Big Takeover, cap. XV: Milan-Ciclisti

Avete visto Paura e Delirio a Las Vegas vero? C’è un momento preciso in cui Gionni Deep alias Hunter Thompson sta per scagliare in una vasca uno stereo che sta suonando al massimo White Rabbit dei Jefferson Airplane. Gliel’ha chiesto, minacciandolo con un coltello, il suo avvocato cioè Benicio Del Toro, che in quella vasca se ne sta ammollo strafatto di acidi. Per provare l’esperienza psichedelica definitiva, dice. In effetti.
Bene ieri mi sono chiesto cosa diavolo possa aver buttato nella immaginaria vasca dei nostri quel santo uomo che si chiama Gennarino Gattuso. Sembra passato un secolo da quando ci presentavamo al baretto con lo spirito di chi almeno se ne vuole bere un paio in santa pace con gli amici prima di assistere all’ennesimo scempio: invece ieri c’era l’eccitazione di chi finalmente si gioca una partita decisiva ad armi pari, senza paura, vada come vada, echeccazzo, che noi siamo l’AC Milan 1899.

Insomma, entriamo nello stadio carichi come mine, Sant’Iddio abbiamo voglia di vedere questi ragazzotti in maglia rossonera che corrono dietro ad un pallone e azzannano le caviglie altrui. Beh non restiamo delusi: pronti via e mettiamo subito sotto i ciclisti. Arriva un rigore gentilmente regalato dalla dabbenaggine di un difensore loro, peccato che Riccardino Belen Rodriguez lo batta con la verve di chi fa la coda alle poste. A molti viene in mente lo sliding doors di Roma, quando l’anno scorso Sciagura Niang aveva sprecato il penalty che poteva cambiare il nostro campionato.
E invece, al posto di ammosciarci come una quiche lorraine quando la levi troppo presto dal forno, come se nulla fosse continuiamo a macinare gioco finché, dai che ti rivai, Jack spara in porta un cross al bacio di quell’Iradiddio che è diventato Davide Calabria, uno dei più grandi miracolati degli scappellotti didattici di Rino.
Che di coppini deve averne evidentemente distribuiti in quantità industriali. Dietro Alessio non fa passare uno spillo, Biglia distribuisce palloni con sagacia ecumenica, Suso dipinge Maje Desnude con il suo sinistro (avesse anche il destro sarebbe già da mo’ in una di quelle squadre che fanno quella Coppa noiosa che si gioca il martedì e il mercoledì). Soprattutto, al posto di suo cugino scemo, in campo finalmente si è presentato il Re del Bosforo, Hakan Calhanoglu, ieri davvero a livelli mozartiani, un giocatore come non si vedeva da ere geologiche, capace di aprire il gioco con dei lanci insensati che arrivano sempre precisi sul piede del compagno e che fanno vibrare San Siro intero di un’ammirazione fatta di ‘oooooooohhhh’.

Il tabellone ci ricorda che siamo 1-0 a zero fino al 94esimo, ma invece di impanicarci ci diamo dentro di brutto, prendiamo traverse, sfioriamo un meritatissimo 2-0, addirittura un battagliero Andrè Silva si esibisce in assist di testa da sdraiato, cosa che manco le foche ammaestrate al Circo Barnum.  Ci stropicciamo gli occhi, che siamo gente che ha sofferto e pure tanto. Lassù, abbastanza cosci che quel che è giusto è giusto, sventolano le loro bandiere circensi quelli della Doria.

Che poi io in mezzo ai doriani ci sono anche stato. Cioè, fatemi spiegare. Cosa vi dice il 1° Maggio del 1988? Se ci avete pensato più di due secondi state leggendo il blog sbagliato, rendetevene conto. Piccolo recap: la settimana prima abbiamo schiantato le Merde nel derby facendogli superare le metà campo due volte, la domenica a Napoli si gioca QUELLA partita, quella in cui non ci doveva essere nemmeno un fazzoletto rossonero, quella di Maradona guarda le bandiere, di Pietro Paolo falco (quante volte seduto dietro il bancone del tuo ristorante avrai raccontato questo giorno, eh PP?) e di Gullit che sfascia la fascia. Io ho la bellezza dei miei 15 anni e no, a Napule con lo speciale della Fossa i miei non mi ci fanno andare (oddio, manco l’avevo chiesto. Conoscendo l’educazione svedese dei miei avi, probabilmente mi ci avrebbero pure spedito, facendomi però le raccomandazioni).

In un epoca senza Sky, senza manco Quelli che il Calcio, in cui l’unica fonte del sapere era la radiolina attaccata all’orecchio, con un mio amico decido di vivere questa giornata di passione nel posto che conosco meglio: lo stadio. Il San Siro premondiale del 90 ci permette agevolmente di entrare a sgamo. C’è un crepuscolare Merde-Doria di fine stagione: stadio mezzo vuoto, in campo pascolano Scifo e Fanna, con i ciclisti ci sono la Robertina Mancini, un Vialli coi capelli ma senza supermuscoli e Briegel, che non si è ancora ripreso dallo spareggio Uefa dell’anno prima. In pratica la Doria è quasi la stessa squadra che tre anni dopo vincerà lo scudo soffiandolo proprio alle Merde. Bave e Ciclisti all’epoca sono ancora gemellati, si scambiano gadget e sciarpe davanti ai miei occhi inorriditi, li vedo poi soffrire insieme- un tantino più le Bave ai dire il vero – mentre dal San Paolo arriva l’eco delle imprese dei nostri. Lo stadio assiste silente, mentre fuori si scatena il delirio. Appena uscito dopo il fischio finale Piazza Axum, Capecelatro e Viale Caprilli sono fiumi di bandiere rossonere che si fiondano in Duomo per una festa che durerà tutta notte. Chissà che allegria per le Merde tornare a casa quel giorno.

Beh, ora come ora è ancora prestissimo per i caroselli, però ce ne torniamo a casa con la consapevolezza di avere una squadra, dopo tanto, tantissimo tempo. Sorridiamo al vento della Domenica notte e stretti nelle giacche scendiamo dalle rampe cantando come ai tempi belli.  C’è ancora tanto da fare, ma tanto è stato fatto. E di questo dobbiamo ringraziare soprattutto una persona.
Grazie Rino, cuore mio, cuore di tutti noi.

2 Risposte a “Big Takeover, cap. XV: Milan-Ciclisti”

  1. Io avevo 6 anni, il derby della settimana prima l’avevo visto con mio padre e mio fratello in quello che oggi è il primo verde ma allora forse non ancora, perché mio padre era un fissato di quel settore. Ancora oggi ricordo i primi 3 scudetti di Capello abbonati lí, ogni domenica atalantini, fiorentini, granata, napoletani a fare pomeriggi di scontri con gli sbirri e noi a due passi da quel delirio che guardavamo senza preoccuparcene granchè.
    Piccolissimo ma già milanistissimo.
    Eppure, non so veramente spiegarmi come mai, la settimana dopo sono anch’io a sansiro per inder-samb con l’altro mio fratello e suo padre, inderisdi fino al midollo. Eravamo in secondo blu, chissà perché.

    Ho 3 ricordi:
    1) bistazzoni. Non mi ricordo se da titolare o da subentrante ma bistazzoni era in campo. Bistazzoni

    2) la mia incredulità quando sul tabellone venne fuori l’1-3 dal san paolo. Anche qua non so perché, ma mi sembrava impossibile che il Milan potesse vincere quella partita fuori casa contro il Napoli. E la sofferenza degli ultimi minuti dal 2-3 in poi con tutte le merde con la radiolina in mano a sperare.

    3) finí 3-2 o 4-2 per le merde

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