Una Stagione all’Inferno 9 – Milan-Rrrioma

Ad un certo punto ho pensato che fossimo dentro la sceneggiatura di uno di quei film di cassetta iuessei che nessuno dice di vedere poi tutti conoscono a memoria: avete presente no? Quelli con il protagonista schifato da cani e porci, ma che in realtà ha un cuore d’oro, e che dopo una vita di umiliazioni e vaffanculi salva la baracca e diventa l’Eroe. Insomma, il Redento verso il quale tutti poi si sentono fondamentalmente delle merde, visto che fino ad un secondo prima del riscatto gli auguravano come minimo di finire a fare l’impiegato del catasto a Vibo Valentia. 

Ecco, dopo una partita in cui lo avevo insultato pure in swahili, gli avevo augurato l’infecondità a lui e tutta la sua progenie (?) e soprattutto implorato quell’Inutile in panchina di cambiarlo, Muntari l’aveva messa. E che gol, ragazzi miei. Già ci stiamo sbellicando all’idea che il Manchester United potesse essere interessato a Zapata, ci manca pure che adesso il Barca per Sulley ci proponga uno scambio alla pari con Iniesta (ma va bene anche Xavi, Fabregas. O anche uno a caso delle giovanili. Basta che non sia Busquets). Ma non solo, Zapata in versione Beckenbauer ed Emanuelson titano sulla fascia ci facevano capire che sì: è davvero Natale e siamo tutti più buoni.

A quel punto tanto valeva mettere dentro Constant per l’attacco finale, al grido di Eja eja Alalà. Oppure Matri. Poteva essere la sua grande occasione (ah no, Matri l’aveva anche messo in campo. Un piccolo particolare che ai più era clamorosamente sfuggito). E invece nulla. Balo si mangia pure l’occasione al 90° e pareggiamo una partita che ti lascia una sensazione strana. Come quando ti senti un po’ in colpa verso una ragazza ma alla fine realizzi che è lei che dovrebbe chiederti scusa. Cioè: la Rometta è una squadra incomprensibile. Per i primi 20 minuti non ci fa vedere la biglia. Sembra la New Team di Holly e Benji. Verticalizzazioni, triangoli, diagonali offensive, ripartenze, le discese ardite e le risalite. Tutto di prima. Noi a mangiarci le mani a vedere Strootman che giocatore è. Poi si addormenta. Nel secondo tempo prima la omaggiamo gentilmente di un rigore surreale (che anche qua, permettetemi. E’ possibile avere un portiere inchiodato alla linea come Abbiati e uno che va dove cazzo gli pare come l’Angelo Gabriel? Le vie di mezzo no? Comunque Briciola vale dieci volte sto qua. Il problema è che ha anche dieci volte la sua età), poi danno la sensazione di poter fare il 3 a 1 quando gli pare e piace finché niente. Black out ancora. Pareggiamo e loro vanno evidentemente nel panico, tanto che il 3 a 2 per noi è nell’aria. Mettici anche un mezzo rigorino su Kakà. Insomma, alla fine usciamo che ci gira pure il culo. Che poi, a proposito. Ma che culo c’ha Allegri? Altro che Sacchi. Ogni volta che siamo ad un passo dal baratro, anzi, con un piede dentro, arriva il pareggino che prolunga l’agonia di un altro po’. Che poi avessi detto la vittoria scaccia crisi. No, proprio il pareggino grattato giù.

Come contro l’Ajax. Non so voi ragazzi, ma io non mi cagavo così da tempo immemore. Contro chi poi. Nessuno. Gente che il pallone lo sa prendere solo a randellate. Uno 0 a 0 mortificante, in cui l’unica cosa apprezzabile messa in campo dai ragazzi sono gli attributi. E il bello che alla fine passiamo pure il turno, con la serena consapevolezza che anche a Madrid contro l’Atletico andiamo a fare la gita, proprio come le comitive di pensionati che vanno sui pullman e non li fanno pisciare se non comprano le pentole.

Torno a casa (il freddo..), accendo la tivvù e mi ritrovo anche Sky che mi dice che siamo ad un passo da D’Ambrosio, un terzino sinistro che se non altro sfoggia una pettinatura impeccabile, stile Amedeo Nazzari nei film dei Telefoni Bianchi negli anni 30. E ancora, si esagera: addirittura la Lazie starebbe valutando lo scambio Matri per Hernanes. Fermi tutti. Se riesce a combinare questa, prometto che chiamerò mio figlio Adriano. Macché. Lo chiamo direttamente Cravatta Gialla. Il Profeta c’hai piedi buoni e secondo me si è scassato la minchia di stare in una squadra di tutto rispetto ma fondamentalmente senza grandi sbocchi come le Aquilette Coccodè.
Insomma, non dico che mi sono alzato di buon umore oggi, ma quasi. Ero lì che stavo spulciando il mio iPhone per capire se la serata avrebbe portato sollievo a questa arida solitudine esistenziale che scoppia il dramma borghese. Scommesse, indagati, fermati, perquisizioni. Cosa cosa? E poi chi sarebbero i colpevoli? Brocchi e Gattuso. Gesù.
Va beh su Brocchi sorvolerei. Baci & Abbracci. L’amicizia con Vieri. Quel giro lì. Mah. Non mi piace.

Ma cazzo Rino. Dai. Proprio tu. Sono cose che fanno male al cuore. T’abbiamo, ti vogliamo bene come ad un tenente di Leonida uscito fuori direttamente da 300. Ti abbiamo elevato a paladino del calvinismo milanista, intollerante verso creste, orecchini, ritardi all’allenamento e atteggiamenti da fighetta. Ti abbiamo visto su quella balaustra a Roma che davi del pezzo di merda a Leonardo (cosa sempre buona e giusta, ricordiamocelo tutti). Come puoi averci fatto questo? Per fortuna verso metà pomeriggio Ringhio smentisce con fare indignato. Meno male. Ora, premesso che anche se venisse appurata la responsabilità di un singolo è tutt’altra cosa dire che la società sia coinvolta e quindi punibile, la mia linea è la stessa del 2006. Ovvero la pioggia di fuoco purificatrice. Siamo coinvolti? Ci siamo venduti e/o comprati le partite? Mandateci in B, anzi in Lega Pro. Noi le merde e i gobbi, eh. Tutti assieme. Ripartiamo da zero. Tanto S.Siro è già deserto, sotto la soglia dei 20mila malati secondo non scendiamo. Trasferte epiche a Legnano, a Pavia, a Barletta. Quelli del Catanzaro da noi, che da sempre sogno di vederli. Scioglimento dei gruppi della curva. Si riparte con lo spontaneismo da strada. Numeri sulle maglie dell’1 all’11. Ragazzi della primavera. Un cupio dissolvi da cui risorgere ripartendo proprio da qualche campo spelacchiato, proprio come quelli su cui si giocava 114 anni fa. Colonna sonora: il Requiem di Mozart. Avete presente la scena di Amadeus in cui il misterioso committente va a dire a Wolfango di scrivere una messa solenne? Per tutti era Salieri. E se fosse stato Moggi? Vallo a sapere.

Una risposta a “Una Stagione all’Inferno 9 – Milan-Rrrioma”

  1. Anch’io a volte auspico la caduta nelle serie inferiori per sottoporre il Milan e il Milanismo ad una catarsi, che ci liberi dal peccato originale del 1986 e ci riporti ad essere quella tifoseria misto di nobiltà e proletariato che eravamo un tempo e che ci distingueva da quella bottegaia, piccolo borghese, notarile, di avvocati, cantanti, comici, motociclisti che, invece, rappresenta la seconda squadra milanese. Anch’io sogno un tifo affidato allo spontaneismo, dove i cori partono perché un qualsiasi sconosciuto del rettilineo li intona o uno stadio imbandierato perché ognuno se la porta da casa, la bandiera, magari accompagnata dal sacchetto pieno di coriandoli, come facevo da bambino. Ma poi ascolto le notizie mattutine e scopro che il cavaliere tornerà ad occuparsi in modo continuo del suo Milan , magari investendo denari, smettendola con i parametri zero, ricostruendo un Milan capace di tornare a dominare il mondo. E allora la mia sicumera di masochismo catartico barcolla…Allo stesso modo, realizzo che è ancora e sempre la Curva, decaduta, cambiata, de-milanesizzata, imbruttita, incattivita finchè si vuole…..ma è ancora il solo e unico motore che scatena quel po’ di tifo, quel po’ di sostegno, quel po’ di colore…il resto del pubblico è davvero incapace di sostenere, di spingere, di aiutare…facile farlo durante il momento topico, gli ultimi 5 minuti quando attacchi all’arma bianca. E dal punto di vista del colore, la Curva la trovo addirittura migliorata: vi sono bandiere bellissime, tante e grandi, come non avevamo mai avuto nel corso dei decenni. A volte, poi, ho paura di cadere, io stesso, in quella demagogia tipica dei vecchi, dei reduci: eehh…una volta, ai miei tempi la Curva era un’altra cosa….Lo dicevano anche quelli ” original Ultras” degli anni ’70 a noi sbarbati anni ’80….guardando il nostro entusiasmo, la nostra pazzia, le nostra dinamiche e il nostro spirito, che non riuscivano a capire perché era già così diverso dal loro…Sono confuso. Sono incerto. Quello che so . come già detto più volte. è che sarò sempre lì, fino all’ultimo respiro ( mio ) e fino all’ultima maglia rossonera che entrerà in campo.

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