Le Pagelle Che Non Lo Erano: Udinese-Milan 1-2

Il weekend è stato scosso da una interessante affermazione di un governatore regionale, ex giornalista di Studio Aperto e pezzo grosso di Mediaset, quindi un’autorità in tema di anziani, che ha tacciato il grosso delle persone che lo hanno votato e arricchito di non dare un contributo tangibile al Paese. Sentendoci in imbarazzo per la nostra attività di pagellisti, stupidamente gratuita e follemente improduttiva, ci siamo autopuniti ispirandoci, per le Pagelle Senza Voti di Udinese-Milan, a vegliardi più produttivi di noi, ancora in grado di muovere il fatturato malgrado l’età veneranda – e del resto, quello che ha risolto la partita tra poco sarà in quell’insieme lì.
 
Donnarumma – VITTORIO SGARBI
Entrambi si fanno notare più che altro per le uscite vistose – salutiamo tra l’altro nel primo tempo il ritorno del caro vecchio pugnazzo al pallone, ce n’eravamo dimenticati. Sul rigore intuisce che deve buttarsi a destra, ma non riesce a fare un’opposizione consistente; in compenso l’usciere lo ammonisce per proteste quando non ha nemmeno senso. Comunque una prestazione positiva – ahaha, etc.
Calabria – STEPHEN KING
Obiettivamente non fa più paura come una volta.
Kjaer – MICK JAGGER
Ormai gioca da istrione, basta una sua mossa e scatena il boato dei fans. The Poll non lo impensierisce troppo, e l’unica volta che Okaka scappa a tutti, arriva Ibra e Shine a light su di noi.
Romagnoli – IL SUFFRAGIO UNIVERSALE
Messo in discussione da scuole di pensiero nemmeno troppo simili – ma analizzando la sua partita sembra quasi sempre sicuro e deciso; purtroppo, come era successo con Cutrone a Firenze, incappa in uno di quegli arbitri (e pare proprio che siano tanti) che lo ritiene capace di sciocchezze, che lo stronca perché non lo ritiene capace di esprimere un governo credibile. Forse Raiola dovrebbe mettere in giro la voce che lo vuole una certa squadra di malavitosi: questo potrebbe magicamente consolidarne l’autorevolezza.
TheoHernandez – LA HARLEY DAVIDSON
Un mito per boomer se ce n’è uno: apprezzata perché fa sentire anche a chi è lontano che c’è un ribelle a spasso nel quartiere, ma ultimamente solleva qualche perplessità: forse è solo un periodaccio, ma certe sue prestazioni di questa stagione sono un lusso che la nostra difesa non sempre si potrà permettere.
Bennacer – GIORGIO ARMANI
Terribilmente produttivo oltre che stiloso, nel primo tempo avvia l’azione del vantaggio con un pallone elegantissimo; nel secondo tempo esce perché le passerelle internazionali incombono.
Saelemaekers – BARBARA D’URSO
Probabilmente nemmeno la loro mamma si sarebbe aspettato di vederli così ovunque e così riveriti, ma il presenzialismo continuo porta a scarsa utilità, e visibile inconsistenza. Naturalmente, nel caso di Barbara D’Urso si tratta di obiettivi perseguiti con tenacia insieme a uno staff di professionisti, ma nel caso del biondino forse sarà utile una minore assiduità di impiego.
Kessié – BARACK OBAMA
Come l’incanutito presidente degli Stati Uniti, piazza un gol perentorio con una ciuffata da fuori e poi sentenzia con ineffabile sicumera: “That’s what I do”.
Calhanoglu – RETEQUATTRO
A tratti spiazzante: come il benemerito canale che manda in onda senza imbarazzo delle trasmissioni con Mario Giordano, non gli riesce di mettere in mostra lucidità – però alla fine i conti tornano, diciamo.
Ibrahimovic – INDIANA JONES
Non stiamo parlando naturalmente dell’attore Harrison Ford che lo interpreta, ma proprio dell’avventuriero nato nel 1899 a Princeton, New Jersey, che qualcuno ritiene un personaggio immaginario – ma mai quanto Zlatan Ibrahimovic. Lotta nell’area avversaria e nella nostra, serve un pallone precolombiano a Kessié, protegge Donnarumma dal thug Okaka, rovescia alle spalle di Musso il sacro Graal della vittoria, gestisce gli ultimi 10 minuti prendendo botte a tutte le latitudini e tutto questo a 121 anni.
Leao – JERRY CALA’
In versione piaciona, sprofonda nella Vita Smeralda e va progressivamente sciupandosi in comparsate inguardabili, finché Pioli non lo toglie dalle scene.
Brahim Diaz – INTERNET EXPLORER
Basta pazientare, e qualcosa si vede: col suo ingresso gli udinesi tornano a soffrire, finché non commettono l’errore 404.
Tonali – PIERO ANGELA
Entra a dispensare saggezza antica, raccomandando geometrie euclidee e moti copernicani: il nostro gioco, da crapone che stava diventando, si rimette in carreggiata e supera l’esame.
Dalot – LA BATTUTA “CHI È IL TUO SPACCIATORE, MI SA CHE HA DELLA ROBA BUONISSIMA GHGH”
Battuta veramente anziana, usata per la prima volta proprio settant’anni fa, nell’ottobre 1950, da un rispettato perito assicurativo di Candelo (provincia di Biella) in occasione di una mostra di piccoli lavori in ceramica nella vicina Molinengo – durante la quale il frizzante motto di spirito fu rivolto per errore a un inserviente invalido invece che all’espositore, che era stato trattenuto all’ultimo momento da un lutto in famiglia. La ghignosa battuta è divenuta col tempo l’asso nella manica comico delle persone prive di capacità umoristiche, e da allora svolge il suo lavoro senza rubare l’occhio ma intimorendo gli avversari esattamente come il nostro nuovo pupillo nei 20 minuti a lui concessi da Pioli, antipasto di future prestazioni.
Rebic – MARA MAIONCHI
Entra, inizia a dispensare giocate salaci e di colpo scopri quanto è stato triste farne a meno: i gobbi di Friuli lo soffrono da subito, e fanno bene: dal suo piede parte il cross che permette a un giovane talento svedesebosniaco di mettersi in mostra. Da apprezzare il modo in cui durante i festeggiamenti va a dargli schiaffetti sulla testa finché non lo ringrazia per il cross. Chiunque al mondo avrebbe paura di farlo – ma semplicemente, la Paura ha paura di Ante Rebic.

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