Rise Above, cap. XII. Milan-Genoa

18 marzo 2017

Un classico dei miei (numerosi) fallimenti sentimentali è stata la mia totale e tenace pigrizia nell’andare al cinema. Se mi sembra assolutamente ovvio andare a vedere un ottavo di Coppa Italia a dicembre con meno cinque gradi (e perché mai non dovrebbe esserlo), mi ci vuole una catapulta per spostarmi in una sala davanti a un grande schermo a sgranocchiare popcorn. Ma del resto amici, a cosa serve andare al cinema quando basta venire a San Siro per gioire di ogni possibile luogo comune narrativo?

1. Spy Story. I china ci sono, non ci sono, resta il Berlusca, arriva una cordata araba, italiana, altri cinesi misteriosi (del resto sono un miliardo e sono tutti uguali, come si fa a riconoscerli). genoamilan chiarezzaAddirittura entra con il 25% Renzo Rosso della Diesel, che ha già dato il suo indispensabile contributo disegnando in esclusiva per noi delle divise così tamarre che al posto di Casa Milan per la futura sede potremmo optare le Rotonde di Garlasco. Ormai siamo rassegnati, o meglio evitiamo con nonchalance l’argomento, come una specie di allegra locomotiva che fa ciuff ciuff e viaggia spedita verso il baratro. Prima non c’era news su Internet o tweet di sedicenti esperti di mercato che non fosse analizzato e sezionato. Adesso ci siamo ampiamente rotti i coglioni e attendiamo l’apocalisse sorseggiando delle birrette al Baretto. Sappiamo che prima o poi qualcosa accadrà, ma tutto fa pensare che non ne saremo per nulla felici. Quindi, tanto vale.

2. Il drammone epico. Capita ormai abbastanza raramente, ma fa un certo effetto entrare sotto la Nord e trovarsi a cinque metri i tifosi ospiti che stanno salendo al Terzo Anello. Hai passato una vita a vedere da lontano molti di loro, pagando ogni tentativo di avvicinamento con lacrimogeni e manganellate che ti fa strano trovarseli lì, che ti passano vicino. Per lo più ci si ignora bellamente, esiste ancora la parvenza di quella deontologia per cui gli ultras non cagano i civili, ma ogni tanto qualche parola vola. Come con i genoani sabato sera. Io e li ricordo quando eravamo arrivati a partita iniziata il giorno di Pontecurone, vantaggio loro, Simone e Papin la ribaltano, alla fine Andrea Fortunato (poveraccio) segna il gol salvezza. fossa grifoniNoi ci sentivamo in gita, avevamo dato appena un ripassata ai loro cugini che se la ricordano ancora, anche se negano. Credo sia stata l’ultima partita in cui venne esposto lo striscione della Fossa dei Grifoni, e lasciatemelo dire, sono contento di averlo visto. A fine partita erano venuti sotto il settore fare un po’ di cinema. Due anni dopo è successo quello che successo e sull’argomento non farò commento alcuno. Posso dire che avevo già il biglietto in tasca e non ci sono andato per un esame spostato all’ultimo il giorno dopo. Quella domenica l’ho vissuta davanti  alla tv con un genoano, mio coinquilino, ed ero senza parole, come lo sono adesso. Solo penso che quel giorno, per tanti motivi, sia iniziata la lunga erosione che ha portato alla trasformazione e alla scomparsa definitiva di quella che era la nostra Curva un tempo. Ma questo è un altro discorso.

3. Happy Ending. Siete mai stati a Philadelphia? Caso mai ci passaste, sappiate che gli americani la amano perché c’è la Campana che ha scoccato le note dell’indipendenza, mentre per il resto del mondo è sostanzialmente la città di Rocky. Infatti tutti, nessuno escluso, si fanno la scarpinata che porta alla famosa scalinata dove Sly Stallone si forsenna sulle note di ‘Californiaaaa’ (ok, non dice così, ma l’ho creduto per anni). Noi di Rocky in miniatura, di gente passata dal pigliare gli schiaffi alla redenzione, qualcuno ne abbiamo: prendete il Uallarito Sosa. Ci stava sul cazzo quando manco l’avevamo comprato, per mesi e mesi l’abbiamo spernacchiato, poi ci siamo resi conto che è l’unico là in mezzo che sa passare un pallone in verticale, una cosa che non vedevamo dai tempi di Culone Seedorf. Oppure Lionello Vangioni. Ma chi è, da dove arriva, ma che fa. Non giocava mai ma proprio mai, il sospetto era che a Milanello l’avessero riciclato come parcheggiatore abusivo. Finché per caso Montella l’ha buttato in campo, fra la costernazione collettiva che già contava i gol subiti con il pallottoliere. Invece. Difendere insomma, ma salire sale, una cosa rarissima da queste latitudini. Insomma ce lo teniamo stretto che a momenti ci manca pure se non c’è. Oltretutto pare porti bene. Idem Mati Fernandez, che Vincenzella ha insistito per avere manco fosse quello cicciottello dei Take That. Io mi ero proprio scordato che esistesse, finché me lo sono visto in formazione sabato. Pronti via, corre, lancia, pressa, raddoppia, la mette di giustezza su un triangolo al bacio, a momenti mette il secondo, poi a metà secondo tempo stramazza in comprensibile debito di ossigeno. Adesso ci manca solo che Gionni Lapadula la ficchi all’ultimo minuto in una partita seria (non dico quale, ma ci siamo capiti) per mettersi ad urlare “Adriaaaaanaaa” dal Secondo Verde.

4. Porno. Del genere Extreme Deep Anal. Immaginate che nulla succeda e nulla cambi. Senza closing e all’alba dell’ennesimo ‘siamoapostocosì’, secondo voi chi rischia alla fine di restare a 90° senza vasella? Ecco.

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