Cronache del dopobomba 7 – Milan-Viola 1-3

Nella vita ho imparato che bisogna ammettere le proprie debolezze. Io, tipo, a 15 anni ascoltavo i Manowar. E mi piacevano.

Uno dei grandi assenti: Nocerino

Trovavo l’epica guerrafondaia di pezzi come ‘Kings of Metal’ appassionante come in seguito avrei trovato la visione di 300. Poi me ne sono vergognato quasi subito, ma questo è un altro discorso (mentre 300, lo rivedo regolarmente ogni due- tre mesi).
Oppure, c’è stato un periodo abbastanza lungo nella mia vita in cui ero solito tornare a casa dal mio pub preferito insieme ad un mio grande amico (ahimè di fede avversa) e cantare a squarciagola insieme a lui le canzoni di Tiziano Ferro. Avevamo proprio una playlist dedicata, ‘La Titti’, e da Porta Romana fino a S.Siro cantavamo come agnelli alla vigilia di Pasqua, senza vergognarci. ‘Noooon c’è una soluzione/ questa casa sa di teeee’. Così, in modo innocente, nonostante le occhiatacce delle persone affiancate a noi ai semafori. No, signora, non siamo omosessuali.
Perché dico questo? perché come mi disse una volta la compianta buonanima della mia ex fidanzata: “Ha ragione Tiziano Ferro, l’amore è una cosa semplice” (*).
Parrà strano, lo è anche il calcio. Per cui se hai quasi capito qual è la tua formazione, non dico formazione-tipo, ma una formazione accettabile, non conviene azzardare repentini cambiamenti mettendo in campo due cadaveri semoventi come Pato e il Boa, bensì magari, anche solo per pararsi il culo, tenere fisso lo stesso undici che ti ha garantito un paio di partite decenti. Se Mexes ti combina disastri in quantità industriale, possibile che non possa giocare Marione Yepes?

Si vede di no.

Domenica alle 15 lo pensavo io, lo pensava il mio vicino di posto, quello sotto e quello sopra. Insomma, lo pensavamo tutti, tutti evidentemente, tranne TE, caro il mio genio che abbiamo in panchina.

Allo stesso modo, il calcio è semplice perché se hai contro gente che sa giocare meglio di te, di solito perdi. Poi la magia di questo giuoco è che a volte chi non merita vince – ma appunto, essendo magia, capita di rado. Di solito, invece, alla lunga avere un attacco migliore, un centrocampo più reattivo, una difesa più solida garantisce un risultato migliore.
Un tempo esisteva un Milan che se la giocava con tutti. Arrivava a casa nostra, che so, il Barcellona di Rivaldo, il Real Madrid di Butragueno, il Chelsea di Zola e te la vedevi. A volte andava male, molto spesso bene, però ci provavi sempre. Poi è stato il turno del Milan che era più scarso di quelli forti forti, come l’anno scorso con il Barca di Messi. E allora cerchi di tenere botta, con orgoglio e coglioni.

Adesso siamo arrivati al Milan che gioca contro la Fiorentina (no dico, la Fiorentina..) e hai la sensazione, molto fondata, che dall’altra parte ci siano quelli bravi. Tipo Borja Valero. Ma chi cazzo è?

Da dove l’hanno preso? Quanto l’hanno pagato? Perché noi invece abbiamo la versione di Chinatown di Boateng?

Toni. Credevo si fosse ritirato. Forse si è effettivamente ritirato. Secondo un mio calcolo (approssimativo) dovrebbe avere 102 anni. Invece lotta, tiene alta la squadra, se fosse pure capace di giocare di sponda sarebbe da richiamare in nazionale.

Pizarro. Sembra uno di quelli che vedi a Bande Nere con i soci della sua pandilla. Forse ci va pure, nel tempo libero. Però alla faccia se ha i piedi, se sa giocare.

Aquilani. Non l’abbiamo più messo in campo per non riscattarlo. Non ci sarebbe servito in questa squadra senza la minima qualità tecnica? E invece ce l’hanno loro. E lui ce la mette – e da Signore, fa minga un plissé.

E Cuadrado, anche. E non avevano Jovetic, faccio presente.
Insomma la Viola in 45 minuti dimostra cosa significa giocare a calcio, essere organizzati, avere un minimo di struttura di squadra, ridicolizzando la versione più imbarazzante del Milan a memoria d’uomo (…no, non dirò nulla sul rigore di Pato. Per favore). Nel secondo tempo, quando al Dead Man Walking in panchina si accende la lampadina nel cervello, cioè mettere dentro Bojan, ormai è troppo tardi.

Orbene. In una delle scene più belle di ‘Christiane F.’, David Bowie canta azzimato per i drugà berlinesi “It’s too late”. Purtroppo non è troppo tardi per continuare a coprirsi di ridicolo. O di vergogna. Come fa lo specchio attuale dell’assoluta decadenza milanista, cioè la Curva Sud, che invece di fare il minimo sindacale che andrebbe fatto in questi casi, contestare duramente e ferocemente tutto e tutti, in modo pavido si mette a fare un-coro-uno al bersaglio più facile, cioè quelli che scendono in campo. Fuori i coglioni/tirate fuori i coglioni. Che coraggio. Nessun accenno a questa dirigenza sciagurata che ha smantellato una squadra. Nessun nome di quelli che conviene tenersi amici. Niente. “L’amore non è bello se non è litigarello”, scrissero. Ma qui siamo alla connivenza più conclamata.

Poi il novantesimo arriva, le gente con un minimo di amore per il Milan fa quello che può, cioè fischia e poi se ne va a casa in silenzio in una Milano che sa di fumo e umidità. E’ arrivata la quarta sconfitta in casa in sette partite. Male così l’abbiamo fatto solo nel 1930-31, mi dice prontamente un compagno di gradino una volta arrivato a casa.
Uh, meno male. Almeno quell’anno ci siamo salvati.

* (giuro, me l’ha detto davvero. Non è un espediente narrativo. Ma aveva i suoi buoni motivi)

Una risposta a “Cronache del dopobomba 7 – Milan-Viola 1-3”

  1. Giusto una nota, l’unico cambio è stato BoaBoaTengTeng per Justin Bojan, Pato era titolare anche contro il Malaga.

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