Giorni da Milan Extra – 25 ottobre 2009

Il Giorno da Milan che vi proponiamo oggi ci è stato mandato da Enrico Alpi, che vi farà rivivere un momento che forse, fra tanti, avevate messo un po’ in disparte. Ed è bello sottolineare “fra tanti”.
25 OTTOBRE 2009
UN DIFENSORE CENTRALE SEGNA UNA DOPPIETTA DI TESTA CON IL NASO ROTTO
 
Premessa: questo non è propriamente un giorno da Milan. Potrebbe forse ricadere nella categoria “mattina da Milan”, o ancora meglio nei “dieci minuti da Milan”.
Ma facciamo un passo indietro.
È un’orrida serata d’autunno e io sono incollato alla tv per incitare i ragazzi che affrontano a Verona il Chievo di Pellissier, Pinzi e Sorrentino: una squadra a detta di tutti sempre molto simpatica, ma una di quelle contro cui speri di giocare il più tardi possibile.
Noi siamo in quel periodo storico in cui gli ultimi fuochi d’artificio vengono esplosi con parsimonia da una dirigenza che fiuta l’odore di bruciato, ma nasconde la cenere sotto al tappeto. E infatti ci presentiamo con una formazione di tutto rispetto, roba che oggi ci si leccherebbe i gomiti a vedere certi nomi.
Però la squadra non gira, si capisce subito.
Mio padre, seduto accanto a me, è una sfinge. E ci mancherebbe: lui è stato a Barcellona per quel 4 a 0 contro la Steaua, lui andava al lavoro appiccicando i ritagli della Gazzetta con la faccia di Van Basten sul computer del suo compagno d’ufficio nerazzurro, lui, insomma, era abituato a ben altro.
E anno dopo anno osservava le partite in un silenzio sempre più cupo: questa sera è praticamente muto.
Però scuote la testa ripetutamente, quando vede questi omini gialli che si affacciano dalle nostre parti e trovano anche il gol dopo una manciata di minuti con Pinzi. La partita dovrebbe prendere la forma di un assedio, ma i ragazzi sembrano avere le radici ai piedi, mentre con una certa pigrizia provano a costruire qualcosa dalle parti della porta avversaria.
Minuto 75: è evidente, serata storta. Con un cenno del capo mio padre mi fa cenno di prepararmi: domani c’è scuola, meglio arrivarci riposati che con gli occhi ancora iniettati di sangue per una sconfitta balorda. E così, col cuore pesante, eseguo.
 
– 10 hours later –
 
Mattina.
Papà è partito presto e io mi ritrovo frastornato dalle urla di una madre che non si arrende al fatto che la vita sia fatta di ritardi, mentre con mano sicura spingo i pulsanti del telecomando per scoprire dal televideo, se almeno siamo riusciti ad evitare la sconfitta.
Mi fermo. Mi stropiccio gli occhi. Non ci credo. Chievo-Milan: 1-2.
La prima cosa che mi balena per la mente è un’imprecazione allucinante, dal momento che mi sono perso due gol dei ragazzi e una notte carica d’adrenalina, la seconda è qualcosa al limite di un’esperienza extracorporea, dal momento che in dieci minuti scarsi è successo questo.
Gol di Nesta al minuto 80.
Gol di Nesta al minuto 91.
Parentesi: io adoravo, adoro e adorerò eternamente Sandrino. Soprattutto quando gli attaccanti di turno lo puntavano con finta e controfinta e lui entrava deciso sul pallone come a dire “ehi, campione, è tutto qui quello che sai fare?”
Oppure quando lo vedevi allungare la falcata per entrare in scivolata e tu dallo stadio o alla tv lo capivi che stava per succedere una piccola magia, perché lui faceva una smorfia strana e corrugava la fronte. Poi, quando i calzoncini erano bianchi, quasi si rammaricava di averli sporcati di sangue, terra e sudore: lui che era l’emblema di una purezza milanista come raramente in 26 anni di età ho avuto modo di vedere.
Penso a tutto ciò con la tazza di latte in mano e ancora in pigiama.
 
– 6 hours later –
 
Raramente il rientro da scuola è stato così dolce.
Mi attacco ad ogni programma sportivo esistente e ammiro le prodezze di quel meraviglioso difensore centrale. Che in occasione del primo gol incoccia palla e testa del difensore avversario e, udite udite, si procura una microfrattura al naso. Ma quanta bellezza c’è in quello che sto per raccontarvi? Sandrino tira dritto e non pensa nemmeno di fare un giro in panchina per controllare che sia tutto ok. Alla faccia delle fighette di oggi.
E c’è di più: a tempo scaduto torna in mezzo all’area per incocciare nuovamente di testa e firmare il gol da tre punti così, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Che poi a volerla dire tutta sull’1 a 1, Nelson Dida compie una parata di quelle su cui andrebbe scritto un altro Giorno da Milan, ma sarebbe tutta un’altra storia.
Perché la mia termina qui.
Quanto cazzo eri forte Alessandro Nesta.
(Enrico Alpi)

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