Malgrado Belgrado (parte prima)

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Noi siamo la prima squadra di Milano e, per definizione, siamo quelli che hanno solo la nebbia. Per la verità la nebbia a Milano negli anni ’80 va scomparendo, al centro se la sono inghiottita lo smog e le luci artificiali, mentre sopravvive in periferia. L’ultima partita sospesa per nebbia a San Siro è tristemente celebre: quel famoso Milan-Napoli del novembre 1979 che il sempre solerte Paolo Bergamo da Livorno (futuro eroe di Calciopoli) pensò bene di interrompere dopo tre minuti della ripresa, per evitare il rimborso dei biglietti agli sfortunati paganti.

Il 9 novembre 1988 siamo in piena estate di San Martino (“La nebbia agl’irti colli” eccetera). Il Milan di Sacchi è atteso a Belgrado e non sarà una visita di cortesia: i pirati della Stella Rossa ci aspettano col coltello tra i denti nell’infernale Marakanà – stadio dal nome altisonante ma tutt’altro che fuori luogo – dove difenderanno il prezioso 1-1 strappato a San Siro nell’andata degli ottavi di Coppa Campioni. Risultato un filo ingiusto, se commisurato alle tante occasioni create e sprecate da Virdis e soci, con il portiere Stojanovic sugli scudi. I gol sono arrivati in rapida successione in avvio di ripresa: vantaggio-beffa di Stojkovic, fulmineo pareggio di Virdis, poi assalti infruttuosi. Con poca originalità, i giornali dipingono la Stella Rossa come il solito gruppo di zingari furbacchioni e smaliziati, un ritratto che suonerebbe macchiettistico persino in un film di Kusturica con le musiche di Bregovic zumpappà zumpappà. Pare che abbiano mandato a memoria per l’occasione un ricco frasario in italiano, da “Mia!” a “Lasciala“, per confondere gli ingenui rossoneri. Li allena il quasi settantenne Branko Stankovic, che – come da manuale degli stereotipi pallonari – è il classico volpone della panchina, giunto a fine corsa dopo un’onorata carriera tra Jugoslavia, Grecia, Portogallo e Turchia.

Poche ore prima George Bush è stato eletto presidente degli Stati Uniti, battendo il democratico Michael Dukakis dopo una durissima campagna elettorale (ricordate Donnie Darko?) e mettendosi sulla scia degli otto anni di amministrazione Reagan, nello stesso giorno in cui chi vi scrive ha compiuto tre anni di vita. In fondo gli anni ’80 sono allegri, c’è sempre voglia di andare a divertirsi anche di mercoledì sera. Al cinema danno Trappola di Cristallo, il primo Die Hard con Bruce Willis; poi Frantic di Roman Polanski (non male, occhio a Emmanuelle Seigner che balla in discoteca); poi Il Piccolo Diavolo con Benigni; oppure, se siete un po’ radical chic (o come si dice all’epoca), quella mattonata de L’ultima tentazione di Cristo di Scorsese. Il disco più venduto – non siate sorpresi dalla cosa – è In questo mondo di ladri di Venditti. C’è un bel clima, di autentica contentezza un po’ stupidera, non artificiale e provocata da troppa bamba come oggi.

In tutto ciò, siamo in un mare di guai. Abbiamo imbarcato Gullit ma le speranze di mandarlo in campo sono pari a zero: il Tulipano Nero non ha ancora smaltito un infortunio muscolare alla coscia che lo tormenta da qualche settimana e Arrigo deve adattarsi a riproporre l’accoppiata Van Basten-Virdis, con Evani-Donadoni esterni e Colombo-Ancelotti mediani. La Crvena Zvezda è una squadra di smisurato talento specialmente dalla metà campo in avanti, dove campeggia – oltre al già citato Stojkovic – anche un numero 8 di 22 anni dalle luminose speranze, montenegrino solo nell’animo ché sul passaporto c’è ancora scritto semplicemente Yugoslavia. Il suo nome è Dejan Savicevic e ne risentiremo parlare, ma non in questa storia (o forse sì). Temendo forse la mala parata, Silvio Berlusconi è rimasto a casa, ufficialmente “costretto dalla crisi che ha investito la sua struttura televisiva dopo le accuse di lobbismo mosse da parte della classe politica” (sono i giorni delle grandi polemiche sulla trovata Fininvest di piazzare chili di pubblicità durante i film trasmessi in tv: “Non si interrompe un’emozione”, protestano indignati registi e intellettuali. Che tempi).

Belgrado è avvolta in un nebbione, e sembra “la vecchia londra di Jack lo Squartatore, per non dire dell’ineffabile Holmes” (Giorgio Gandolfi, La Stampa). La partita inizia regolarmente, ma il campo è in condizioni disastrose: una lastra di ghiaccio sottile con sprazzi di verde pallido, ideale per ispirare il catenaccione jugoslavo. Il Milan va presto in crisi di personalità e non riesce mai a trovare lo specchio della porta: ci prova una volta Colombo, respinto con perdite dal libero Juric. Van Basten, Evani e Ancelotti annaspano e a reggere la baracca deve provvedere la coppia Baresi-Rijkaard, gigantesca. La partita è assai brutta, bloccatissima, con il pubblico che trova rari momenti di divertimento nella sveltezza dei raccattapalle, bravissimi a svignarsela ogni qual volta il pallone arriva dalle loro parti.

All’intervallo la nebbia, già minacciosa, si abbassa definitivamente sul campo. L’arbitro Pauly, tedesco Ovest, prova a far iniziare la ripresa. Non si vede a un palmo di naso quando, dopo cinque minuti, un boato all’improvviso: la palla è entrata in rete, gol della Stella Rossa. Solo i replay chiariscono che ha segnato Savicevic, ma la rete resta avvolta in circostanze misteriose: forse un tiro dai 15 metri, forse un possibile fuorigioco di partenza, forse un’esitazione di Galli. Quello che si vede in tv è esattamente questo.

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La faccenda si fa complicatissima, dalla nostra panchina iniziano a sbracciarsi. E’ bene ricordare che all’epoca le norme UEFA erano diverse dalle attuali: le partite sospese venivano ricominciate dal primo minuto, senza tenere niente di eventuali gol, espulsioni o sostituzioni. Il nostro Stato Maggiore al gran completo (Sacchi, Taveggia, Ramaccioni, i medici Monti e Tavana) ricoprono di contumelie la terna arbitrale che fa continuare a giocare. Al 55′ – colmo dei colmi – Virdis viene espulso senza che nessuno ci capisca un accidenti. Così la ricorda a caldo il nostro amato Pietro Paolo: “Su una rimessa laterale ho dato una mezza spallata al mio marcatore, Najdoski. Il guardalinee l’ha segnalata all’arbitro: era già tanto beccare un cartellino giallo, ma rosso è troppo. Gli jugoslavi hanno fatto interventi molto più cattivi e l’hanno passata liscia“.

La Nebbia si mangia tutto. Al 63′ Pauly prende atto che non si vede più niente e rimanda tutti negli spogliatoi. Dove la squadra incontra Virdis. Racconta l’Arrigh’ nel suo libro Calcio Totale: “Scendemmo con tutta la squadra negli spogliatoi. Virdis aveva già fatto la doccia e si era vestito. «E tu cosa ci fai qui?» gli chiesi stupito. «Mi hanno espulso» rispose. Noi non avevamo visto niente, non ci eravamo accorti che era stato buttato fuori dall’arbitro. E non lo avevamo visto attraversare il campo per andare negli spogliatoi”.

Si rigioca dal primo minuto il giorno dopo alle 15. Il sospiro di sollievo si sente almeno fino a Milano Marittima. Gli slavi azzardano inutilmente timide proteste, ma si pensa già all’indomani. C’è un giallo: che fare di Virdis e degli altri due giocatori (Ancelotti per noi, Sabanadzovic per loro) ammoniti e diffidati? Possono scendere in campo come se nulla fosse o vanno considerati squalificati? Si attende un telex* dall’UEFA per la mattina dopo. Anche il destino dei circa tremila tifosi del Milan è alquanto nebuloso: l’aeroporto di Belgrado è chiuso per maltempo, non si sa come rientrare a casa e si organizzano a tavolino, nell’attesa, scarpinate omeriche per tornare a Milano.

E’ la sera del 9 novembre 1988: esattamente un anno dopo il Muro di Berlino verrà tirato giù a picconate, portandosi appresso il gigante sovietico e tutti i suoi satelliti, compresa la stessa Penisola Balcanica. Nel frattempo buonanotte, e buona fortuna.

(fine prima parte)

 

* Un telex è – o per meglio dire era – un servizio di scambio di comunicazioni tra due telescriventi che trasmettono messaggi stampati. Negli anni ’70 e ’80 era considerato uno strumento più sicuro e “ufficiale” di una semplice comunicazione telefonica. Oggi probabilmente lo usano soltanto Galliani e Braida.

 

Reti: 50′ Savicevic

STELLA ROSSA: Stojanovic, Najdoski, Vasilljevic, Sabanadzovic, Radovanovic, Juric, Ivanovic, Savicevic, Bursac, Stojkovic, Djurovic – All.: Stankovic
MILAN: G. Galli, Tassotti, P. Maldini, An. Colombo, Rijkaard, Baresi II, Donadoni, Ancelotti, Van Basten, Evani, Virdis – All.: Sacchi
Arbitro: Pauly

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

4 Risposte a “Malgrado Belgrado (parte prima)”

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