Una Stagione all’Inferno 15 – Milan-Pavma 2-4

16  Marzo 2014

C’è gente che pensa che il mio fanatismo calcistico implichi il fatto che viva nelle caverne nutrendomi di bacche e di licheni, invece di essere quel raffinato uomo di lettere che mi vanto di essere. Invece vi sbagliate, cari miei. Ad esempio, amo il cinema. Avete mai visto ‘Santa Sangre’ di Alejandro Jodorowsky? C’è una scena ad inizio film che riassume alla perfezione il nostro stato attuale. E’ il corteo funebre che accompagna la morte del beniamino del circo: un elefante, trasportato in un’immensa bara decorata con fiocchi e pennacchi. 

Ecco, in quella bara c’è sepolta una certa idea di Milan. Quella che è finita da mo’, quella che ci hanno provato lo stesso a vendere, nonostante l’evidenza dei fatti.

Il Milan dei ‘siamoapostocosì’, ‘siamoultracompetitivi’, ‘ilclubpiùtitolatoalmondo’, del ‘la musichettadellaScempions’. Siamo al livello zero, da qua in poi si può solo precipitare ulteriormente. E il corteo funebre è la contestazione fatta ieri.

Diciamoci la verità, l’unico senso per cui valeva la pena andare ieri allo stadio era vedere che avrebbero combinato quelli della Sud. Bene: il loro comportamento è stato assolutamente coerente con la mediocrità globale in cui siamo precipitati. Ci penso e ci ripenso da ieri pomeriggio e quindi non ci giro attorno: come mai non è stato fatto uno striscione, un coro, niente per contestare la Presidenza?

E’ una domanda semplice, che dovrebbe avere una risposta semplice. Perché su questo spero che si sia tutti d’accordo. Il nostro problema numero uno non era Allegri ieri (benissimo che sia stato cacciato eh, intendiamoci), non sono (solo) le pessime scelte di mercato di Galliani, non è l’impegno vacante di alcuni giocatori, quanto semmai la mediocrità globale della rosa. Il nostro vero dramma è il disinteresse, ormai palese, dalla Presidenza, che ha venduto Ibra e Thiagone senza la minima progettualità di riduzione del danno e che, soprattutto, non manifesta nessuna intenzione di investire su questa squadra nel futuro. Ma proprio nessuna, nel senso che persino il riscatto di Rami – pessimo con l’Atletico, va detto – pare venga dato per problematico.

Ecco, queste cose le penso io, le pensate voi, le pensano tutti. Possibile che non le pensi chi invece perde tempo a fare cori contro Raiola? 

Che poi, nella mia vita pensavo di aver visto di tutto, ma i cori contro un procuratore, beh, mi mancavano.

Ora, non potendo provarlo, non posso certo affermare che la presa di posizione di ieri sia stata strumentale e soprattutto lungimirante verso i futuri scenari societari. Però ecco, ci siamo capiti.

Che tra l’altro ci volevo anche andare ai box a vederla di persona questa famosa contestazione, ma come al solito, i miei fidi sono arrivati in ritardo e abbiamo avuto giusto il tempo di sederci dopo che in uno stadio vuoto e sgonfio d’entusiasmo lo speaker si era spolmonato per presentare le formazioni (applausi giustissimi per Roberto Donadoni).

E anche lì. Se c’è un aneddoto che nel mio repertorio arriva appena dopo Pontecurone, l’Ippodromo coi gobbi, i cagliaritani che cercano di arrivare al baretto (poveretti) e Tiburtina nel 2005 è il delirio del 1998 proprio contro i noiosissimi pavmensi.

Delle uova in campo, delle spalle girate, del pullman bloccato sapete già tutto (ehi, QUELLA era una contestazione. Ammetto che adesso proprio con quelle modalità non si può più fare. Va detto per onestà intellettuale). Qualcuno quanto meno si ricorda di quando sono arrivati circa 300 ducali che non si erano accorti della presenza di qualche migliaio nostro nella collinetta sotto all’ingresso dei box. Già eravamo incazzati, avevamo perso la finale di Coppa Italia con la Lazie, eravamo stati asfaltati 5 a 0 dalla Rioma ed eravamo reduci da due anni di merda. Ci mancavano ‘sti quattro scemi che facevano: “Milan Milan vaffanculo” per far notare la loro presenza inutile e darsi un tono. 

Mi ricordo solo che gli abbiamo fatto una carica ululante tipo assalto del settimo cavalleggeri che mi ha permesso di leggere chiaramente sulle prime file loro la pura espressione di terrore (abbastanza giustificato). Aahahah che risate. Si sono volatilizzati dentro ai cancelli in tempo record, roba che in confronto Husain Bolt è uno che sta con la seconda inserita sulla Milano-Laghi. Insomma, allora ci si divertiva anche così. E non era mica poco, vi assicuro.

Intanto, perdiamo la terza di fila in campionato. E le prossime due sono fuori contro Lazie e Viola. Insomma, meno male che la terz’ultima sta a 12 punti di distanza.

Che poi, lo posso dire? Clarence io mica ti capisco.

Perché Rami sta fuori?  Perché hai riproposto l’inguardabile Mexes, che ieri ha cercato di fare autorete e di farsi espellere con fallo assurdo (in attacco!). Perché metti sempre il Pazzo quando ormai i guai sono irrimediabili? Riccardino è stato ammirevole fino a Dicembre, poi ha realizzato che al Mondiale col Brasile non andrà mai e mentalmente ha mollato. Sta di fatto che due di fila non le fa più. Perché continuare ad insistere? “Eh ma ho già trovato la squadra mentalmente e fisicamente messa così”. Verissimo. Però sette sconfitte iniziano ad essere tantine, no? Magari fare una riflessione, una sana autocritica? Pare troppo?

L’autocritica, sia chiaro, dovrebbe essere collettiva, stile seduta di autocoscienza dei collettivi femministi degli anni 70. Perché vi ricordate la bara extra large di cui sopra? Lì c’è una certa idea di Milan. Ma non IL Milan. Perché IL Milan lo teniamo vivo noi, incazzandoci, soffrendo e facendo la nostra parte. Essendoci, innanzitutto. Davanti alla mia scrivania ho una foto: Aldo Maldera nel 1982, l’anno della seconda retrocessione, che dopo un gol all’Avellino si arrampica sulle inferriate per esultare. Siamo tutti quelli che sono lì dietro a quella foto, con le mani alzate. Ricordatevelo. Siamo tutti noi. Fedeli alla nostra bandiera.

 

5 Risposte a “Una Stagione all’Inferno 15 – Milan-Pavma 2-4”

  1. è che poi uno vorrebbe commentare l’assurda contestazione a cui abbiamo assistito (assurda perché non tiene conto del principale responsabile, tanto che “tutto lo stadio” si è limitato a qualche timido applauso al VOI-SIETE-UNA-SQUADRA-DI-MERDA), ma poi legge:
    “Siamo tutti quelli che sono lì dietro a quella foto, con le mani alzate. Ricordatevelo. Siamo tutti noi. Fedeli alla nostra bandiera”

    e cazzo, si commuove e ti dà ragione.
    FORZA MILAN.

  2. Come sempre! non possiamo fare altro che continuare a tifare Milan, incazzarci anche quando non ha alcun senso e sperare che qualcosa cambi, che tanto andare a parlare con l’allenatore negli spogliatoi non ha mai risolto niente.
    Come quell’altra volta col Parma, al gol di Weah al secondo blu cantavamo “non c’è n’è frega un cazzo” ma in fondo al cuore (parlo per me) un filo di gioia c’era, anche solo pensando a Giorgione che quella contestazione non la meritava.
    Non vado a vedere una partita allo stadio dallo scioglimento della Fossa, non ho mai fatto parte di nessun gruppo organizzato ma la Fossa era uno dei motivi principali per andare allo stadio a tutte le partite casalinghe (anche in certe giornate piovose degli anni di capello, con squadre come Atalanta e Reggiana, già sapendo di andare incontro ad un noiosissimo 0 a 0), vorrei semplicemente essere Milanista in quel modo e fortunatamente, guardandomi in giro, so che in tanti la vivono così, non sarà un presidente decadente e una tifoseria scialba a togliermi la Fede, certo che il fastidio che sanno procurarmi con le loro scelte è incomprensibile per chi non ci è dentro!
    “Sia che vinca, sia che perda, forza Milan……..”

  3. …” LA FEDE MORIRA’ CON NOI, NON PRIMA”. Questo il motto che ho inciso, indelebile, dentro l’anima. Questo il motto del gruppo a cui decisi di aderire, dodicenne imberbe, nel 1977, a scapito dell’altro gruppo, con il Leone ruggente. Mi affascinava e mi sembrava più cattivo quel teschio delle SS….benché fossi, già a quell’età, fermamente schierato politicamente, antifascista militante, convintissimo. Il teschio, il nome delle Brigate e il loro motto…l’ho preso davvero sul serio: la fede morirà con noi, non prima. E lo so che qualsiasi Brigatista, di lunga o corta data, prova un moto di orgoglio, di appartenenza, di identità, quando lo rimembra. Nonostante tutto. Nonostante questo calcio. Nonostante questo triste e noioso ” andare allo stadio” di questo millennio. Nonostante tutta quella corte dei miracoli, inguardabile, inutile e insulsa che popola la tribuna e il sotto-tribuna, fatta da fighe, fighetti , danarosi, invitati dagli sponsor, energumeni provenienti dal terzo mondo ( ..presto anche l’Italia) addetti alla security, brillantoni, tronisti, vips, modelle, cocainomani, troie, assalitori di buffet e di derrate alimentari propinate dal catering, sky-boxisti etc etc Tutta gente alla quale, del Milan, non gliene frega un cazzo. E paradossalmente calpestano quel suolo che un tempo, il mio tempo, era il PARTERRE. Il parterre di San Siro…con quel suo inconfondibile color rosa antico…dove si accalcavano i veri malati…quelli che per loro la partita era respirare il sudore dei giocatori, lì a pochi metri, oltre le inferriate, e ascoltarne il respiro e le bestemmie e il rumore del cuoio del pallone…Quelli che recuperavano il mazzo di fiori scambiato col gagliardetto a centro campo prima del fischio di inizio e a volte i fiori li donavano loro a qualche beniamino. Quelli che a volte gettavano oggetti, allungavano le braccia e le mani tra le inferriate, facevano le corna…Ma le stesse mani e le stesse braccia si protendevano fino a toccare ed abbracciare l’autore del gol, quando questo si arrampicava sull’inferriata. Quelli del parterre o erano veri milanesoni o erano terroni davvero milanesizzati…così distanti , alla nascita, ma così simili, grazie a Milano e al parterre del suo stadio. Me li sono sempre immaginati come quelli che alla sera, poi, andavano a popolare la Pelota di via Palermo….Non grandi conoscitori della storia del Milan, dei luoghi e dei personaggi, piuttosto feticisti dei giocatori del momento, con un bisogno di contatto quasi corporeo con i campioni. E poi la grande possibilità di essere ripresi dalla telecamera e di rivedersi alla Domenica Sportiva o a Domenica Sprint: ecco vedi, questo all’altezza della trequarti sono proprio io! Non c’è più niente. Non solo di questa fauna, di questo popolo, di questa gente da stadio. Non c’è più niente del mio Milanismo, non c’è più niente della mia Milanesità, non c’è più niente della mia Milano. Però, proprio come ancora oggi accade, quando nelle sere di giugno o di luglio, percorro certe strade, chessò…Porta Magenta, Genova, Solari…o anche di là, più a est, porta Vittoria, Venezia , con quei palazzi dei primi Novecento…mio Dio , el mè Milàn, l’è propri un belèe…non c’è niente di più bello al mondo di questa città…..l’anima si riempie di felicità….STADTLUFTE MACHT FREI , mi dico…l’aria di città rende liberi…e mi sento vivo , e ringrazio Dio per avermi inventato Milanese nella mia Milano…allo stesso modo, mi accorgo che quando entrano in campo quelle maglie Rossonere il mio cuore batte più forte e scoppia di gioia. E finchè sentirò battere il cuore per loro, vorrà dire che sono vivo. Vivo davvero. La fede morirà con noi , non prima. E io mi sento vivo.

  4. Cavoli POTSY, mio padre mi ha fatto crescere milanista nel parterre… ora sono preoccupato per me stesso 🙂

    P.S.
    Ricordo ancora una signora anziana che allungava le mani per cercare di toccare Scarnecchia durante un corner.

  5. ….SI CHIAMA ” FROTTEURISMO”, IN FRANCESE, LA DEVIAZIONE SESSUALE DELLA SIGNORA.

    Non preoccuparTi, Canevolante….sei stato tra il meglio che la Milanesità calcistica ha saputo esprimere! Uno del
    ” parterre”…

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