Big Takeover. Cap. I. Milan-Casteddu 2-1

Se c’è una cosa che unisce i film porno con quelli horror è che sono riassicuranti. Voglio dire, ti aspetti che succedano determinate cose e puntualmente avvengono. Fateci caso, in qualsiasi film dell’orrore c’è sempre il momento in cui 1) i due sopravvissuti entrano in una casa deserta e buia, e invece di levare le tende e chiamare i caramba si dicono ‘dividiamoci!’ (uno muore poco dopo) 2) il nero buono e sensibile fa una morte orrenda e assolutamente inutile. Ma non solo.

Tipo la scena del sogno. Arriva a ¾ film, quando il protagonista, dopo mille peripezie e una decina di amici massacrati in ogni modo, finalmente si sveglia con una figa bionda accanto che gli sorride, gli uccellini che cinguettano nel giardino e Niang che è stato venduto per 20 bombe ai russi. Insomma, sembra che il peggio sia passato, quando si capisce che si tratta appunto solo di un sogno e che in realtà l’orco cattivo è ancora lì da qualche parte, pronto per lamare tutti con svariati oggetti contundenti e un butterfly di quelli che luccicavano ai giardinetti di Piazza Segesta negli anni 90.

Ecco, più o meno tutti noi ieri sera ci siamo sentiti così, quando dopo dieci minuti di Calcio Totale che non si vedevano dai tempi di Dhorashoo siamo precipitati nella più totale mediocrità e abulia. Siccome ho la mia età, la sensazione è stata quella di Milan-Ascoli, anno del Signore 1986-87. Prima stagione di abbonamento, affidato dalla famiglia ad amico di fiducia tesserato nel rettilineo, un brav’uomo da cui sono praticamente scappato per finire in curva dopo due partite. Di quel giorno ricordo alla perfezione lo stadio pieno, in formazione i nuovi acquisti, l’entusiasmo alle stelle e un Barbuti qualsiasi che da trenta metri si inventa un eurogol che si ficca alle spalle di un imbarazzatissimo Giovannone Galli. 0-1 e tutti a casa. Ahia.

Avevo tredici anni e c’ero rimasto male male, non che ieri invece mi sentissi a mio agio mentre il Cagliari senza nemmeno spingere troppo, giocando un calcio pulito e veloce ci stava mettendo paurosamente in crisi, arginato, pensate un po’, quasi solo dall’ex Capitano Montolivo (ebbene sì), che in mezzo che si è preso il peso della baracca sulle spalle per gran parte del tempo, visto che Frankone Kessiè si era assestato sulla modalità standby e il turco aveva l’aria di uno chiamato all’ultimo per una partita di calcetto senza conoscere nessuno degli altri 9.

Va detto: speravamo un filino meglio. Il pubblico rossonero soffre in modo indicibile ma saggiamente trattiene il suo disappunto. A fine primo tempo serpeggia un’evidente delusione, che diventa ansia da Diazepam quando Gigio materializza un anno di terrore sui retropassaggi e lascia a Kessiè una palla surreale che ovviamente viene persa malamente, permettendo il più stupido dei pareggi. Qua potrebbe accadere il peggio – invece siccome siamo il Bene, e quindi destinati a trionfare, Suso (a cui mentre scrivo spero sia stato rinnovato il contratto in cambio di qualsiasi cifra, delle figlie vergini dei nostri dirigenti e di qualche isola tropicale a sua scelta) pescava dal cilindro una punizione pennellata che ci faceva ritrovare un vantaggio tutto sommato immeritato. Da qui sofferenza più percepita che reale, un recupero tipo veglia di Capodanno, Biglia che distribuisce palloni con una sicurezza commovente, fischio finale e tre soffertissimi punti.

Ma guardiamoci negli occhi fratelli: cosa dire di Bonucci Capitano, strappato ai gobbi con immensa goduria e atteso come la Madonna a Loreto, che per larghi tratti sbaglia passaggi elementari e quasi provoca un rigore come uno Zapata qualsiasi? Di Calha letteralmente inguardabile? Di Andrea Silva costato uno sproposito e panchinato a vita dal Wonder Boy Cutrone? Di una squadra totalmente sulle gambe per un’ora di partita e di un allenatore che come sempre ha tempi biblici nei cambi? Di Borini (chi?)?

Niente, non diciamo N-I-E-N-T-E.

Come dicevano i Byrds, c’è una stagione per ogni cosa. Una per lamentarsi, una per sognare, una per fare i conti. E questo, amici, tifosi rossoneri, tifosi milanisti, è il momento di camminare compatti verso un grande futuro radioso agitando il nostro Libretto Rossonero – e non di cagare il cazzo. Siamo appena all’inizio di una rivoluzione epocale arrivata dopo 30 anni. Domenica sera c’erano otto – dico otto – giocatori che mai avevano messo piede a San Siro in Campionato con la gloriosa maglia dell’AC Milan 1899 (ci metto anche Paddy Cutrone, ovvio). Forse le goleade con i dopolavoristi nei preliminari di Europa League e il trovarsi in vantaggio con un uomo in più a Crotone dopo pochi minuti avevano illuso le menti più deboli. Ma c’è e ci sarà ancora da soffrire, da costruire e da avere pazienza. Cadremo, ci rialzeremo come sempre, e se tutto andrà bene, un dì non troppo lontano (speriamo) ci ripiglieremo tutto quello che ci spetta ed è nostro per tradizione e stirpe.

San Siro, per quanto preoccupato, l’ha capito ed è stato vicino a ragazzi fino al soffertissimo 99esimo. Sarebbe il caso anche che lo capissero anche i tanti che invece (sull’Internet soprattutto) si fanno belli intavolando già processi e puntando il dito. Ci vuole il 3-4-1-2, no il 3-5-1-1. Kalinic non va bene, è scarso, è raccomandato. Bisognava fare un sforzo in più (uno sforzo in più..) sul mercato e prendere un 9 di peso, Montella va esonerato subito.

Figa, fatevi una vita. Venite a bervi una birretta al baretto e mollate l’iPhone.

Per me c’è una sottile linea fra il confrontarsi e rompere i coglioni per forza.

Avete presente? Ecco. Tipo quella che c’è fra essere milanisti e interisti.

Buon Campionato.

5 Risposte a “Big Takeover. Cap. I. Milan-Casteddu 2-1”

  1. barbuti… maledetto barbuti!
    sono un milanista romano (devo ringraziare mio padre, perche’ milanisti si nasce, non si diventa) e quel milan-ascoli lo ricordo ancora.
    7-8 ore di bus con il milan club roma per vedere dal vivo quel pallonetto beffardo.
    stringiamo i denti e resistiamo con pazienza, perche’ alla fine di ogni barbuti c’e’ sempre la luce…

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