Rise Above, cap. VII. Milan-Casteddu 1-0

‘E’ forse finita quando i tedeschi hanno bombardato Pearl Harbour? Non è finito niente! Perché quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare!’ Animalhouse347

Lo diceva anche il John ‘Bluto’ Blutarsky di Animal House che è dentro di me, quando a dieci dalla fine di un frustrante Milan-Cagliari di inizio Gennaio ho cominciato a sentire le mie estremità perdere qualsiasi segno di vita. Freddo nelle mani, freddo nei piedi, freddo nel cuore davanti all’allarmante prospettiva che per la terza partita consecutiva in Campionato non riuscissimo a buttarla dentro, inchiodati sullo zero a zero da un dignitoso Cagliari, uno squadrone che finora i palloni raccattati nella propria rete li ha contati con il pallottoliere. Battevo i denti e piedi per terra e dicevo ‘dai cazzo, ragazzi, dai dai!’,  mentre fissavo sempre più sconfortato il cronometro.

Ho provato a ripescare altri freddi siderali del genere. Uno è il leggendario Milan-Lazio di Coppa Italia, Dicembre 2001. Partita sospesa ancora prima di iniziare e gente congelata al baretto. Io ho praticamente fuso la macchina cercando di arrivare, con un parziale record di percorrenza su via Washington di un’ora e quaranta. 100 minuti tondi tondi, facendo folle-prima-seconda-folle pensando che non ce l’avrei mai fatta. Guidavo sotto la bufera mentre renne e orsi polari mi attraversavano la strada e mi ripetevo: non posso perdere un quarto di Coppa Italia. Non posso. Appunto. Perché la Coppa Italia è così. Sono quelle serate in cui può succedere di tutto, come diceva Mickey Rourke in ‘Angel Heart’ (però lui parlava d’altro, credo. Nella fattispecie, del voodoo, che in fin dei conti è un ottima metafora calcistica). Per questo tutti voi che mi leggete, nessuno escluso, giovedì sera sarete al Tempio per Milan-Toro di Coppa Italia, VERO? Ma torniamo al gelo: mi ricordo anche l’amichevole con la Dinamo Kiev subito dopo l’acquisto di Sheva (sì, vado a vedere anche questa partite assolutamente idiote). Freddo cane, striscione in cirillico di benvenuto, stadio ovviamente deserto, noi a tirarci qualsiasi cosa in curva per far passare la noia. Diciamo che allora l’alcool dava un grosso aiuto. lapadula al freddo

Domenica avrei avuto bisogno di una magnum di Grappa. Per la verità, non ero solo io a patire evidenti sintomi di assideramento, ma tutti noi, che in un’inedita versione del Bue e dell’Asinello ci stringevamo sbuffando attorno ai nostri ragazzi in campo, che peraltro sembravano replicare in minore la stessa partita con l’Atalanta. Primo tempo moscetto, secondo all’arrembaggio, per la verità con moderazione, con relativa sequela di occasioni ciccate. Soprattutto, cresceva l’inquietante consapevolezza che là davanti abbiamo due che sembrano essersi appena incontrati nella sala d’aspetto del dentista. ‘Ciao, mi chiamo Carlos’. ‘Ciao, io sono Mbaye. Uh, anche tu giochi nel Milan? Che figata’. Già non abbiamo esattamente un centrocampo ipercreativo, domenica pomeriggio/quasi sera là davanti mancavano solo le balle di fieno che volteggiavano nel nulla. Vincenzella a fine partita dirà pure che ha visto Niang in crescita. Sarà, anche se inizio a sospettare che abbia uno spiccato senso dell’umorismo e ci prenda un po’ per il culo.

Forse per quello, mattacchione che non è altro, ha aspettato praticamente tutto il secondo tempo per mandare in campo Gionni Lapadula, invocato a furor di popolo come salvatore della patria. Praticamente dall’inizio della ripresa c’era una specie di mantra che si alzava dal Circolo Polare Artico di S.Siro. Metti Lapadula, metti Lapadula (seguito da: togli Niang, togli Niang). Ora, ci siamo resi conto che Lapa un fenomeno non è, però almeno ha buttato subito quella cajenna che ci ha fatto sperare che arrivasse quella botta di culo che questo weekend ha fatto segnare praticamente chiunque verso il 90esimo, dalle Merde ai Pulcinellas. E infatti. Palla in mezzo, tiro, ribattuta, casino, Bacca solo davanti al portiere. Gol. Esultiamo come se fossimo al Maracana’ con Aristoteles e di colpo la temperatura s’impenna stile Acapulco a mezzogiorno di Ferragosto. baccalapadula

Ora: in quella specie di assist da sdraiato voglio leggerci una serie di significati probabilmente inesistenti. Carattere, cazzutaggine  e voglia di mettere in crisi Montella. Beh amico mio, ci sei riuscito, anche perché dubito che a Gennaio arriverà qualcun altro a creargli grandi problemi di scelta. Anche a questo giro il nostro mercato si risolverà in un immenso niente: questi abbiamo e con questi dobbiamo arrivare a Maggio.

Ma non starei a lamentarmi troppo. Ehi, abbiamo sette punti in più con una partita in meno rispetto all’anno scorso! Non so voi, ma io a Settembre ci avrei messo la firma in Times New Roman grandezza 36.

3 Risposte a “Rise Above, cap. VII. Milan-Casteddu 1-0”

  1. Ocio lì….và chi ricompare dalla nebbia….lo Zabrak…..e noi sempre qui a parlare delle stesse cose e a fare le stesse cose (beh proprio le stesse no a dire il vero)…..dici che prima o poi ti fai rivedere anche dal vivo o rimani un’ombra nella nebbia?

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