TRANSMISSION FROM THE SATELLITE HEART – cap. 4: Milan-Hellas Verona 2-2

Che questo è anche il bello dell’andare allo stadio. Che quando le cose precipitano, quando tutto va male, non è che puoi farci molto. Che ne so, sali al Bar, vai a prenderti l’ennesima birretta, fai una sosta al bagno cercando di captare il brusio del pueblo mentre cambi l’acqua al merlo. Ma per il resto, sei inchiodato lì. Al tuo dolore, alla tua frustrazione, così privata e così condivisa con chi ti sta attorno e come te soffre, bestemmia, spera fino all’ultimo. Al massimo te ne puoi andare prima, comportamento indegno che provoca solo schifo e ribrezzo in veri Guardiani della Fede come noi (a parte quelle volte ai tempi belli in cui scendevi per vedere chi usciva dal settore ospiti. Ma per fare amicizia, eh! Che vi credete)

Invece quando sei a casa, ad un certo punto ci provi a fare qualcosa che possa spostare l’inerzia, qualsiasi cosa. Cioè, perdi, li stai bombardando da ogni dove ma nulla, non entra la maledetta. E così spegni la tv, la riaccendi, metti il volume al minimo, vai a buttare il rufo di giù, mangi i gatti, pisci il cane (chi ce l’ha), lavi i piatti. Sempre buttando lì l’occhio, che hai visto mai che nel frattempo sia successo qualcosa di buono (per dire, il famoso 2-2 di Zapatone che tutti ricorderete. Al 2-0 loro e con la concreta prospettiva di un possibile massacro, non ce l’ho fatta più. Ho inforcato la mia motoretta e sono partito a zonzo per Milano. Al 2-1 di Romagnoli ero in Ortica-e abito a San Siro- al 2-2 ero sotto l’attuale City Life. Sono tornato suonando a manetta il clacson, mentre incrociavo le macchine con le bave tutti incazzate e depresse, a cui facevo peeetpeeet ciao merdeeeee).

Insomma, Domenica sera ero lì che avevo esaurito tutti i riti propiziatori, quando ho visto il replay di Ibra che sparava alle stelle il suo millesimo rigore sbagliato. E allora mi sono detto: vabbè fanculo, allora ditelo. E non era ancora successo nulla! Da lì in poi il delirio. Silvestri che para la qualsiasi. Mischie, tiri, rimbalzi, angoli, niente da fare. E in un attimo siamo al 90esimo: Rebic la scodella in mezzo, torre di Zlatan, Calabria- dico Calabria- la incrocia perfettamente. E io che ululo ‘goooooooollllgooolll cazzo protestate veronesi di merda che dovreste perdere 8-2 maledetti zitti dovete stare zitti altro che protestare che me lo ricordo ancora quel giorno del 1992 fuori dal Bentegodi le Brigate non ci sono più non ci sono più colpiti e affondati ahah’ e altre cose che non è saggio riferire adesso. E invece, il VAR. L’arbitro va a vederlo. Fallo. Ahimè, ci sta. Lo annulla. La morte nel cuore. Il ghiaccio nell’anima. Ancora 1-2. Al 90esimo.

E qui, qui ho capito che siamo una grande squadra. Perché altrimenti molli. Ti avvolgi in un involtino Primavera di dolore. Due gol annullati. Una traversa. Un rigore sbagliato. In una partita nata male, buttata via per errori tuoi e anche per una notevolissima dote di sfiga. E invece come se nulla fosse, i ragazzi sono ripartiti a testa bassa. Loro arroccati, noi come degli arieti a spingere. Dai dai dai. L’ennesimo tiro, l’ennesima parata di quel maledetto. Diaz che la recupera. La piazza in mezzo. Dove c’è lui. Ha battuto oscenamente il rigore che molto probabilmente avrebbe cambiato tutto. Eppure quando conta è lì. Palla perfetta nel sette. Non ci arriva Silvestri che manco si tuffa. Non c’è la traversa, non c’è fallo, anche se i Verona ci provano pure a reclamare (ma cosa poi? Ma state zitti). E’ gol. E io che urlo con le vene del collo che esplodono: ‘ANNULLA ANCHE QUESTO!| ANNULLA ANCHE QUESTO!’ nel cuore della notte milanese, che credo si sia sentito fino alla fine di Via Capecelatro, mentre intorno a me regnava il silenzio totale. E dire che il mio vicino è pure milanista- un ex dei Commandos ma vabbè, è bravo cristiano, va detto. Un minuto dopo, sempre Calabria on fire prova la rovesciata che manco Pelè in Fuga per la Vittoria. Finisce. 2-2.

E sono incazzato. Nero. Anche se l’abbiamo recuperata da 0-2. Anche se abbiamo pareggiato al 93. Perché meritavamo di vincere, e di brutto anche. Perché saremmo stati primi con quattro punti sulla seconda, cosa che credo non succeda, boh, dai tempi degli scudi di Nordhal.
E’ vero, inutile preoccuparsi del primato in classifica, non ci compete. Il nostro scudo è quel sudato, maledetto quarto posto. Ma questa è una squadra. Che in altri anni si sarebbe sciolta come un cremino al sole, sarebbe precipitata nello sconforto, avrebbe mollato, altro che buttare palloni dentro al 93esimo. Invece si è ritrovata nel momento peggiore, ha lottato, ha dato tutto. Come una squadra, appunto. O forse- posso dirlo sottovoce?- come una grande squadra. Finalmente. Avanti Milan!

Una risposta a “TRANSMISSION FROM THE SATELLITE HEART – cap. 4: Milan-Hellas Verona 2-2”

  1. La differenza tra un campione come Ibra, che dopo il quarto rigore sbagliato prende ancora la squadra per mano e la conduce al pari; è un coglione come Higuain, che dopo un rigore sbagliato contro la Juve molla tutto e se ne va

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