Made in Heaven

Qui e ora: dov’eravate alle ore 16 del 1° maggio 1988, mentre al San Paolo l’ineffabile Rosario Lo Bello fischiava l’inizio di Napoli-Milan, l’unica partita degli ultimi cinquant’anni che possa darsi un tono da spareggio-scudetto dopo Bologna-Inter 1964? Se avete meno di trent’anni beh, come non detto. In caso contrario, sappiate che non è molto plausibile che foste allo stadio, perché appena il giorno prima Re Diego aveva ammonito: “Non voglio vedere una sola bandiera del Milan al San Paolo”. Quindi forse la stavate sentendo alla radio, o più probabilmente eravate ignari e inconsapevoli davanti alla TV. Quindi, andiamo a vedere cosa c’era in TV alle ore 16 del 1° maggio 1988.

Rai1: Domenica In, presentano Lino Banfi e Toto Cutugno. Ospiti: Luciano Pavarotti, Virna Lisi, Giuliana De Sio, Gabriella Farinon.
Rai2: Formula 1, Gran Premio di San Marino (vincerà Senna su Prost e Piquet. Era uno di quei Mondiali anni ’80 con trenta piloti e vetture dai nomi assurdi tipo Lola, Zakspeed, Dallara Scuderia Italia)
Rai3: Va’ pensiero, presenta Andrea Barbato (è un programma che seguiva le partite, una specie di antesignano di Quelli che il Calcio. E’ probabile che lo stesse guardando vostro padre)
Rete4: L’idolo di Broadway, film con Shirley Temple (figuriamoci)
Canale 5: Ok bimbi, varietà con Sbirulino (un varietà di QUARANTA MINUTI con Sbirulino. Cristo santo)
Italia 1: Legmen, telefilm. (Mai sentito. Non c’è niente neanche su Wikipedia. Su YouTube c’è la sigla, vi ricorda qualcosa?)

“Tutto il calcio minuto per minuto” manda invece al San Paolo il camerata Ameri ed è la sua voce a raccontarci la partita. Foschi presagi si addensano sul capo del Ciuccio: la sera prima sulla Ruota di Napoli sono usciti il 41 (i punti del Milan) e il 90, che non ha bisogno di spiegazioni. A tre partite dalla fine gli uomini di Ottavio Bianchi hanno un punto in più ma sono anche in frenata più o meno controllata da qualche tempo: solo tre settimane prima erano a +4, poi nelle due trasferte di Torino (Juve) e Verona hanno portato a casa un solo punto e ora sentono il fiato sul collo del Diavolo, che ha asfaltato prima la Roma e poi l’Inter, nel famoso derby in cui i nerazzurri non superano la metà campo e Giovanni Galli prende s.v. in pagella. Timoroso dell’esuberanza tattica e atletica di un Milan apparso letteralmente incontenibile, Bianchi non fa mistero di puntare al pareggio e sistema i proverbiali “sacchi di sabbia vicino alla finestra”: centrocampo votato alla guerriglia con Bruscolotti e Bigliardi a uomo su Donadoni e Gullit e Nando De Napoli sulle orme di Paolo Maldini, il terzino di spinta se ce n’è uno. Giordano e Carnevale in panchina. Sacchi invece è spavaldissimo (“Potrei rimanere a casa e mandare la squadra in campo a giocare a memoria“), tanto da annunciare direttamente la formazione con un giorno d’anticipo.

Fa un gran caldo, la città è deserta e silenziosa e il contesto non è indegno dell’Azteca, lo stadio messicano dove Diego aveva voluto farsi Re meno di due anni prima. Le immagini tv tramandano particolari da pelle d’oca, come i celeberrimi Ray-Ban di Sacchi o la micidiale giacca quadrettata di Giampiero Galeazzi, con corredo di occhiale da sole con montatura gialla che neanche Enrico Ruggeri nei giorni di risacca. Checché ne dicano le leggende fiorite su quel giorno, lo spettacolo non è un granché, di certo molto inferiore alla partita d’andata dove il Milan aveva dato il via all’opera di picconamento. Il catenaccione di Bianchi dà ottimi frutti per una buona mezz’ora, soffocando le stelle rossonere e lasciando i taccuini dei cronisti desolatamente vuoti. Fino al minuto 36: punizione dai 30 metri, tira Evani, la barriera smorza ma non respinge, la palla filtra e Virdis è lestissimo a infilare Garella in uscita. Siamo in vantaggio in una maniera quasi “italiana”, alla prima occasione: per vincere questo scudetto, ci vuole un altro tipo di recita. Ce lo ricorda Egli in persona, che al 45′ già scoccato si incarica di battere una punizione dai 25 metri: l’esecuzione è clamorosa e Giovanni Galli può solo schiaffeggiare la palla che si infila ugualmente nel sette, come un estremo sberleffo: toccare ma non parare.
Arrigo lascia negli spogliatoi Donadoni e lo sostituisce con Van Basten, a quel tempo ancora oggetto semi-misterioso: rientrato da meno di un mese ha fatto in tempo a segnare un gol decisivo contro l’Empoli, senza comunque mai partire titolare negli incontri successivi. Fatto salvo un tiraccio di Gullit a lato, la partita è nuovamente bloccata e perciò sorprende l’inatteso slancio offensivo di Bianchi: fuori Bagni e dentro Giordano, il che significa la ricostituzione del tridente napoletano Ma-Gi-Ca artefice delle recenti fortune (*). Ma questo Milan se ne infischia: passano dieci minuti ed ecco l’ennesima sgroppata a destra del tonitruante Gullit, cross delizioso mancato di testa da Van Basten e incornato ancora dall’impagabile Virdis, il vero uomo scudetto del primo Milan olandese. 2-1, ed è quello buono. Maradona ordina l’assalto e il cambio Bruscolotti-Carnevale, ma il Napoli si sfilaccia irrimediabilmente e noialtri si va a nozze: contropiede wagneriano orchestrato ancora da Gullit che annienta in velocità il povero Bigliardi e offre a Van Basten il comodo cioccolatino dell’1-3.
Un attimo di distrazione frutta a Careca l’illusorio colpo di testa del 2-3, ma il Milan ne ha infinitamente più del Napoli e chiude la partita in souplesse, tra gli applausi sportivi dell’immensa folla del San Paolo. Tra cui spicca il migliaio di bandiere rossonere, stipate in un angolo di gradinata e arrivate in treno dopo un viaggio omerico, iniziato la notte del venerdì dalla Stazione Centrale, verso lo stadio in cui sei anni prima si era materializzato l’Incubo indicibile (e un grazioso ricordo va a Luciano Castellini – ne riparleremo, promesso). In attesa della certificazione aritmetica siamo già campioni d’Italia, e non è questo il lato più delizioso di quest’impresa. In quei momenti felici, mentre l’America sta vivendo gli ultimi rantoli dell’epopea reaganiana, noi siamo intimamente certi di una cosa: il meglio deve ancora venire.

* non facciamo volutamente alcun riferimento al vecchio discorso della partita “venduta” dai napoletani per ordine della camorra. Ogni tanto la faccenda risalta fuori, di solito accolta con toni sdegnosi dai diretti interessati, che pure se la videro brutta dopo quel giorno – vedi Salvatore Bagni. Ad ogni modo, non è di questo che ci interessa parlare.

NAPOLI: Garella, Bruscolotti (73′ Carnevale I), Ferrara, Francini, Bigliardi, Renica, Careca, De Napoli, Bagni (56′ Giordano), Maradona, Romano – All.: O. Bianchi

MILAN: G. Galli, Tassotti, P. Maldini, An. Colombo, F. Galli, Baresi II, Donadoni (46′ Van Basten), Ancelotti, Virdis (82′ Massaro), Gullit, Evani – All.: Sacchi

Arbitro
: Lo Bello

Reti: 36′ Virdis, 45′ Maradona (N), 68′ Virdis, 76′ Van Basten, 78′ Careca (N)

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

15 Risposte a “Made in Heaven”

    1. Ah, interessante. Le storie e gli articoli su quel giorno parlano unanimemente di grandi applausi finali di tutto lo stadio (anche nel servizio linkato sotto si sente Sacchi elogiare il pubblico di Napoli). Non fu così? Dicci, dicci.

  1. ma ci sei mai andato a napoli a vedere il milan, in quegli anni?
    qualcuno forse avrà pure applaudito, ma io non me ne sono accorto, impegnato com’ero a salvarmi la testa dalle masserizie che arrivavano giù dal secondo anello…
    vabbè.

    1. Ah naturalmente no, in quegli anni andavo sì e no alla scuola materna, tutto quello che ho scritto l’ho desunto da giornali, filmati e vario materiale d’archivio. Grazie per la testimonianza 🙂

  2. Ero al compleanno di un’amica (ero alle elementari), prima delle candeline papà tornò a prendermi di fretta e furia, quasi in lacrime, per portarmi in macchina al mio primo carosello festante.
    Il meglio doveva ancora venire, ma quel giorno resterà indelebile.

  3. Io decisi di andare allo stadio a vedere Inter-Sampdoria: la tensione era troppa, per sentire la partita alla radio, e solo del calcio poteva distrarmi. A fine partita, per quanto fossi affiancato da un fratello maggiore interista, ero evidentemente un filo troppo raggiante. Un giovane con sciarpa nerazzurra se ne avvide, e guardandomi con gli occhi iniettati di tutta l’autoironia tipica dei tifosi della squadra più simpatica d’Italia, mi ringhiò in faccia: “Ebreo”.

  4. Io ne lo ricordo bene. Lele, Iappo e gli altri andavano giù con le brigate, ma io no, ero una da due o tre trasferte all’anno al massimo e quindi non potevo avanzare pretese sui pochi biglietti disponibili. Decisi di rimanere in casa e attaccarmi alla radio. Però non ci potevo credere che quel c’ero spareggio non venisse trasmesso dalla Rai. Fu per una sorta di intestardimento che pochi minuti prima dell’inizio mi misi a fare la scansione dei canali perché sapevo che su diverse frequenze a volta poteva capitare che… Miracolo! Dal ripetitore di monte penice arrivarono su Milano (e solo in una piccola parte della città; ricordo che poi ne venne data notizia dai giornali) i segnali che sarebbero dovuti andare solo in bassa frequenza. Mi vidi la partita in tv con mio padre e la gioia che condividemmo mi da ancora oggi i brividi.

  5. la c2 riposava (e la settimana dopo c’era perugia-ternana) quindi sarò stato da nonna con tutto il parentame a sentire tutto il calcio minuto per minuto

  6. minchia sul serio partenza di venerdì notte??

    io quel giorno ricevetti il sacramento della Comunione. ma a casa mia, con tutti gli zii milanisti, si festeggiò soprattutto per il milan, ovviamente

  7. Reduce dal primo derby della mia vita (e che derby a 6 anni!!!), fui deportato da mio fratello inderisda e da suo padre inderisda anche lui, al meazza a vedere un simpaticissimo inder-samp.Credo 4-2.
    Ricordo nitidamente due cose di quel giorno.
    Il portiere doriamo Bistazzoni, non so se per il nome o per la divisa verde fluo e il tabellone che dice Napoli-Milan 2-3.
    La cosa incredibile e’ che essendo cosi’ piccolo e capendo cosi’ poco di tutto, la sensazione fu quella dell’incredulita’ piu’ totale.Non capivo come fosse possibile andare a vincere in trasferta una partita cosi’ importante.
    Poi mio padre,grande milanista invece, dopo il derby mi fece altri due regali pazzeschi,Como per la festa scudetto e un anno dopo il Nou Camp di solo rossonero vestito.

  8. Io ero a casa, appena fuori Milano, a vedere la partita in chiaro, perché in quel periodo, stranamente per pochi mesi, si riceveva una TV Olandese che quel giorno trasmise la partita in diretta. In barba a tutti.
    Ho goduto più di un riccio!!!

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