoa 2-1: le Pagelle Che Non Lo Erano

Pochi ormai se ne ricordano ma tra i fasti di Halloween e la malinconia del 2 novembre c’è un giorno che è poi quello che si festeggia davvero, ovvero Ognissanti. Visto che oggi per i milanisti il clima è almeno un pochino festoso, lo celebriamo dedicando le Pagelle Senza Voti di Milan-Genoa a gente che forse ha interceduto per noi.

Donnarumma – CIPRIANO di ANTIOCHIA
Cerca di far perdere il clean sheet alla casta Giustina con sortilegi e pratiche pagane come il passaggio all’attaccante avversario o il dribbling nell’area di porta, poi vede la palla entrare e come Cipriano si sente un verme e cerca di redimersi con un miracolo (la deviazione sul tiro di Lazovic ci salva dal tracollo). Malgrado i peccati raccapriccianti di cui si macchia, non ha responsabilità sul gol quindi non merita il pieno martirio – ma un po’ della pece bollente in cui fu immerso Cipriano se la merita lo stesso.
Musacchio – SAN GIUSEPPE da CUPERTINO
Come il giovane che iniziava a fluttuare nell’aria ogni volta che sentiva pronunciare il nome di Gesù (…cosa che, si presume, avrà sollazzato a non finire i suoi compagni di classe alle medie) nelle occasioni in cui la nostra difesa è in piena, disperata preghiera lui pare misteriosamente altrove, forse a qualche metro da terra. Ciononostante è lecito dire che stavolta non ha tradito la fede, e un paio di sacrosanti recuperoni lo mettono tra i sufficienti.
Romagnoli – SAN SIRO
Dopo aver sopportato cristianamente la sfiga aberrante di causare un autogol la cui responsabilità è di altri, porta in Paradiso tutto uno stadio con un gol celestiale e difficilissimo – forse un pochino fortunato, o forse accompagnato dal protettore del nostro stadio, in persona.
Rodriguez – SANTA BIBIANA
Santa protettrice degli ubriachi – secondo alcuni, una valutazione un po’ estensiva del fatto che fu costretta a bere piombo fuso. Proprio quando sembrava diventato una personcina sobria, viene portato al bar dagli avversari sia in occasione del gol (prima che il pallone arrivi a Bakayoko, è lui a farsi bere sul limite) sia quando Lazovic entra in area sferrando il tiro del possibile 1-2.
Kessié – CATERINA d’ALESSANDRIA
Protettrice delle ragazze nubili, dei ceramisti, archivisti, malati in punto di morte, educatori, giuristi, arrotini, bibliotecari, meccanici, cappellai, infermiere, filosofi, studenti, stenografi, teologi, Grecia e Filippine. Cate, sia detto col massimo rispetto: non è che vuoi far troppo? E Ringhio, non è che chiede troppo al ragazzone, facendolo pure giocare in un ruolo non suo pur di non vedere in campo alcuni elementi in rosa che ha evidentemente scomunicato?
Bakayoko – SAN POLICARPO
Protettore di chi soffre di dissenteria. Che è poi una ricompensa un po’ ingrata per uno che per aver predicato la Cristianità è stato messo al rogo e ANCHE infilzato con delle lance, ma chi siamo noi per capire il Verbo di Nostro Signore – e pure quello del nostro allenatore, che probabilmente durante gli allenamenti vede l’ex Chelsea predicare calcio ispiratissimo – anche se in campo, continua ad associarsi alla dissenteria.
Laxalt – SAN DIONIGI
Detto Saint Denis dai Francesi, è ricordato per un numero alquanto spettacolare: decapitato, raccatta la testa e si allontana imperturbabile. Allo stesso modo il folletto uruguagio gioca completamente senza testa: a suo modo, è un prodigio. Non che duri a lungo: Dionigi dopo una decina di chilometri si accorge della propria complessiva inefficacia e stramazza. Nel caso di Laxalt se ne accorge Gattuso, che lo sostituisce con uno che a stare senza cervello è più abituato.
Suso – DON GIOVANNI BOSCO
Noto per l’impegno a favore dei giovani più svantaggiati, dopo la parabola che affonda la Sampdoria eccolo scagliare un Vangelo nella porta del Genoa – e nonostante questo, i giovani svantaggiati attorno a lui sciupano le sue opere di bene e lo accusano di essere un problema. Ci rimane male specialmente nella prima metà del secondo tempo, poi torna a credere con fervore in un mondo migliore, ingannando almeno tre volte i difensori avversari con la sua beata prevedibilità.
Calhanoglu – SAN DROGO
No, non ce lo abbiamo infilato di frodo, è un santissimo fiammingo che protegge le persone prive di avvenenza. Colpito da un’antipatica malattia che lo deformava a piè sospinto, aveva la capacità di apparire in due posti diversi contemporaneamente – ed essere brutto a vedersi ovunque proprio come,il nostro numero 10 quest’anno.
Higuain – GIOVANNA D’ARCO
Cerca evidentemente di dare la carica al popolo, con poca lucidità e precisione forse, ma senza per questo cedere al nervosismo delle settimane scorse, quando pareva sui carboni ardenti.
Cutrone – SAN VITO
Fu gettato nell’olio bollente. Con lui, per qualche motivo, c’era un gallo. Ma non sappiamo se crederci, vorrebbe dire che oltre al Ballo di San Vito c’è il Gallo di San Vito e allora forse anche il Callo di San Vito e il Fallo di San Vito; quello che più conta è che tra i suoi compiti (…davvero, sarebbe interessante stabilire chi è lassù che assegna i lavori, dev’essere una di quelle agenzie interinali) oltre a quello di proteggere ballerini, attori ed epilettici e di impedire che dormiate, c’è quello di intervenire se ci sono buone probabilità che veniate colpiti da un fulmine. E i genoani devono aver pregato San Vito alacremente, visto che in 90 minuti il nostro saettante giovane è stato forse l’unico milanista a non avere mai avuto una singola occasione per provare a incenerire Radu.
Abate – SANTA BARBARA
A proposito di fulmini, uno colpì il padre diversamente cristiano della santa degli esplosivi – in quanto era stato lui stesso a decapitarla dopo che i pagani (sempre loro) avevano provato vari attacchi infruttuosi come bruciarla, colpirla in testa a martellate, tentare nuovamente il tiro a giro dal limite dell’area. Subentrato a Laxalt, Ignazio dapprima perpetra vari tipi di scempio davanti e dietro, poi di colpo al 90mo da a metà campo butta il suo fiammifero nella polveriera: è una pallazza lunga e subdola, forse impregnata d’acqua come quella di Fantozzi, che induce Radu a uscire e tirarle un cartone. E un secondo dopo arrivano i fuochi d’artificio. Belli, vero?

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