Le Pagelle Che Non Lo Erano: Milan-Roma 2-0

Ritorniamo a San Siro (chiuso) nei giorni in cui se ne celebra un anniversario. Quello di un grande calciatore che proprio 40 anni fa, nel nostro stadio (all’epoca molto aperto, anche a chi scavalcava) diede spettacolo: Robert NESTA Marley. Per limiti anagrafici nessuno di noi di ComunqueMilan era presente, ma avendo il Milan interpretato la partita con la stessa sorniona indolenza Giamaicana, non potevamo esimerci dal dedicare le nostre Pagelle Senza Voti al leader dei Wailers. Se Pioli avesse fatto una sostituzione in meno avremmo potuto associare ogni giocatore a uno dei tredici figli della star (…quella famosa abitudine dei rasta non lo rilassava completamente, diciamo). Invece abbiamo dovuto ripiegare sulle sue canzoni più conosciute, speriamo di non deludervi.
 
Donnarumma – JAMMIN’
Di nuovo un clean sheet, e senza troppi sforzi. Anzi, così come Marley sfoderava il suo cavallo da battaglia verso la fine del concerto per dare il colpo di grazia al pubblico, Gigio sfodera la sua uscita pazzoide di pugno verso la fine della partita, quando i romanisti barcollano come se fossero strafatti e vicinissimi a Jah.
Conti – REDEMPTION SONG
Inizia soffrendo Spinazzola e spingendo pochissimo, poi però inizia a redimersi. Andrea! Uomo! Emancipati dalla tua schiavitù mentale! Assapora l’erba di San Siro, e dimentica l’erba di Bergamo – sempre che fosse davvero erba, amico.
Romagnoli – STIR IT UP
Che sia stata una scelta o meno quella di farsi attaccare dalla Roma nella prima mezz’ora, il capitano dà sempre la sensazione di avere il controllo della nostra Babilonia, yeah: assistito da un solidissimo Kjaer, chiude ovunque tranne su Dzeko nella loro occasionissima – ma subito, con autorevolezza, sgrida white man Theo che se l’era perso. È bello fantasticare che abbia finalmente trovato il modo di rimescolare nel modo giusto il nostro pentolone dell’amore.
Kjaer – IS THIS LOVE
Ma, ma… Come dire… È amore? Questo è amore, questo è amore, è AMORE questo che sta nascendo? Hailé Selassié, dicci cos’è – dicci la verità, uomo, yeah.
Theo Hernandez – ONE LOVE
Yeah, yeah, Theo, all right, Theo: dietro balli un po’ reggae, man, ma quando vai davanti, oh yeah, tutta la squadra feel alright together, man, e anche noi.
Bennacer – LIVELY UP YOURSELF
Oyy! Ismael! What you got, I don’t know! I’m trying to wonder why, why you act so. Yeah! Oooh!
Kessié – BUFFALO SOLDIER…
…dreadlock rasta! Sgroppa bufaleggiante avanti e indietro, ma con costrutto: va a raddoppiare a centrocampo, sbaglia pochi appoggi (!), è sorprendentemente reattivo e decisivo nell’azione del gol del vantaggio. Pare che non sia più il nostro rigorista – o forse, ha semplicemente ceduto il penalty al nostro timidissimo numero 10 quando glielo ha chiesto con uno dei suoi perentori sussurri da leader.
Bonaventura – NO WOMAN NO CRY
Ogni partita è un piccolo struggente addio. Che si imponga (come a Lecce) o che arranchi (come ieri). E una canzone si leva spontanea: “Jack, ti ricordi, when we used to sit / in the Pippo Inzaghi Yard, in Milanello / Ob-ah!, Ob-serving the Destros and the Van Ginkels / mescolarsi con le good people we met, yeah / Good friends we’ve had, good friends we’ve lost along the campionati / In this Rangnick future, you can’t forget your past / So dry your tears, I say, yeah! / No, Bona don’t cry, no / No, Bona don’t cry”. E i più anziani, accendono gli accendini, mentre i più giovani si fanno i selfie. Con gli accendini.
Castillejo – GET UP, STAND UP
Beh??? Che è successo? San Siro vuoto non gli dà la carica? Un’ora di nulla ossigenato – lo perdoniamo perché proprio come Bonaventura era stato uno dei più importanti lunedì sera. Però allarma vederlo così inerte – avanti Samu, alzati, tirati su, stand up per la tua fascia destra.
Calhanoglu – COULD YOU BE LOVED
Esiste un solo turco timido al mondo, e ce lo abbiamo noi. Colpisce timidamente di testa a un metro dalla porta, poi tira timidamente sul portiere dopo un triangolo in velocità con Salsaemerengue, segna timidamente un rigore contro un Mirante che sembra l’unico della Roma che ha voglia di muoversi (e quasi lo prende). Però come sempre, timidamente si sbatte a centrocampo e timidamente si sbatte in difesa. Finiremo per amarlo.
Rebic – I SHOT THE SHERIFF
Il nostro rude boy continua a sparare e a prendere il bersaglio – al terzo tentativo, è riuscito a rapinare un pallone micidiale per lo sceriffo MirANTE. La media dei gol a partita sta diventando interessANTE, ma pure la media dei gol rispetto ai tiri: ne fa due in tutta la partita, nel giro di cinque secondi: sul primo il portiere fa un miracolo, ma sul secondo viene abbattuto quando la palla torna adorANTE dal bandito rapinatore di palloni. Quasi non festeggia: non c’è nessun raccattapalle circostANTE. A margine, questa gag di fare i giochi di parole col suo nome, non è diventata pesANTE? Chiediamo per un amANTE – ehm, pardon: per un amico.
Saelemaekers – POSITIVE VIBRATION
Sorprende i romanisti, che non lo conoscono (ok: nemmeno noi). Tanto era ininfluente il finto biondo Casti, tanto è decisivo il biondino Jesse dal cognome pieno di E: prende una caterva di falli, manda Calhanoglu in porta, poi serve a Kessié un ottimo pallone dal quale scaturisce il gol del vantaggio.
Paquetà – WAITING IN VAIN
Qualche segnale incoraggiante. Dialoga bene con Rebic che gli serve la palla per un rasoterra deviato, e poi lo manda a crossare nell’azione del gol. Ok, forse ieri era facile sembrare spumeggiante nel momento in cui i romanisti si scioglievano come mottarelli – però dai, lo aspettiamo da tanto, e non vogliamo credere di aver aspettato invano.
Leao – SUNSHINE REGGAE
“Ma non è di Bob Marley, uomo! Che ci sta a fare qui?”
(…e qui è dove in silenzio ma con un espressivo gioco di sopracciglia facciamo intendere che c’è una velata allusione comparativa) (una forte espressività sopracciliare è un retaggio umoristico un po’ vintage, ma ci piace l’idea di reimmetterla nella moderna #ironiadelweb) (ciao a tutti, a presto)

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