Viaggio al termine della notte, Cap.XIII. Milan-Hellas Verona 2-2

8 Marzo 2015

Non so quale sia la vostra misura dell’imbarazzo, tipo quelle cose per cui avete un pezzo di verdura attaccato ai denti la prima sera che uscite con una ragazza oppure quando mandate un sms porno alla persona sbagliata. Insomma, sfighe che vi fanno vergognare talmente da improvvisare la vostra personale versione di ‘Into the wild’ alla Montagnetta di S.Siro – che alla fine per campare rubate dai bidoni del’immondizia le costine di maiale avanzate dai peruviani nel weekend.

La mia per dire, è quel momento meraviglioso in cui Derek Zoolander esulta come uno scemo (qual è, per altro) perché è convinto di essersi portato a casa per l’ennesimo anno di fila il Premio come Male Model of the Year, finché Lenny Kravitz- starring as himself- gli dice che si è sbagliato e che in realtà ha vinto Hansel. 

Bene, il nostro Zoolander è Pippo Inzaghi, e l’incapacità atavica di Derek di girarsi a sinistra è la surreale sostituzione Pazzini-Bocchetti. Una mossa geniale che S.Siro ha apprezzato oltremodo e che non solo ha praticamente schiacciato la squadra sulla nostra trequarti, ma ha anche risvegliato gli Hellas, che ormai erano già mentalmente sotto la doccia a mangiare il pandoro con la pearà.

I Lennicretviz siamo noi, che adesso con tatto, pazienza e cortesia dovremmo andare da Pippo a dirgli che no, non è proprio cosa. Grazie, ma anche basta così. Pat pat.

Che una cosa la voglio dire. A me la gente che adesso Inzaghi lo insulta, gli dà dell’infame, della merda come ad Allegri, non mi piace. Non mi sta bene. Gli errori -gravi – di Pippo sono di essere clamorosamente impreparato e di essere uno yes man, è vero, ma la dedizione al Milan non si discute. La sua maschera a fine partita, tesa, distrutta, veramente di sofferenza, è di un uomo per cui provo imbarazzo e che vorrei senza se e senza ma via di lì, ma che non odio.

Anche perché peraltro Inzaghi si è bruciato mezza carriera, che adesso quanto ci metterà a ripartire, ma la colpa vera è di chi ha scelto di mettere lì lui invece di prendere uno che l’allenatore lo fa di mestiere e non da due anni, passati, per altro, con la Primavera sui campetti di periferia.

Che poi parlo come se Inzaghi fosse stato esonerato, ma così non è. Ormai la stagione è buttata, non andremo in Europa. Lo sappiamo tutti, tanto che quando placidamente Nico Lopez al 94esimo si è involato verso la porta ed ha uccellato Diegone, lo stadio gremito in ogni ordine di posti (credici) non si è distrutto nel dolore, ma l’ha presa come una cosa inevitabile, quasi ovvia: ha smadonnato, ha aspettato il fischio di chiusura e poi via a casa, senza troppe scene. Tanto era solo l’ennesima sfiga dell’ennesima stagione gettata nel cesso e soprattutto vissuta con emozioni mediocri e partite impalpabili. Uno stentare continuo e estenuante, come quei concerti tristi con poca gente, in cui chi sta sul palco si sbriga a finire nell’indifferenza di chi sotto chiacchiera a voce alta e beve birra (come peraltro ho fatto io copiosamente sabato sera).

Fateci caso: cosa leggete del Milan adesso? Come procede il recupero di Zapata? Se a centrocampo hanno più chances di giocare Poli o Essien? Se Suso esista davvero o sia un’invenzione della CIA? Alla fine ci interessa solo una cosa: che vendano la baracca. Che arrivi qualcuno con una carrettata di soldi, con una serie sfumata di preferenze fra investitori messicani, libanesi, cinesi o venusiani. E’ così alta la speranza che arrivi il nostro Abramovich, il nostro califfo cammellato, che si sprecano dossier sui nomi papabili, analizzando investimenti, andamenti in borsa, portfolio azionistico. Tutti qua a disquisire se ci sono i tempi della due diligence per l’accordo di massima con il mangiariso thailandese. Due che? Oh belli, io il momento in cui sono stato più vicino alla Bocconi è quando il giovedì sera in riunione intasavamo Via Bligny per la gioia dei clienti terrorizzati del Taxi Blues.

Ci fissavano un po’ come l’altra sera i bravi padri di famiglia premevano per passare all’arancio. Nella parte estrema del secondo verde si erano posizionati infatti gli Hellas, che ovviamente di rompere i coglioni ai milanisti generici non ne avevano mezza intenzione. Nonostante questo, il secondo verde si è spopolato manco fosse il Titanic, regalando oasi di seggiolini ai pochi temerari rimasti, tanto che ero praticamente sdraiato stile Paolina Bonaparte a rimirare Muntari, il Johan Cruyff della savana, spero in una delle sue ultime partite al Milan prima che l’anno prossimo venga scambiato per una cassa di Moretti da 66, il massimo che si possa chiedere in cambio della sue preziose prestazioni.

Devo dire che quando sono entrato allo stadio aver gli Hellas così vicino mi ha fatto un certo effetto. Mentre tutti si spostavano in preda ad una preoccupazione del tutto fuori luogo, mi sono avvicinato fino ad averli a pochi metri. Ho passato una buona parte della mia vita, per l’esattezza 20 anni nel cercare di scambiare con loro moderate impressioni sul senso della vita, diciamo così, fra partite in casa e trasferta, in mezzo a cariche, lacrimogeni, gente che ci tirava i vasi dal balcone, agguati nella nebbia, manganellate, un odio atavico come raramente ho provato nella vita. 

E adesso erano lì, con le bandierine in mano, le sciarpe gialloblù, le pezze che per anni ho visto appeso da lontano. Mi veniva voglia di andare lì a dirgli: ‘Oh ma ti ricordi nel 91 la partita a casa vostra dopo la Coppa Italia? Ma c’eri tu quando siamo usciti e tutta la gente dal secondo anello ci urlava contro ‘Uccideteli! Uccideteli!’. E l’anno dopo, quando vi abbiamo inseguito dallo stadio fino a Piazzale Lotto? E nel 1997 (credo) quando abbiamo fatto un disastro con i blu nel settore e voi a guardarci dall’altra parte?

Ah, ma c’eri anche tu? Ma pensa’.

Perché gli amici tieniteli stretti, ma i nemici ancora di più.

2 Risposte a “Viaggio al termine della notte, Cap.XIII. Milan-Hellas Verona 2-2”

  1. Conte l’ultimo paragrafo mi ha particolarmente commosso….26 gennaio 1997 dice il web….ricordo che era la prima trasferta di un nostro amico detto “il figlio di Satana”….non è mai più venuto ad una partita di calcio…e non è stata nulla rispetto ad altri incontri coi Butei….

    Quando ti ho scritto sabato sera tutto preoccupato per la loro vicina presenza poi ci ho pensato bene…ho pensato che alla fine commosso li avresti quasi abbracciati….in memoria dei bei vecchi tempi andati…

    Conte oltre a non essere evoluti mi sa che siamo anche paleolitici…

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