Viaggio al termine della notte. Cap. I. Milan-Lazie 3-1

Giuro che me l’ero già preparata. Un’apertura toccante, di cuore, lievemente retorica, in cui infilavo nell’ordine: un aneddoto su mio padre, Norman Whiteside e Spagna-Irlanda del Nord del Mondiale del 1982 – comunque me lo tengo buono. E poi, le mie elementari, la campagna abbonamenti di un paio di stagioni fa del Levante, cioè la seconda squadra di Valencia, le capriole di Oba Oba Martins, la bellissima seconda maglia della Lazie, che mi ha fatto venire in mente quando avevano lo sponsor Seleco e noi facevamo la B con loro nel 1983. E soprattutto la prima birra bevuta al baretto sotto la Nord dopo circa otto anni.

(Anzi no, questa è troppo bella e la voglio raccontare. Per tanti motivi, che non sto qua a elencare, per otto anni appunto sono passato di lato, a fianco e poi in mezzo al baretto senza fermarmi mai. Domenica invece, si sa come vanno queste cose che è la prima: ti trovi con i tuoi, saluta questo, saluta quell’altro, raccogli altri due che dopo anni di esilio si fanno rivedere*, alla fine ho ceduto all’istinto atavico. Mi prendo una birra. La fila dritto in fondo con la cassa sulla sinistra. Andreone sempre grosso, ma con i capelli bianchi. Tutti gli adesivi e le foto sulle pareti. Il baretto. Da difendere, da presidiare. Soprattutto dove trovarsi ore prima della partita e spesso restare anche ore dopo. Le curve mischiate dopo i derby, quando facevi la coda per bere con gente con la toppa degli Irriducibili e dei Viking e al massimo voleva qualche occhiata, ma ci si passava accanto, con le varie compagnie di quartiere che si pigliavano per il culo e finiva lì. Cioè, quasi sempre finiva lì. Giuro, saranno ormai passati migliaia di anni, ma non avevo la nostalgia sorda di quando rivedi la strada dove abita la tua ex e pensi: cazzo, mi sono dimenticato da lei mille robe, quando me le ridarà mai, le avrà già messe su ebay, figurati. No, semmai quella sensazione quando passi, che ne so, davanti al tuo liceo e dici sorridendo: maddai…Cioè ammesso che abbiate fatto un liceo felice e scoppiettante come il mio, che per altro da S.Siro disterà giusto un paio di kilometri da fare passeggiando per le ville dove abita l’alta borghesia patrizia di Milano tipo Linus, che però è gobbo.

Insomma- proseguo- con una predisposizione di questo tipo sentivo che non poteva arrivare una partita disastrosa, come quando erano andati via Thiagone e Ibra e pronti via, uno due abbiamo perso in casa con la Doria e poi ancora con l’Atalanta. C’era una sorta di speranza nell’aria, complice anche il fatto che lo stadio, nonostante che fra noi abbonati ormai ci si conosca per nome e cognome tutti e 16mila che siamo rimasti, alla fine non era nemmeno così desolatamente vuoto come immaginavo. Dai cazzo, che siamo ancora vivi, ci dicevamo mentre entravano in campo i nostri. Quando poi appena al settimo minuto vedi un miracolo come Bonera Ultimo degli Immortali che lancia ElSha, il Faraone che se la galoppa come da un anno aspettavo di vedere e soprattutto Honda- uno che mi sono ricordato solo a fine Agosto che ancora gioca da noi quando ho pensato: ‘ah ma cazzo c’è anche il giappo, è vero’- che la mette dentro, ti si fa strada nel cuore una sensazione calda che ti dice forse, dico forse, non è poi così male come ci eravamo preparati tutti, nessuno escluso.

Che poi Alex grande e grosso com’è ispira fiducia, già gli voglio bene. Menez se la gira in una zona che non è la sua da falso nueve e alla fine si conquista d’astuzia pure un rigorino. Diego Lopez passa un’ora a fare eleganti passaggi sulla mediana finché piazza due parate che ti evitano la solita tachicardia in fase di recupero. Siamo lì che stringiamo i denti mentre la Lazie ci flagella per tutto il secondo tempo, da vera squadra casciavit che sa soffrire e tirare la lima, stiamo alle spalle dei nostri che questi tre punti sono fondamentali per partire bene e alla fine esultiamo e ce ne andiamo scambiandoci un segno di pace con i sorrisi a trentadue denti)

Insomma, ero colmo di tutto questo spleen sul ritorno allo stadio, che il mattino ti leggi il Curier che è un piacere, sventagli sui siti per seguire le ultime mosse di mercato, che poi ti arriva la notizia che ti gela il sangue: vendiamo Cristante. Ma come. Ma che cazzo soprattutto. Per sei milioni. A 19 anni. Uno che ti dava tutta l’idea di essere un possibile Albertini. Ma perché. Perché mi fai questo AC Milan? Abbiamo passato un’estate complicata. Siamo stati anche dal consulente matrimoniale. Abbiamo fatto ricorso a tutti i nostri legami più profondi per continuare a stare assieme. Maldera appeso alla cancellata. Il gol di Hateley nel derby. Marco che saluta la curva prima di lasciare tutto. In pratica, tutto il Santo Graal milanista. No amore, mamma e papà si vogliono ancora bene e non ti lasceranno da solo. Insomma, abbiamo appena passato una splendida domenica come non succedeva da tempo, e mi combini questa immane cazzata? 

E’ peggio di un’epidemia di massa di depressione post-coitale. Il tenace popolo rossonero, s’incazza di brutto. In effetti non c’è nessuna logica nel dare via un prospetto a titolo definitivo, quando magari bastava un prestito, come a suo tempo abbiamo fatto con Ambro e il Vicenza o Albertini a Padova. E invece. Poi come sempre, come se non bastasse, la farsa: salta Biabiany per colpa di Zaccardo. Di chi? Siamo riusciti a sbolognare Constant in Turchia, Emanuelson agli stracci, Robinho finalmente in Brasile e niente: il Campione del Mondo resta impiombato sulla nostra panchina come Nuciari con Piotti.

Alla fine arriva Bonaventura, che giuro, io conosco poco e mi sembra pagato pure tanto, ma sento un tiepido entusiasmo che non voglio certo mettere in discussione, anche se sette milioncini tondi tondi di questi tempi non mi sembrano poca roba, anzi. 

Ti rimane però quell’amaro in bocca: bisognava proprio? Era davvero indispensabile?

Caro Ac Milan, NCS. Non ci siamo. Credo che ti terrò il muso per un po’. Beh, almeno per i prossimi quindici giorni.

Che del resto la pausa per la Nazionale arriva precisa precisa.

PS- Bentornati a Mirko e Chris, leoni compagni di mille avventure. Vedrete, finiremo come i vecchi sulle panchine, abbonati a 75 anni mentre insultiamo un terzino che sbaglia una diagonale in un Milan-qualcosa di fine Aprile.

 

 

3 Risposte a “Viaggio al termine della notte. Cap. I. Milan-Lazie 3-1”

  1. Bentornati fratelli!!!

    Conte non so Lei ma personalmente dubito di arrivare ai 75……no sai l’inquinamento , l’effetto serra, l’ebola, le sostanze psicotrope, il Milan della seconda era Berlusconi….non ho un fisico così prestante….

  2. hai ragione, che viaggio nel passato che mi hai fatto fare in questi 5 minuti, mi ricordo come se fosse ieri, incollatati alla tv, estate 1982, indimenticabile!! poi con il Milan in B!!. il goal di Armstrong e vai 0-1 per l’Irlanda del nord di Whiteside 17enne!!! I TEMPI DELLE BIRRE SOTTO LA NORD, DOPO I DERBY CON I CUGINI A BERE INSIEME. bhè….che dire: anche di un calcio che non tornerà mai più…forse anche un calcio paesano oso dire ,ma che bello!!!….ora passando sotto il Meazza ..sento una vocina che mi dice….. ma che fine a fatto quella Milano da bere??? E POI ANCORA LA VOCE DEL GIANNI BRERA, VERO GIORNALISTA E NON I PAGLIACCI DI OGGI…!! W MILANO E NON MALANO!! BY MCAVENAGH!

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