Fiorentina-Milan 2-3: le Pagelle Che Non Lo Erano

Abbiamo lasciato alle spalle un inverno complicatissimo, e una nuova stagione è iniziata nel migliore dei modi: recuperando dei giocatori, e recuperando una partita che sembrava volesse sfuggirci. Con l’augurio che contengano le premesse di una meritata rinascita, abbiamo dedicato le Pagelle Senza Voti di Fiorentina-Milan alla stagione che ha avuto inizio il 20 marzo, naturalmente con l’approvazione preventiva di squadre più importanti della nostra, che non vanno innervosite.
 
Donnarumma – Primavera di Luca Carboni
“È primavera e mi prende un bisogno di leggerezza e di pesanti passioni e un sentimento indefinibile, al tramonto dalla finestra guardo il mondo e mi viene voglia di tuffarmi lì dentro e mi viene voglia di non lasciarlo mai”. Ah, com’è struggente. Anche Gigio è un po’ strutto, ultimamente, sembra di strutto e sembra distratto, va su molti palloni in modo languido, a partire da quello del pareggio viola; forse questo periodo lo ha stressato un po’. Speriamo di ritrovarlo rilassato per la volata finale.
Dalot – Primo Vere di Gabriele D’Annunzio
Come il debutto letterario giovanile dell’ineffabile mitomane abruzzese, è consigliabile a chi apprezza l’audacia della pesantezza e lo sprezzo di ogni imbarazzo. Per suscitare interesse, fu pubblicato facendo circolare la notizia che il giovanissimo autore era morto cadendo da cavallo; forse anche al Manchester United hanno raccontato una cosa simile su Dalot: “A voi sembrerà scarso, ma se tenete conto che non ha funzioni vitali, è un fenomeno”.
Kjaer – Primavera di Vivaldi
Perentorio quanto elegante nelle letture difensive, si ritrova persino a fare da primo violino per mandare in porta Ibrahimovic e poi BrahimDiaz.
Tomori – Pulizie di Primavera
Kjaer sbroglia di intelligenza e sapienza, lui entra a spazzare di vigoria pura: dove vede un granello viola, si avventa inorridito. Non va dimenticato il salvataggio sulla linea al quarto minuto, lì la partita poteva diventare durissima da smacchiare.
TheoHernandez – Rondine
Nuovi svolazzi, ma ultimamente continua a non far primavera – e sul suo lato, qualche rapace trova più spazio del lecito.
Tonali – Primavera Sound Festival
È uno di quelli che sembrano ballare di più a centrocampo; per qualche strano motivo, con la sua uscita Calhanoglu si calha qualcosa e inizia a pompare techno.
Kessié – Cervo a Primavera
Come il leggendario quadrupede di Cocciante, continua a rinascere: tre giorni prima sembrava arrosto, ma nel secondo tempo – non il primo, il secondo! – diventa gabbiano da scogliera, pernice di montagna, una foglia o una castagna.
Saelemaekers – Maledetta Primavera
Che resta di un sogno erotico se al risveglio è diventato un poema? Ah, boh – non c’è una domanda di riserva? Tanto, ultimamente non capiamo più bene se Salsaemerengue sia il primo o il secondo o nessuno dei due, la sola certezza è che quasi ogni sua giocata è accompagnata dalla domanda disperata di Loretta Goggi: “Che fretta c’era?”
BrahimDiaz – Involtino Primavera
Sembra destinato a finire in un sol boccone, invece, come spesso succede alla specialità la cui ricetta viene pazientemente falsificata ogni notte in tutte le nazioni orientali (ma anche occidentali e settentrionali e meridionali), piazza la sua zampata malevola nella pancia della difesa fiorentina. Buone anche due incursioni in velocità in area, che non riesce a concludere per mancanza di peso specifico, e un invito per TheoHernandez, al quale non riesce il tocco da artista.
Calhanoglu – Spring Breakers
Come nel delirante film sulle sgallettate americane, si libera da mesi di inibizioni e ritrova l’eccitazione del gioco. A parte il gol, contrasta, rincorre, mette Zlatan davanti al portiere (traversa), sfiora il gol con un tiro sexy, pesca Kjaer sul calcio d’angolo che vale il pareggio.
Ibrahimovic – Sagra della Primavera di Stravinskij
La composizione di musica classica così estrema che alla sua prima rappresentazione nel 1913 il pubblico di Parigi si abbandonò a risse inconsulte come per i Rolling Stones ad Altamont: stando al pentagramma Zlatan dovrebbe durare poche battute, e giocare un pochino giusto per consentirci di rivedere qualche straccio di schema. Invece ovviamente, pronti via ed eccolo andare a fare a sportellate per segnare il primo gol, correre, prendere due pali, e rifiutarsi di abbandonare il palcoscenico fino al fischio finale. Hanno certamente ragione quelli che dicono che dobbiamo prepararci a puntare su qualche giocatore più all’avanguardia. Ma dopo più di cent’anni, certi vecchi orchestrali si mantengono più devastanti di migliaia di rappusi con gli occhialucci e le rimucce per bambocci.
Bennacer – Primavera Araba
Quante ingiustizie abbiamo dovuto subire, quanti soprusi da parte di élite arroganti. Speriamo sia tornato davvero a illuminarci e farci da muezzin.
Castillejo – Springtime for Hitler
Nella filmografia di Mel Brooks, schiacciato dal perenne Frankenstein Junior, dal goffo Balle spaziali ma anche dall’oggi pericoloso Mezzogiorno e mezzo di fuoco, c’è il semisconosciuto The Producers (“Per favore non toccate le vecchiette” il titolo italiano, sempre complimenti), nel quale un produttore di musical cerca di immaginare la scena più oltraggiosa possibile in assoluto, e opta per un balletto spensierato in onore del Fuhrer e della sua contagiosa simpatia, mentre il pubblico assiste allibito ma incapace di distogliere lo sguardo. Castillejo per quanto ci riguarda è la versione di Pioli di questo numero inconcepibile, è il tip-tap cui nessuno potrebbe pensare, la soluzione più insensata che diventa tentazione irresistibile. Il problema è che il tutto risulta contagioso, e anche se Castillejo va al di là della nostra ragionevolezza, lo guardiamo affascinati.
Krunic – Primavera di Botticelli
Non potevamo lasciare Firenze senza ammirare quella meraviglia che il mondo ci invidia: Rade, e la sua entrata in campo nei minuti finali a portare bellezza e armonia, spargendo il suo bel calcio fiorito tutt’intorno a sé, mettendo d’accordo tutti.

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