Milan-Empoli 2-1. Le Pagelle Che Non Lo Erano.

We’ve been having fun all summer long, cantavano i Beach Boys. Ma la dolce stagione degli amori a cuor leggero e dei milioni thailandesi e del caldo boia volge al tramonto: l’ultima partita di calcio d’agosto ci dà l’occasione di giudicare i nostri giocatori usando come nostalgico metro una serie di località vacanziere.
(questo, anche perché la ridente Empoli, con tutto il rispetto, ha finito da tempo di darci spunti sensati) (se non altro, ieri sera ha anche finito di ridere, che si sganasciava alle nostre spalle dal 2008) (ultima vittoria, gol di Pato, Ambrosini e Kakà)

DIEGO LOPEZ: Capri. Non è chiamato a fare miracoli ma è affidabile e intrattiene. Come la rinomata località, non siamo sicuri di potercelo permettere.
DE SCIGLIO: Senigallia. Dopo anni di imprudenti accostamenti ad altri nomi più illustri, onestamente possiamo dircelo, raga: è e temiamo sarà sempre una scelta di ripiego.
ZAPATA. Cesenatico. Mo dai che se non zi hai le pretese zi stai bene – oh il lusso te lo scordi proprio, vé. 
ROMAGNOLI. Vigata. Ci hanno raccontato che è un gran posto e la nostra immaginazione già galoppa – ma lo stiamo ancora cercando sulla mappa.
ANTONELLI. Isola d’Elba. In certi tratti ha una sua bellezza, ma non assurge mai a sogno – tra l’altro per qualche minuto del secondo tempo, misteriosamente, gioca da centrale. Comunque, sicuramente più Porto Ferraio che Porto Azzurro.
DE JONG. Ostia Lido. Nel primo tempo, è tutto un’ostia; nel secondo, è già più lido. Chi da anni giura che valga le Barbados ha probabilmente come ideale di imbattibile splendore una domenica pomeriggio con bira e calippo.
BERTOLACCI. Monfalcone. L’esplicita ostilità del pubblico che fantasticava di godersi qualche nome esotico è un po’ schiacciante, ma con tutta la buona volontà fatichiamo a vederne le attrattive. 
SUSO. Vercelli. Un momento, come sarebbe a dire?
KUCKA. Alassio. Fa il suo come quei posti per famiglie dove non puoi realmente dire che ti manchi qualcosa – tranne forse, ecco, una minima illusione di avventura. Le lettrici ci perdonino un triviale ammicco maschile, però con la rozza e brutale capacità di essere espliciti che è propria di noi uomini ci sentiremmo di riassumere il tutto con la purtroppo assai diffusa espressione “Sì, okay, ma fighe neanche a parlarne, eh?”
NOCERINO. Catanzaro Lido. Miseria, che depressione.
BONAVENTURA. Cagliari. Quando ce l’hai davanti sei diffidente, ma in cinque minuti stai al Poetto a ripeterti che hai fatto la scelta migliore e a guardare le pitzinnas insistendo con gli amici che sono come le brasiliane.
BACCA. Tropea. Tipo quando ti parlano bene di un posto e tu diventi matto per arrivarci, ti tocca mandare giù la Salerno-Reggio Calabria o sbarcare a Lamezia Terme, e ti guardi intorno e inizi a chiederti se ne vale la pena, e poi, oh, caspita: sì, forse ne è valsa la pena.
LUIZ ADRIANO. San Vito Lo Capo. Non per tutti i gusti, davvero stranissimo e avulso e con un che di fricchettone e poi porcoddìinci ma dove sta, ma è così lontano da tutto, ma non è che il navigatore si sta sbagliando, torniamo indietro, forse non esiste – no, guarda! Eccolo. Beh. Insomma… Mica male.

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