Lazio-Milan 1-1: le Pagelle Che Non Lo Erano

Settimana difficilissima per noi, ma anche per i nostri ex fornitori di divise, alle prese con i nostri ex proprietari. Perché a quanto pare, i cinesi esistono. Impossibile quindi, visto il pasticcio nato da una pubblicità un po’ infelice, negare ai nostri ragazzi un paragone con i più famosi testimonial dei due appassionati di stereotipi – anche perché pure loro, che pochi anni fa si bullavano di non aver niente da imparare da Giorgio Armani, ora iniziano a capire che l’umiltà è una forma di eleganza. E peraltro proprio da loro Ringhio Gattuso ha imparato a non far nulla per nascondere la realtà quando tra infortuni e squalifiche si trova, a tutti gli effetti, in mutande.

Donnarumma – MARIAH CAREY
Dopo un’annata sconclusionata, ecco che appena si accendono le luci di Natale fa risentire la sua voce. Due buoni riflessi su Immobile (primo e secondo tempo), e sulla testata di Wallace, puro gattismo. Tutto quello che vorremmo per Natale è un clean sheet.
Abate – Sofia Villani Scicolone in arte SOPHIA LOREN
La vecchia sciantosa riesce malgrado ogni logica a farsi ammirare: dopo un inizio melodrammatico si cala nella parte con umiltà e porta a casa la paga. Sarà che ha sentito dire che c’è un antico ammiratore in arrivo dall’America.
Zapata – Kit Harington in arte JON SNOW
Dato per assodato che non sa NIENTE, riesce a diventare autorevole guardiano della difesa mentre i nemici arrivano da tutte le parti. Non è fortunato sulla ribattuta in elevazione che Correa raccoglie e (dopo un controllo magistrale quanto veloce) trasforma in gol, ma non ci sentiamo di inseguirlo coi coltelli. Stavolta.
Rodriguez – Tommaso Paradiso dei THEGIORNALISTI
Dopo un inizio indie nel quale tutta la sua ribellione barbuta consiste nel dare la palla agli avversari, inizia a cantare quelle canzonette del cantante che tiene ‘aa Latzzie che inteneriscono i burinissimi davanti a lui: estraggono accendini e le torce dei cellulari, e invece di puntarlo, intonano commossi “Cerco in mare un’aquila reale”.
Calabria – Gionata Boschetti in arte SFERA EBBASTA
“Che barba, che noia, che cantilena”: in effetti è il solito Trantran, è redditizio se è spavaldo (grande inserimento e assist per Kessié) ma quanto a solidità, rasenta l’inconsistenza. “Lo so, ti hanno detto non canto bene / però ti ho già detto, non me ne frega”. Finché non c’è nessun altro a proporsi come Rockstar ce lo facciamo bastare, ma quanto a “Non parlare dei miei contenuti, fra’, non hai l’età”, il problema è un altro: per tutto il primo tempo, di contenere non se ne parla.
Kessie – MONICA BELLUCCI
Non è un fine dicitore, e certamente non è mai stato preso in un cast per questo motivo – ma Dio benedica la sua prorompenza. Tenuto su da Bakayoko nel primo tempo, cresce gradualmente fino a farsi trovare nel posto giusto quando Calabria alza la testa.
Bakayoko – MATTHEW McCONAUGHEY
Sembrava un cretino, poi eccolo di colpo diventare un attore impegnato. Interpreta la partita in modo impeccabile, facendo da punto di riferimento per il resto della troupe. Forse dargli l’Oscar è esagerato, ma si sa che quando i critici sono costretti a cambiare idea, esagerano puntualmente in senso opposto.
Borini – Emilia Clarke in arte DAENERIS TARGARYEN
Nel primo tempo la cosa più sensata da fare sembrerebbe dargli fuoco – ma nel secondo la fanciulla platinata inizia a dare palpabilmente fastidio ai suoi avversari. Se segnasse pure, sarebbe troppo anche per un fantasy.
Calhanoglu – CARLA BRUNI
Quelqu’un m’a dit che il nostro amore per lui inizia a essere veramente irragionevole. Il fatto è che abbiamo un bisogno disperato che inizi a fare la differenza – ma anche nell’occasione in cui colpisce il palo, riesce a dare la sensazione di essere molle e lezioso come la Première Dame, come quando nel secondo tempo entra in area palla al piede e sfila su un red carpet fino a Strakosha. Vero che nel finale fa quantità in difesa, ma rimane il dubbio che 10 minuti con Castillejo al suo posto avrebbero intimorito un po’ la Lazzie inducendola a stare cinque metri indietro. O anche quattro, o due, o uno. Forse sarebbe bastato. Ma vai a sapere.
Suso – Louise Veronica Ciccone in arte MADONNA
Così come i due gay più conservatori del mondo si sono deliziati nel prendere la paladina dell’emancipazione pop mettendola a lavare i piatti o a magnare gli spaghetti in cucina (strano che non le abbiano chiesto di mettersi in un angolo a fare la calzetta), il nostro uomo più glamour deve combattere una battaglia di retroguardia per soccorrere Calabria. Raddoppiato facilmente dai truzzi di Lotito, perde palloni e pare completamente Frozen, eppure pesca un Ray of light per Calhanoglu nell’azione del palo, e Like a prayer lancia Calabria per lo 0-1.
Cutrone – Riccardo Marcuzzo in arte RIKI
Uno non incide, l’altro sì. Entrambe le cose ci deprimono ma non ci si può far niente.

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