Noi e loro. Milanismo e mulini a vento

Gesù, anche l’Algeria. Fissavo l’altra sera attonito la televisione, mentre dei simpatici ragazzi con una maglia precisa uguale al glorioso Avellino di Nikos Anastopoulos, ringraziavano inginocchiati in teleselezione verso la Mecca, probabilmente pregustando il carico da 90 di vergini che li attende nell’aldilà mentre sono impegnate in una 4X4 di stile libero nei fiumi di latte. Intanto, Capello con quel suo mascellone a cui tanto bene abbiamo imparato a voler bene, per motivi imperscrutabili smadonnava in furlano contro l’arbitro. 

E io, fra me e me, pensavo: e ora?

Se la tua Nazionale va fuori ai gironi e rimane tutto il resto del mondiale da vivere, è un po’ come quando se ne tornava a casa la tipa con cui limonavi al mare: amore certo, mi mancherai, tranquilla ti chiamerò, ma adesso me ne devo trovare un’altra, che l’estate è appena iniziata. Beh, non sto qui a farla lunga. È stata piuttosto scontata come decisione: il mio cuore è Arancione come nemmeno gli Hare Krisna in via Torino.

Ed è sempre per questo che ci metterò pochissimo a spiegare i motivi del mio Orange Endorsement.

1) Nigel De Jong- cos’era la pornografia al tempo dei VHS? La misura del tempo che passavi sbadigliando con il bottone del fast forward schiacciato fino ad arrivare a quell’istante preciso in cui dicevi: mah questo lo so fare anch’io. Beh, le forme di pornografia moderne prevedono di isolare direttamente quello che ti interessa senza rischiare una tendinite. Lo ammetto, nelle lunghe serate di solitudine, invece di oziare su YouPorn, ho guardato e riguardato la bomba che Nigel piazza alle spalle di Handanovic nell’ultimo derby, ammirando la sua corsa verso la nostra gente e la sua personalità che annulla quella di molti suoi mediocri compagni di squadra.

Vederlo giocare in questo Mondiale mi rende orgoglioso e mi terrorizza, nel senso che vivo nell’incubo che arrivi qualcuno con una carrettata di soldi a portarcelo via, come se fossimo un’Udinese qualsiasi. Vista l’assenza perdurante di Montolivo e l’ennesimo, squallidissimo teatrino di Riccardino I belong to Money, dall’anno prossimo Nigel voglio chiamarlo nel solo modo che merita: Capitan De Jong

2) Marco, Ruud, Frankie- Occhei ce ne sarebbero veramente troppe, troppe e ancora troppe da dire. 

Ci provo in una specie di stream of consciousness (?): io davanti alla televisione a casa dei miei genitori durante l’Europeo del 1988, Marco che spara una tripletta contro l’Inghilterra, poi manda a casa i crucchi in scivolata e in finale contro la Russia (anzi, l’URSS) inventa quel capolavoro balistico che di solito fanno vedere e rivedere insieme alla rovesciata con il Goteborg. E ancora: Frankie a Vienna nel 1990 che triangola proprio con il Cigno e si invola verso la porta per regalarci la nostra seconda Coppa Campioni consecutiva (e sapete chi c’è riuscito a vincerne due di fila dopo di noi? Esatto, stocazzo). Che anni. I bomber girati arancioni, i cappellini con le treccine che mettevano i babbi, le bandiere dell’Olanda sempre presenti in curva.

Che poi non erano gli anni del Grande Real, ma dei Mondiali del 1990, con l’ottavo di finale Germania-Olanda a S.Siro, praticamente un derby. Nella Nord mi pare ci fosse lo striscione dei Boys e persino, forse, ma potrei sbagliarmi anche quello della Fossa fra gli orange. Noi compagni di scuola, al 90% tutti milanisti, con le maglie arancioni comprate alla bancarelle giocavamo a calcio in Via Capecelatro, mentre la gente entrava nello stadio. Poi tutti a casa a vederla. Mi ricordo Rijakaard che scazza con Voeller e gli sputa. Game Over, Olanda fuori.

E ancora: Genova 1991-1992 contro la Doria, la mia seconda trasferta, ci mettevano ancora nel parterre sotto la Nord, non vedevi un cazzo, ma sui calci d’angolo sentivi il portiere che chiamava la palla. Primo tempo combattuto con salvataggio sulla linea di Billy, poi vantaggio nostro e Ruud che piazza anche il secondo gol con una fucilata che a momenti sembrava che ci arrivasse addosso. Non c’erano le camionette, ma si tornava in corteo a Brignole e in stazione, salendo le scalinate, vedevo dall’alto i doriani che erano venuti a salutarci, i nostri che spingevano verso di loro, i blu, i lacrimogeni, l’ululato delle sirene. E io che pensavo, wow che giornata, ne voglio vivere mille altre così. Infatti.

3) Estate 1991- Tre uomini in barca. Anzi in bici. Chi dice Milano è piatta non è mai stato in Olanda. Piste ciclabili ovunque in mezzo ai campi di tulipani. I Mulini. I panini con le aringhe. Le birre. E le olandesi. Bionde, tante, sorridenti, gentili. E soprattutto fiche, diciamocelo Sant’Iddio. Un giorno in un posto con un nome con troppe consonanti per ricordarselo, gli orange e i loro arcinemici tedeschi hanno uno scambio di vedute a colpi di insulti gutturali prima e sedie che volano poi. I primi sono belli come guerrieri achei, gli altri hanno il mullet sulla nuca, i baffetti e i sandali. Non ci vuole molto per capire per chi fare il tifo. Noi siamo abbronzati, mori, evidentemente italiani, non ci cagano e ce ne stiamo a lato a goderci lo spettacolo. 

Poche sere dopo, in un altro campeggio, mentre bevo una birra con Giacomo e Andrea, che poveraccio viene ancora allo stadio con me, arrivano due ragazze. Una è la versione umana di Piggy dei Muppet, l’altra, per fortuna, decisamente no. È proprio quest’ultima, che carica del suo biondismo olandese, in un inglese perfetto mi dice: “Ciao, come ti chiami? Sei italiano, vero? Mi porti in tenda?”.

Voglio dire, e io secondo voi per chi dovrei fare il tifo?

4 Risposte a “Noi e loro. Milanismo e mulini a vento”

  1. sempre splendido fiele, l’unica cosa che voglio precisare è che non c’erano striscioni rossoneri a germania-olanda ma una marea di gente con maglie e sciarpe BRN e Fossa sì. E qualche pezza nerazzurra. Hup Holland!

  2. Grazie Andy per la precisazione. Come hai potuto leggere non ne ero per nulla sicuro nemmeno io, oltretutto quella sera non ero nemmeno allo stdio. Rimane il dubbio per lo striscione dei Boys, ma dubito ci siano molti interisti all’ascolto ahahaha.
    un abbraccio

  3. Conte cornuto interista!! (Pregasi indicare le differenze)

    Scrivi e non avvisi….cornuto….interista…

    Io c’ero e confermo pezza boys in quel della nord….tantè che a saccagne in capecelatro non c’ero….

    Scegliere l’Olanda o un’altra nazionale per un casciavit è come fermarsi a pensare se è più buona la nutella o la merda di vacca se devo dirla tutta…

    Quella con la Doria era la mia prima trasferta….è lì che ho capito che del calcio seguivo la cosa meno interessante….e questo lo devo a te caro Conte…maestro di vita e compagno di mille avventure….

    Ma sempre cornuto…ed interista….

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