Tanta voglia di Mou

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A giugno José Mourinho lascerà il Real Madrid dopo tre anni e al 75%, a meno di miracoli sportivi di Ancelotti, l’anno prossimo allenerà il Paris Saint Germain (la fonte non siamo noi ma Alessandro Alciato di Sky, che sarà anche un pistola ma è il biografo ufficiale di Carletto e ci pare che possa godere di un minimo di credibilità in materia). Il rimanente 24% appartiene quasi tutto alla Premier League e in particolare al Chelsea, dove c’è Abramovich che farebbe ponti d’oro pur di riportarlo a Stamford Bridge. Infine c’è un 1%, più romantico che realistico, anzi del tutto campato in aria: il ritorno all’Inter. Su questo 1% la stampa e le TV italiane stanno montando da settimane una cagnara esilarante, irresistibile, oggettivamente sganasciante, accanendosi come sciacalli sul solito tasto dolente del tifo interista dal maggio 2010: la mancata elaborazione del lutto della dipartita di Mou.

Come ogni studente fuori corso in psicologia sa bene, tutti coloro che subiscono un grave lutto familiare o semplicemente vengono mollati dalla fidanzata affrontano la faccenda secondo cinque fasi, sempre le stesse: la negazione, la rabbia, il patteggiamento, la depressione e l’accettazione (no, non c’è la prescrizione, non fate gli stupidini). La fase che riguarda da vicino i cuginastri è evidentemente la prima: colui che è stato piantato in asso non riesce a credere che sia davvero finita e che l’altra non lo ami più o ami di più un altro, perciò continua ad aspettarne il ritorno contro ogni logica e contro ogni evidenza. Di questa grave e irrisolta forma di carenza affettiva si cibano da anni le iene, gli sciacalli o – secondo una definizione che va di moda adesso – i pennivendoli, specialmente quelli con la redazione a Milano, abituati a tastare più spesso il polso dei Grandi Malati. Breve compendio delle Mourinhiadi.

1) Come ben ricorderete, José sale sull’auto del Real la sera stessa della vittoria in Champions, maggio 2010. Bene, iniziano a rompergli le palle già il settembre successivo. Le tv italiane lo intercettano a Nyon, appena uscito dalla sala dei sorteggi di Champions, e gli si gettano ai piedi imploranti: tornerai? “Perché no, siamo stati felici insieme. Sento qualche volta Moratti via sms, sono contento se l’Inter vince” (vedi sotto). Proprio come il vedovo inconsolabile riacquista un barlume di speranza se la donna amata clicca “mi piace” su Facebook al suo link di una nenia inascoltabile (che so, una canzone di Federico Zampaglione), il nerazzurro si culla nell’illusione sfogliando margherite. Inizia addirittura a tifare Real Madrid – una cosa teoricamente inconcepibile, specialmente per chi ha vissuto da bambino quei tristissimi anni ’80 in cui in Europa l’Inter si faceva sempre sbattere fuori da Juanito e Santillana; e invece no, perché l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio (cit.).

2) Così, dopo aver sanguignamente detestato Benitez perché aveva osato staccare dai muri della Pinetina le foto del triplete, i tifosi interisti si fanno piacere la qualunque pur di piacere a LUI. La prima cosa che dice in conferenza stampa quel gran paraculo di Leonardo, capita l’antifona, è la seguente: “Prima di accettare ho telefonato a Mourinho perché credo che arrivare all’Inter senza passare da José sia impossibile. Lui è ovunque, è una persona intelligente e spiritualmente presente, qui ha lasciato qualsiasi cosa” – ci manca solo che gli chieda di sposarlo.

3) Ma Leonardo si rivela un impiastro e oltretutto scappa pure lui, a Parigi – bastardo, Mou non l’avrebbe mai fatto. Vabbé, consoliamoci con il nuovo vate: Giampiero Gasperini. Puntuale arriva la benedizione del Mago di Setubal, addirittura in collegamento telefonico (o forse telepatico) con Moratti: “E’ l’allenatore che mi ha messo più in difficoltà: io cambiavo, lui si adattava. E’ il migliore“. Qualcuno fa notare una coincidenza sconcertante: entrambi sono nati il 26 gennaio, egli ha dunque le STIMMATE! Ma il Gasp si adatta un po’ troppo e viene giubilato a settembre dopo una sconfitta a Novara, con il poco onorevole record di essere l’unico allenatore della storia nerazzurra a non aver mai vinto una partita ufficiale.

4) Altro giro altra corsa: Moratti, che pare aver superato finalmente quella fase (“ma noi non supereremo mai questa fase!“, ammoniva il saggio), si decide a ingaggiare uno dei grandi nemici di Mou: nientemeno che Claudio Ranieri. Vuoi vedere che la scuffia è passata? Macché: prima di un Inter-Juventus Mourinho telefona a Ranieri con la mediazione di capitan Sssssanetti e i due si sussurrano parole d’amore tipo Serge Gainsbourg e Jane Birkin: “Confido nell’esperienza di Ranieri e nel fatto che i giocatori possano dare ancora. Perciò al Meazza chiedo un favore: che mi dia una serata delle mie, in cui si giocava in sessantamila“. Detto, fatto: Inter-Juventus 1-2. Ci si prenderebbe del portasfiga per molto meno, ma si sa, l’amore è cieco (al contrario della sfiga).

5) Ovviamente salta anche Ranieri, a febbraio, dopo un’impressionante serie di rovesci a cui la curva interista reagisce sempre allo stesso modo: intonando il coro “José Mourinho, la la la la la”, con lo stesso trasporto con cui Renée Zellweger/Bridget Jones canta da sola All by myself.

Con un anno di profetico anticipo sui grillini, Moratti lo sostituisce col nuovo che avanza: Andrea Stramaccioni. In un’inquietante atmosfera tipo Rebecca la prima moglie, Strama tenta di rimettere mobili, quadri e suppellettili nella stessa posizione in cui si trovavano quando c’era Lui (con Zanetti e Cambiasso nel ruolo dei pregiati candelabri d’epoca). “Mourinho mi ha dato più di un consiglio. Sì, ci parliamo, ma non l’ho mai detto neppure ai giocatori. Ho deciso di avvicinarmi a lui dopo che mi ha contattato. Lo ha fatto, credo, per quanto ama l’Inter. Me lo ha scritto anche in uno dei messaggi“.

Un anno dopo, la fine che sta facendo Strama è nota. E perciò, cosa c’è di meglio che mettere in scena IL RITORNO DI MOURINHO, con creatività indegna anche di uno sceneggiatore Rai? Già il 28 marzo 2012 a Sky Egli cinguettava con gli occhi a cuoricino: “”L’Inter? Un ritorno a casa è sempre possibile: l’Inter è casa mia e un giorno potrei ritornare“. E lo diceva dopo una partita di Champions in casa dell’Apoel Nicosia, cioé lo diceva a CIPRO (iniziate a pensare anche voi che porti sfiga?).

E veniamo dunque ai giorni nostri, a quella che per molti è la prova inconfutabile dell’imminente ritorno del Messia. Francesca e Alessandro, due tifosi dell’Inter affetti da Sindrome di Down, gli chiedono un appello attraverso il sito dell’Associazione Coor Down (il video è visibile qui). Mou carinamente risponde, naturalmente in italiano, e dice un po’ di simpatiche ovvietà: “All’Inter ho trascorso due anni bellissimi, se dovessi tornare lo farei con grande piacere eccetera eccetera“. Inoltre, King Of The Paraculs, si fa riprendere con appoggiata allo schienale LA MAGLIA DELL’INTER.

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Come ama cantare un noto tifoso nerazzurro, però, il meglio deve ancora venire. In occasione dei suoi 50 anni a Setùbal, sua città natale, gli dedicano una mostra e addirittura una strada in pieno centro. Vincendo la sua proverbiale ritrosia e timidezza, José ovviamente va a fare il pupazzo anche lì. “Tutti sanno che ho uno spirito avventuroso. Vedremo che cosa succederà: dopo Inghilterra, Portogallo, Italia e Spagna non è facile scegliere una nuova destinazione. Forse potrebbe essere un ritorno al passato. Ci sono cose che stanno per succedere e che nessuno si immagina…“. Le immagina eccome, invece, l’immaginifico Alessandro Pasini di Corriere.it, nell’articolo col titolo più bello del mondo: “Come diceva il replicante di «Blade Runner», ci sono cose che gli umani neanche si immaginano: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, raggi B nel buio alle porte di Tannhäuser, José Mourinho di nuovo all’Inter“.

Preso in prestito dal vocabolario urban e adottato da qualche tempo anche dal mondo del giornalismo, il termine hype identifica un fatto o una notizia non vera e forse neanche verosimile, ma spacciata per tale al fine di creare un polverone mediatico in grado di portare pubblicità e visibilità a qualcuno; in parole povere, una montatura. Di questo si tratta, ed è anche superfluo spiegare il motivo (il fatto che prenda all’anno 7,3 milioni di euro netti vi suggerisce qualcosa?); ma, oggi come mai, l’Italia è la patria del complottismo e della dietrologia e soffre di una passione viscerale per i gossip e i dietro le quinte. Perciò, mettiamoci comodi e aspettiamo che torni il figliol prodigo, che Moratti è già pronto ad ammazzare il vitello grasso (Cassano, stai buono, non ce l’abbiamo con te). Con quel tocco di kitsch che gli interisti non si fanno mancare mai: come questo video su Youtube, inventato e montato da un anonimo genio che ha pensato bene di mettergli sotto la canzone Non escludo il ritorno, voce di Franco Califano e musiche, appunto, di Federico Zampaglione (arghhh!).

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

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