Serie B

Io non so cosa scriverà il nostro stadiologo, il Conte Fiele.
Però torno da San Siro con alcune certezze. 
Alcune, piccole. E nemmeno gravissime. Tipo che Mexes è un giullare. O che Pato, a 23 anni, è un giocatore finito – e complimenti a tutto lo staff di Milanello. O che quest’anno, l’alibi degli infortunati non ci sarà mai (“Ah, ma siamo senza Acerbi! Fermi tutti, pronto a rientrare De Jong! Aspettate che torni Muntari!”). O che Boateng, da Alex Ferguson, riceverebbe ogni singolo giorno il famoso hairdryer treatment – ovvero, gli griderebbe in faccia sino ad asciugargli il gel sui capelli. O che Briatore è sempre più vicino, pericolosamente vicino al Gran Peracottaro, e la cosa mi inquieta – riesco a immaginare solo un presidente peggiore del Berlusconi attuale, ed è lui.
La certezza più drammatica è un’altra. E’ che il Milan è imploso.

Non voglio essere disfattista: dico solo come stanno le cose. E’ imploso prima ancora che come squadra, come società e come tifoseria. E’ crollato perché non ha più fondamenta, non esiste più nessuna continuità né con la squadra che vinceva esaltando, ma nemmeno con la squadra che perdeva soffrendo. Il milanismo attuale è completamente asettico. Eravamo lì come fossimo a vedere il Monza. Perdono? Ah, peccato. Pazienza.
(…che volendo è un’attitudine sana) (che però vorremmo vedere negli juventini) (specialmente il fatto di perdere)
Al suo presidente, la cara salma, non fotte più nulla che il Milan vinca, perda, si faccia le creste, si faccia le canne, si candidi come sindaco di Salemi. E al suo pubblico, lo stesso. Specie la curva. Che del resto non a caso, per coerenza col presidente in questione, è guidata da uno che dovrebbe stare in galera per estorsione, se la Giustizia Italiana non avesse misteriosamente fatto in modo di invalidare il processo.
Ma a parte queste spensierate considerazioni, già sullo 0-0 mentre i tifosi della Fiorentina mettevano passione nel loro tifo, quelli del Milan presenziavano sereni alla veglia funebre. Nessuna reazione: come cantava Battisti: “Nessun dolore”. Nel momento di maggiore depressione, sullo 0-2, hanno tirato fuori l’unico striscione della giornata assieme a quello per omaggiare Gabriele Sandri.
In quel momento drammatico, abbiamo potuto leggere la loro ferma presa di posizione:

“DUE ANNI DI VITA
AUGURI SEZ. BELGIO”

Gente, non riesco a concepire niente di più simbolico.
Una ricorrenza insulsa (2 anni! Almeno fosse cifra tonda) per un distaccamento distaccato. Periferico. Immerso nel freddo (…non mi meraviglierei che la sez. Belgio avesse sede a Charleroi. A Liegi mi sembra strano, lì sono tutti juventini)
Ma a parte la curva, anche gli altri tifosi, quelli che riempivano il resto dello stadio, quelli famosi perché venivano a vedere Vinicio Verza e Joe Jordan pugnare contro la Cavese. Beh, quelli sono finiti. Forse non guardano più il Milan nemmeno a casa, nemmeno alla ragionevolissima cifra di 8 euro – mica 35 euro più tessera del tifoso più documenti presentati alla Banca Intesa più parcheggio in piazzale Lotto più tutta la domenica consacrata a una squadra senza più santi né eroi.
Il timore è che non sia finito il ciclo di Berlusconi. No, quello che sembrerebbe finito è il ciclo del tifo milanista. Stephan El Shaarawy e un inaspettatamente volenteroso Montolivo sono troppo poco per identificarsi in questo completo sfacelo, guidato verso il niente con mano sicura da un livornese che voleva farsi Barbara D’Urso. Non è solo questione di non avere più Ibrahimovic, o Nesta o Gattuso. La Fiorentina che ci ha suonati è la dimostrazione che se hai gente che ha voglia e un allenatore capace, puoi anche giocare senza la tua unica star (…posto che Jovetic non è candidato al Pallone d’Oro). No, il fatto è che quei rimasugli in rossonero, quei sopravvalutati con ottimi procuratori, non hanno nulla a che fare con noi. Non sappiamo chi sono, cosa vogliono. Sappiamo solo quanto guadagnano.
(e che il loro barbiere è un fottuto drogato)
E’ stato surreale ascoltare lo speaker dello stadio che annunciava la formazione, pronunciando il nome di battesimo dei giocatori. Sapete quando lui dice “Christian…” e il pubblico dovrebbe rispondere: “ABBIATIIIH!” Ecco, si sentiva solo: “Christian…” “Philippe…” “Daniele…”

Se dovessero andare in B, e lo scrivo con agghiacciante serenità e distacco io stesso (guardate che non è impossibile – quanti punti faremo questo mese, secondo voi?) temo che questa volta, a differenza di trent’anni fa penseremmo: “Ma sì, peggio per loro”. E non: “Peggio per noi”.

3 Risposte a “Serie B”

  1. Purtroppo Boateng lo avete perso in quel Lecce Milan, dove non doveva entrare, e dove se fosse andato, come giusto, in tribuna, oggi sarebbe ancora l’interno di centrocampo rompicoglioni e offensivo della prima stagione.

  2. come fa strano leggere queste cose a marzo. A novembre eravamo meno di niente, pronti alla serie B, ora siamo terzi, per un chissà quale miracolo. Grazie a El Shaarawy che ha trascinato la squadra fino a gennaio e anche un po’ a Pazzini dai, che ogni tanto si rendeva utile. Grazie ragazzi, per avere ritrovato l’entusiasmo e la voglia di giocare per la maglia.

    1. Come hai ragione. E’ come essersi svegliati da un sogno veramente stupido e fastidioso. Certo, c’è quella cosa di aver regalato a una squadra allenata da Stramaccioni un dodicesimo dei suoi punti, ma non ci si può far niente, certi brutti sogni lasciano tracce permanenti.

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