Una Stagione all’Inferno 6 – Milan-Lazie 1-1

30 Ottobre 2013

Alla fine sono i particolari che fanno la differenza. Quante volte me lo sono sentito ripetere. Eh sì, ma pure il resto. Prendete il primo piano di Kakà subito dopo aver messo quella palombella meravigliosa alle spalle di Marchetti. Gli occhi chiusi, le mani verso il cielo. Non so a voi, ma mentre mi asciugavo la lacrimuccia (perché si sappia, sono romantico, come possono testimoniare svariate mie ex che mi gambizzerebbero volentieri) mi è venuta in mente l’immagine di Ricky dopo il fischio finale di Atene. Avete presente no? Mentre tutti erano in pieno delirio e lui in mezzo al campo, inginocchiato con gli occhi chiusi, ringraziava la sua personale versione del Signore con la Barba Bianca che sta nei cieli con le Chiavi in Mano (nella sua versione conta i soldi, presumo).

Bene: allargate lo sguardo. In quella calda notte del 2007 c’era uno stadio pieno, si abbracciavano Pippo Inzaghi, Sandro Nesta, Clarence Seedorf, Gennaro Gattuso, Andrea Pirlo (ebbene sì, fa male ma è così). Da Capitano, un certo Paolo Maldini alzava la nostra settima Coppa Dei Campioni (praticamente quelle che hanno i gobbi e le merde messe assieme, con un altro paio che avanzano per mancia, questo giusto perché se lo ricordassero tutti). In panca avevamo Carletto Ancelotti, con il Tasso come vice.

Ieri invece c’erano Birsa, Muntari, Zaccardo e Zapata (tutti insieme da primo minuto, nota bene).  La fascia sul braccio adesso ce l’ha Riccardo Montolivo, e ce lo teniamo pure stretto, manco fosse Iniesta o Xavi. A dirigere la truppa, l’allenatore più detestato dai tempi di Castagner, il Dead Man Walking Massimo Allegri.

Il Tasso fa sempre il vice, ma saremmo tutti più felici di vederlo in campo. Fa brutto eh?

Fa bruttissimo. Quasi come entrare a S.Siro praticamente a due minuti e mezzo dal fischio d’inizio e farsi sfondare i timpani da quell’invasato che urla le formazioni come se fosse la finale della Scempions. Ma ha dato un’occhiata agli spalti? Così poca gente c’era solo ai sedicesimi di Coppa Italia quando beccavamo l’Ancona a metà Novembre e ci tiravamo le torce addosso in curva per non annoiarci (oggi saremmo tutti diffidati). Belli miei: facile farsi vedere contro il Barca perché c’è il nano Messi. Venite in un cazzo di infrasettimanale dopo che tre giorni prima abbiamo perso a Parma al 94° per colpa di una punizione da mille metri. Niente invece: stadio vuoto, il terzo anello deserto con le balle di fieno che rotolano stile Valle della Morte e noi spaparanzati sui seggiolini come in una sala d’attesa di Linate. Faccio una previsione: fra poco il muezzin che ulula entusiasta il nome di Zaccardo come se fosse quello di Jaap Stam o quello di Valterone Birsa manco si trattasse di Frankie Uragano Rijkaard, passerà direttamente ad elencare uno per uno gli spettatori. E al primo anelloooo… direttamente dalla Comasina… Andreaaaaa… (e tutto lo stadio) ROSSI!!!! Non poteva mancare al secondo verdeeeee… con il Lorenteggio nel cuore… Francoooooo…Bianchi!

E così via. Tanto che ci può mettere. Ormai siamo arrivati allo zoccolo duro, anzi durissimo. Meno di così non si può levare. Sono rimasti proprio i disperati. Quelli che non c’hanno un cazzo da fare. Quelli che ci vanno perché ci hanno gli amici con cui farsi una birra prima. Quelli che c’erano ai tempi della prima B. Quelli che ancora ti raccontano di quando al Mundialito Geremia e Spugna hanno guidato la carica verso la Nord. Insomma, ci contiamo veramente sulle dita di una mano. Ma voi, voi che tornerete un giorno quando saremo di nuovo primi e con il tricolore sul petto o magari in finale di Scempions (perché torneranno quei dì, vero Gesù?), sappiate che ce ne ricorderemo di sere come queste. Perché i veri Cavalieri dello Zodiaco siamo noi.

Come se fosse la targa posta alle Termopili, ci ricorderemo anche di cosa significhi avere sulla fascia l’Abate peggiore della stagione. Che già quando va bene stiamo parlando della pochezza fatta persona, ma ieri proprio niente, tanto che la prima cosa buona penso l’abbia fatta a dieci dalla fine quando è riuscito ad ottenere un corner scagliando per l’ennesima volta un cross sul difensore. Cosa significa ritrovarsi sempre e comunque Muntari a centrocampo. Oh, sembra sempre l’ospite imboscato. Ti distrai un attimo, una partita gioca Poli dall’inizio al posto suo e poi tac! Appena può acciuga lo rimette dentro. Ma che ci fa quest’uomo con Sulley? Se lo tiene sul comodino? Gli ha affidato il PIN del Bancomat? Perché ce lo siamo tenuti e Flamini no? Chiedeva così tanto il Mathieu? E soprattutto, se come pare a Gennaio arriverà anche Honda, smetterà di riproporcelo ogni volta? Perché questa è ahimè l’evidente tragedia che si consuma davanti ai nostri occhi domenica dopo domenica: siamo proprio pieni di gente scarsa. Che sbaglia passaggi da pochi metri, che non ha mai un’iniziativa, che fa il compitino e lo fa pure male. E per giunta, è pure messa in campo peggio. Tanto che la classe di Kakà risalta in modo quasi imbarazzante. Fortuna che Ricky non è un pacco.

Eravamo tutti dubbiosi, ma gioca con una naturalezza quasi commovente. E sopratutto, si prende delle responsabilità. Di provare a saltare l’uomo, di tentare un triangolo, di tirare in porta. S.Siro commosso e memore dei bei giorni andati si spella le mani gonfio d’amore nel petto. Peccato predichi nel deserto, nel senso vero del termine, considerato che ieri ci saranno stati poco meno di 20mila cristiani.

Dei quali, un buon numero se ne stava in una Curva abbastanza spopolata. Ora: va bene. Hanno imboccato una protesta su cui non si può dire nulla. La questione della discriminazione territoriale, dei cori contro i Naples ecc ecc. Lo dico senza se e senza ma. Hanno ragione. In tutto e per tutto sono dalla loro. Però. Però non è che allora il resto non esiste.

Del tipo, ehi, ci sarebbe quella cosa chiamata Milan. Una società letteralmente allo sbando, su cui ognuno è libero di dire quello che vuole (Balo al Chelsea, ma anche Cristante praticamente mai provato da Allegri e pare vicino alla Roma), con un allenatore – in difesa del quale si sono spesi addirittura con un comunicato stampa in estate – che sproloquia di piani alti della Classifica a Natale e di una partita giocate bene nel primo tempo (uno spettacolo immondo).

Insomma, ce ne sarebbe da dire. Non dico le barricate quella volta col Parma come nel 98, ma Sant’Iddio, almeno una sacrosanta incazzatura espressa anche in italiano corrente. E invece niente. Non la pensa così il resto dello stadio che a fine match fischia sonoramente un pareggio sconsolante. Non che la prospettiva di giocare sabato sera contro la Viola sia esattamente incoraggiante. Siamo proprio gli unici ad accorgerci che stiamo ballando il tip tap sul ciglio del Vulcano?

PS: Oggi è il compleanno di Marco Van Basten. Potrei ricordare mille cose. Ne scelgo solo una: match decisivo contro i gobbi nel 1991-92. Per loro teoricamente è  l’ultima opportunità per accorciare le distanze e prenderci. Come no. Finisce 1 a 1, con un eurogol di Casiraghi e un loro catenaccio immondo, tanto che al fischio finale esultano, per un punto che in pratica li taglia fuori da ogni idea di rimonta. Eravamo passati in vantaggio noi pochi minuti dopo il fischio d’inizio: cross dalla sinistra e MVB che la piazza alle spalle di Tacconi. Poi il Cigno si gira sotto la Sud e alza il dito come per dire: sono il più grande.

Certo che eri il più grande, Marco. Lo sei anche adesso.

 

* un saluto al mio amico Giorgio, laziale e vecchio ultras come me. So che soffri se scrivo Lazie, ma sono sicuro capirai

6 Risposte a “Una Stagione all’Inferno 6 – Milan-Lazie 1-1”

  1. Caro Conte, sai che ti dico: che alla fine è lo stesso bello esserci. E tanti saluti a chi sta a casa.

    P.S.

    Almeno l’invasato che legge le formazioni ci ha risparmiato la retorica delle notti di Champions.

  2. Grazie per i saluti…anche se Lazie continua a non piacermi…ma sono troppo di parte.

    Comunque, come sempre, ottimi articoli

    Giorgio – Sodalizio Lazio

  3. gente che fischiava, e sonoramente ricordiamolo, la lentezza di pirlo, la supponenza di clarence e il “gioco compassato” di Carletto.
    io glelo dico ogni domenica. Ve lo meritate. E glelo diro’ anche quando torneranno, uh se glelo diro’.

    Gran bel pezzo, bravo.

  4. Non mi meraviglio più di nulla. A volte penso che un annetto ( nuovamente..) di B ci farebbe bene, come successo ai viola o ai gobbi, ma poi ci ripenso e mi convinco che è proprio QUESTO calcio ad essere cambiato….In ogni caso, dal 1977-78 faccio regolarmente il mio abbonamento, fino al 2005 al 2°blu, da allora al 1° blu…e lo faccio, con altri irriducibili, il primo giorno di prelazione, senza aspettare campagne acquisti mirabolanti, lo faccio e basta…perché siamo tossici di Milan e di calcio, di questa droga, come già detto altre volte, ” tagliata malissimo” negli ultimi anni. Andiamo lì per la maglia, per la nostra storia, per Milano e per la nostra Milanesità. Andrò lì fino all’ultimo respiro. POTSY

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