La Juve e le variabili

Non vi confesso un grande segreto: mi sono tastata il polso per Milan-Juve dal momento in cui rojadirecta ha terminato lo streaming della sfida del Tardini. Un po’ troppo presto direte? Forse. E’ da quando sono usciti i calendari che mi preparo psicologicamente per la Fiorentina a dicembre, quindi prendete pure le misure.

Il fatto è che, grande sfida ritrovata, sfida di vertice di tre gradini appena, considerazioni di rito a parte, sarei più onesta a fare come quei gran geni contemporanei, tipo Selvaggia Lucarelli, che si scrive un pronostico sulle tettone con il rimmel (eh già, la zip non le si chiudeva). Se non fosse che del pronostico non ho idea.

Mica perché Milan-Juve sia una partita lunatica, anzi. Sarebbe uno di quei match che tolto di mezzo il giusto odio e la voglia di no pasaran, di 300, di “Troia è la nostra patria, bastardi”, sono abbastanza prevedibili.

Noi odiamo la Juve. Noi e il resto del pianeta. La amano solo i gobbi, e quelli, tolto qualche esemplare raro ed eccezionale, sono una massa di talebani fondamentalisti esaltati e insopportabili. Dovrebbero avere il karma del Toro, invece hanno la salute degli scarafaggi. Calciopoli, dirà qualcuno, che se non ci ha liberato completamente dal sospetto cosmico ci ha se non altro sollevato dall’associazione Milentus, il mostro a quattro teste (triade più cravatta gialla) responsabile di molti tentativi di arruffianamenti da parte degli Juventini nei discorsi da bar. Tipo siamo in famiglia, siamo fatti della stessa pasta. Un falso storico clamoroso, valli a scovare 40 + 20 anni di magra nell’albo d’oro dei gobbi.

Ho letto qua e là, un po’ perché ieri era l’anniversario, un po’ perché non sono la sola a secco di previsioni, qualche timido tentativo di tirare in ballo la rissa Inzaghi-Allegri, quando da noi era appena iniziata la guerra di successione (…per ora in vantaggio il Condor, Bonaventura ci ha fatto dimenticare che in guardaroba c’è una divisa che sembra il barattolo della Calvè). Direi che non pare proprio il loro caso. Inzaghi non è mai stato un Totti. E’ sempre sembrato uno di quei setter che se non gli occupi la poltrona, dopo averti abbaiato ti molla perché distratto dal suo vero obiettivo, che è la punta. Mentre Allegri, buon uomo: quando uno di professione è caratterista, può recitare la faccia di merda ovunque. Il danno d’immagine più grave l’ha avuto la sua donna, dopo aver twittato “Juve vergogna di Italia”, ha dovuto chiudere l’account. La squadra, tolti due ritocchi d’emergenza al centrocampo, non l’ha stravolta, garantendosi il quieto vivere per un po’. Indicazioni, poche. Contro il Chievo e Stramaccioni, la Juve di Conte avrebbe dovuto davvero mettercela tutta per mostrare il fianco.

Che dire del Maledettoh, che parte dalla panchina o forse dal primo minuto? La prima volta che lo rividi a San Siro, non ci volevo credere, poi ho letto il suo libro. Pace dei sensi, quindi, si vede che gobbo era nato, ci è solo arrivato dopo, come spesso succede, e finalmente gioca nella squadra giusta.

Noi siamo tutti nuovi, tra entusiasmo e Menez, dato come probabile spaccapartita. Sebbene io mi stia neanche troppo lentamente innamorando del francese, vi dico che la nostra vera variabile è Abate. Siamo inconsapevolmente sempre nelle sue mani. Quando dicono ‘pedina fondamentale’ non sono le solite balle, è sorprendentemente vero. I suoi cross azzeccati hanno il potere di cambiare la giornata quanto la benevolenza di un vigile. Quanto un bel presidio in campo a San Siro, no pasaran ai gobbi, in nome del fatto che ‘noi non siamo come voi’. Neanche da lontano, neanche dopo mille cene dei cravattati, a base di tartufo. Noi non siamo gobbi bastardi, ca va sans dire.

2 Risposte a “La Juve e le variabili”

    1. Siamo nelle mani di due piedi di granito pilotati da una testa piena d’aria. Come dice mia nonna: ‘uno scemo ti fa ridere, uno scemo ti fa piangere’

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