L’HASHTAG – #Menezpassala

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Chi non ha un amico romanista. E tutti loro a settembre, più o meno dopo il sacco (e tacco) di Parma, ci avevano avvertito a mo’ di coro greco: “Seeeehh, ma Menez mica è ‘sto fenomeno che pare. Tempo un mese e inizierete a odiarlo come è capitato a noi“. E noi, percuotendoci il petto come donnicciole convinte di poter riuscire finalmente a trasformare in impeccabile principe azzurro il maschio stronzo e ruspante della nostra vita: “Ma no, ma no, stavolta è cambiato, non è più QUEL Menez“.

Ed eccolo qui quel Menez di cui tanto temevamo l’incombenza, puntuale come la multa per autovelox in viale Certosa. Non la passa mai, il suo sguardo ha sempre la fissità tipica dell’ottuso, ora in testa si è pure disegnato uno zerbino che lo rende sinistramente simile a un Balotelli bianco. Ha buona tecnica e ottimo dribbling, è vero; ma se bastasse solo questo, a quest’ora andremmo tutti in curva con la maglia numero 20 di Gourcuff. Invece diventa sempre più stupido ogni minuto che passa, in lunghe ore scandite dai suoi puerili tuffoni a cercare falli che gli arbitri hanno smesso di fischiargli già dalla terza giornata, oppure a scorrazzare in orizzontale con il suo unico amico di forma sferica; ma, diceva il saggio, se il pallone fosse fatto per essere portato, l’avrebbero progettato con le maniglie.

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Il #Menezpassala, già tormentone autunnale molto più incisivo del disco degli U2, è diventato imperativo morale categorico al minuto 77 di Sampdoria-Milan. Il Torres che non ti aspetti ruba splendidamente palla a Silvestre, core di ex; la palla, ahilei, finisce tra i piedi di Menez. Il Niño, che sarà anche imbolsito come la Lollobrigida ma non è sciocco, si pone subito alla sua sinistra, cercando la posizione ideale per ricevere l’imbeccata. Da dietro El Shaarawy, alla seicentesima accelerazione della partita, si porta nel frattempo alla destra di Geremia, raddoppiando le sue opportunità di passaggio. Il passaggio non arriva: a Menez si è chiusa la vena e si sono spenti i lobi laterali del cervello, ora il calcio per lui è uno sport individuale, la quinta disciplina dello sci alpino, lo slalom umano. Potrebbe mandare in porta sia Torres che El Shaarawy, potendo scegliere tra l’altro sia per il passaggetto orizzontale che per quello filtrante oltre i difensori doriani, ma nella sua capoccia c’è il rosso del drappo agitato davanti al toro infuriato. Già sogna di arrivare al traguardo con il miglior tempo di manche, quando cade dal letto e s’infrange malamente contro Obiang – che per tutto il tempo non ha fatto altro che rimanere fermo, come Indiana Jones davanti all’arabo malmostoso nei Predatori dell’Arca Perduta.

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

3 Risposte a “L’HASHTAG – #Menezpassala”

  1. ahahah, quindi adesso siete a criticare Menez…capisco, abbiamo una difesa tra le peggiori del calcio italiano, serie b compresa, 3 centrocampisti che non sanno fare due passaggi di fila, 3 attaccanti che insieme hanno segnato 2 gol, ma voi criticate Menez. Soliti milanisti borghesi, con il cuscinetto al braccio, scommetto che siete gli stessi che criticavate Balotelli, che qualche anno fa fischiavate Clarence Seedorf.
    Vi meritate questo Milan.

  2. Ma nik posto che quello che hai detto sulla rosa è , quasi , tutto vero il fatto che Menez sia talmente veneziano che ormai viene a Milanello in gondola è una verità incontestabile.
    E poi non vedo cosa ci sia di male nel non essere contenti della mediocrità.

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