Viaggio al termine della notte. Cap.XV: Milan-Ciclisti 1-1

12 Aprile 2015

Lo so, non mi fa onore. Nell’immaginario collettivo l’educazione siberiana di un giovane ultras dovrebbe prevedere prove maschie come il duello con l’ascia o la gara di rutti dopo aver bevuto casse di Birra Fidel, ma lo ammetto, ho coltivato fin dalla tenera età una passione per gli Smiths, il cui cantante, il soave Morrissey, era solito esibirsi con dei fiori (solitamente narcisi) infilati nella tasca posteriore dei jeans prima di lanciarli voluttuosamente sul pubblico in estasi. Molto uligana come cosa, vè? 

Ora, perché dico questo. Perché c’è una rima di ‘There’s a light that never goes out’ una hit che dovreste tutti quanti custodire nel vostro IPod insieme a ‘Canto rossonero’ di Umbertone Smaila, che descrive più o meno l’inafferrabile senso di precarietà di quando ti senti in prossimità di un evento lungamente desiderato e poi, ovviamente, destinato miseramente a finire male. Se il Morrissey parlava genericamente di un amore (non si sa bene di quale natura), il nostro domenica sera era molto più concretamente uno spiraglio per continuare a dare un senso a questa mediocre stagione.

Ce la faremo ad ottenere il passaporto per l’Europa League, in vista di eccitanti partite infrasettimanali contro il Krasnodar o il Rio Ave? Il clima era da ultima chiamata alle armi: o battiamo la Doria e le andiamo sotto a meno quattro, o possiamo anche tranquillamente considerare chiuso il più brutto campionato mai visto perlomeno dal 1998. La tensione al baretto si tagliava con il coltello, tanto che sbadigliando cercavamo a colpi di birra e cubetti di pizza di tirare quel ricco quarto d’ora con cui con estrema comodità entriamo allo stadio. Pronti via, il Milan piazza uno dei primi tempi più tonici di tutta questa stagione: niente di clamoroso eh, ma la squadra è corta, pressa, riparte e su una fascia, quella coperta da Abate e Cerci, ara metri cubi di spazio che i Ciclisti lasciano colpevolmente incustoditi.

Voglio subito rendermi impopolare: Cerci. 

Intanto ammetto che ho un debole per lui (non del tipo di Morrissey, certo) già da quando stava a Pisa, però io non ho trovato così pessima la sua partita. E’ vero, ha sbagliato molto, soprattutto una palla che ai tempi belli del Toro avrebbe senza dubbio piazzato nel sette, però si muove, si propone, salta l’uomo, dà l’idea di poter essere sempre pericoloso. Non so, preferireste metterci Honda? Ditemi voi. Invece credo saremo tutti d’accordo su un dilemma che mi attanaglia già da qualche settimana: Van Ginkel. Occhei, non è David Silva, però è ordinato, ha una vaga idea di cosa voglia dire fare gioco. possibile che a Marzo, dico a Marzo, Inzaghi si sia accorto che valeva la pena farlo giocare, quando per quasi una stagione ci ha propinato quella sciagura di Muntari? (a proposito: ma non vi sentite già più leggeri pensando che comunque vada l’anno prossimo il Sulley sarà un lontano ricordo? Un po’ come con Constant. Lo so, se provate ad immaginarvelo adesso con il suo nasone vi sale un brivido lungo la schiena, ma subito dopo arriva la paciosa consapevolezza che è lontano e non può più farci del male).

Insomma, in 45 minuti facciamo tanto girare la biglia ma combiniamo poco. Sinisa in ogni caso, che scemo non è, anzi, appena tornati in campo ridisegna i pescivendoli in modo più assennato. Soffrono di meno, e per giunta, appena appena mettono il naso fuori ci piazzano la mina. Menez perde il cinquecentesimo pallone della sua partita (ma sia chiaro, senza di lui saremmo niente di niente, quindi conviene tenerselo e farlo giocare anche con una gamba sola), Eto’o ricorda a tutti che se lui ha vinto 3 Scempions in carriera e tutti gli altri 21 in campo manco l’hanno vista con il binocolo ci sarà un perché, e si inventa un assist che quel gattone di Soriano non può esimersi dal buttare alla spalle del nostro incolpevole Diegone. Ma porca merda. Non solo dovevamo vincerla, ma la stiamo anche perdendo. Eto’o ha talmente più classe degli altri che mi ricorda Ronaldo quando è venuto da noi, panzone e lento, ma che in due metri quadrati faceva capire cosa sia un fuoriclasse e cosa un giocatore da Milan del 2015. Che poi, francamente Galliani potrebbe evitare anche di dire che Eto’o in estate ‘era stato lì lì per venire da noi’, visto che poi alla fine è arrivato quel caro ragazzo di Torres.

Ci buttiamo a capofitto e con notevole culo pareggiamo con una rovesciata di Capitan De Jong che se non fosse stata deviata non sarebbe entrata mai nella vita. L’ultimo quarto d’ora è da assedio dei bei tempi, Pippo piazza anche in campo Suso che – oh che sorpresa – scopriamo che sa anche giocare a calcio e svernicia il palo con un colpo a giro che manco Paul Newman nello Spaccone. Ma Pippobello, anche questo, volevi tenerlo in freezer fino a Settembre? E’ il segnale che la sfiga regna sovrana e che conviene mettersi il cuore in pace. Doveva essere una stagione di merda e così sarà, senza redenzione manzoniana nelle ultime giornate. Fuori dall’Europa, e anche l’anno prossimo il mercoledì davanti alla tv a vedere Twin Peaks. Rimane solo il derby e non aggiungo altro perché sto già iniziando a sudare anche nel cavallo dei miei boxer neri di maglina.

E poi? E poi avremo cinquecentomila padroni cinesi che decideranno del nostro destino. O almeno si spera. Non so voi, ma io la trovo una prospettiva talmente cretina che fa persino ridere. Cosa faranno, il CDA in Piazza Tienanmen? Spero perlomeno siano tutti d’accordo che il fulcro da cui ripartire l’anno prossimo non sia Bonera.

 

 

Una risposta a “Viaggio al termine della notte. Cap.XV: Milan-Ciclisti 1-1”

  1. Concordo pienamente su Cerci, forse non ha lo spunto dei tempi del Toro (vedi cross di esterno dell’anno scorso e vedi crosso di esterno dell’altra sera), ma comunque è l’unico che almeno punta l’uomo e si muove senza palla. Insomma i fischi non mi sembrano giustificatissimi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.