L’Hashtag – #Niang

Ancora frastornati dalla ciclonica doppietta al Bernabeu del Cacciatore Klaas-Jan Huntelaar (stagione 2009-2010, 30 presenze, 7 gol – forse perché Leonardo aveva la bizzarra tendenza a farlo giocare esterno nel suo strampalato 4-2-fantasia) (sì, Inzaghi non è stata l’unica scelta infelice di questi ultimi anni). Dicevamo: ancora frastornati dalla ciclonica doppietta ecc., ci sta lentamente sfuggendo di mano una situazione-chiave per capire non proprio tutto tutto, ma almeno qualcosina. M’Baye #Niang, voti Gazzetta dalla 20° giornata in poi: Napoli-Genoa 6, Genoa-Fiorentina 6,5, Lazio-Genoa 7,5, Genoa-Verona 7,5, Sampdoria-Genoa 6, Empoli-Genoa 6,5.

Domenica scorsa, per almeno 45 minuti, ha messo in serie difficoltà una delle difese più solide del campionato, l’Empoli, facendo fare brutta figura a Daniele Rugani, che secondo persone più qualificate di noi è una specie di nuovo Nesta. Se vi pare poco, considerate che contro l’Empoli il Milan ha tirato in porta 2 volte in 90 minuti, e il suo allenatore (che purtroppo è anche il nostro) alla fine ha allargato le braccia riconoscendo che è molto difficile dominare l’Empoli pur giocando in casa. Soprattutto, ha segnato! E non era neanche la prima volta: il bottino parziale comprende tre gol, due assist (uno nel derby) e un rigore procurato nella bella vittoria del Genoa all’Olimpico contro la super-Lazio, che dopo ha infilato quattro vittorie di fila. Possiamo dunque piantarla con questa sfilza di numeri per saltare alle conclusioni: in meno di due mesi Gian Piero Gasperini ha reso Niang un giocatore vero, persino decisivo per una squadra tuttora sopra di noi in classifica. E la cosa non è neanche razionalmente così inconcepibile, visto che Niang si è fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili francesi, e prima di disperdersi in qualche avventura automobilistica di troppo, è stato più volte paragonato ad Henry. E’ ancora giovanissimo e a 20 anni, come tanti suoi coetanei di tutto il mondo, sta maturando come attaccante e come uomo-squadra, iniziando anche a capire il gioco grazie a un buon allenatore – una componente, questa sì, comune a tutti i ventenni che riescono a salire sull’autobus giusto.

paloniang

Con i suoi 1205 minuti diluiti in 33 presenze, Niang è l’attaccante che è stato più a lungo senza segnare in serie A nell’intera storia del Milan. Ok, basta numeri: Niang si è fermato al palo nel deserto colpito quella sera al Camp Nou, e noi lì a pensare che andava bene così, che aveva solo 18 anni e che la prossima volta l’avrebbe piazzata all’angolino. E noi, nel nostro cupio dissolvi, nel nostro odio generalizzato verso tutti gli abusivi che stanno indossando il rossonero da due anni a questa parte, non abbiamo mai preso in considerazione neanche per un momento il fatto che potesse essere una cosa normale, che un teen-ager sballottato nella tempesta dei Boateng, degli Amelia vs Bonera, dei doppi amministratori delegati e dei Muntari e Mexes capitani, delle polveri sottili nel cielo di Milanello, potesse smarrirsi, perdere fiducia, deprimersi per le panchine, le tribune e i cinque-dieci minuti concessigli ogni volta da Allegri o Inzaghi che fossero. L’abbiamo chiamato pippa, bestia, caprone (chi scrive, per primo), insultato al centesimo scatto velleitario verso la bandierina del corner, sospirando per la sua conclamata stupidità tattica, dimenticando che a 19 anni solitamente si ha bisogno di qualcuno che qualche rudimento di tattica te lo insegni, anche con una certa durezza, e questo apparentemente non è arrivato, né da Inzaghi né dal prossimo campione d’Italia Allegri. Abbiamo esultato alle sue cessioni in prestito, imprecando al suo ritorno estivo e a Mino Raiola che a noi ci rifila i pacchi e agli altri spedisce Pogba. Con ogni probabilità Niang non sarà mai Henry e forse neanche Malouda, ma magari no, ed è su quel magari che si fondano i sogni, le speranze e le ambizioni di tutte le tifoserie del mondo, e se vi sembra pura retorica sappiate che giusto ieri lo Schalke ha rifilato quattro gol a quelli del Bernabeu arrivando al 90′ con tre diciannovenni, un ventenne e un ventunenne. A giugno Niang sarà di nuovo qui, se non altro perché è il giocatore a nostro libro paga che sta avendo il rendimento migliore nel 2015. Qualche settimana fa, in una di quelle interviste prestampate che riempiono Internet, ha detto una cosa solo apparentemente banale: “Ho ritrovato il piacere di giocare e la voglia di correre tutti insieme“. E pensate cosa siamo diventati, se facciamo questo effetto a un ragazzino di 19 anni. Adesso Niang, pur non essendo Henry, corre verso una direzione precisa, fa accelerazioni di senso compiuto, alza la testa e vede compagni che il più delle volte si muovono nel modo giusto, tagliano sul primo palo o deviano verso il secondo pur non essendo geni del futbol bailado. Per esempio Sturaro e Iago Falqué, beneficiari dei suoi assist contro Fiorentina e Sampdoria (altre due squadre che sono davanti a noi). Sarebbe bello, per una volta, fargli trovare non diciamo una società, un progetto o perlomeno dei tizi che non si smentiscano tra di loro ogni dieci giorni. Non pretendiamo tanto. Ci accontentiamo di un allenatore.

 

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

Una risposta a “L’Hashtag – #Niang”

  1. ” imprecando al suo ritorno estivo e a Mino Raiola che a noi ci rifila i pacchi e agli altri spedisce Pogba. ” , bhè il pizzettaro l’ha proposto al nostro Condor , ma lui gli aha preferito ovviamente a parametro 0 quel tisico di Traorè .

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