Il paziente islandese

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Il nemico alla porta. Un giorno di maggio del 1949, i dirigenti del Milan ricevono la visita inaspettata del medico sociale dell’Inter, che si è presentato negli uffici di via del Lauro 4, pieno centro di Milano vicino via Broletto, vecchia sede del Diavolo prima di emigrare in corso Venezia. “Che c’è?“. “E’ per quel vostro giocatore, l’islandese che si è rotto il ginocchio“. “Sì?“. “Lo opero io, così torna a giocare“. “Impossibile, costa troppo. Non ci interessa“. Gudmundsson prende atto e comunica al club la sua decisione: riscattare il proprio cartellino, pagarsi l’operazione al ginocchio e tornare a giocare a calcio, lontano da Milano e dall’Italia.

Albert Sigurdur Gudmundsson (che in realtà non è Gudmundsson ma Guðmundsson, ma evitiamo le pignolerie) è stato il primo islandese della storia del campionato italiano (anzi, forse il primo scandinavo) ed è rimasto anche l’unico, finché la Reggina non ha comprato Hallfredsson nel 2007. Di più: probabilmente è stato anche il primo islandese professionista della storia. Negli anni ’40 non ci sono tracce di una qualche Nazionale islandese, o almeno non ce ne sono nelle partite ufficiali di qualificazione ai Mondiali 1950: i figli dei geyser giocano al limite qualche amichevole, dove il Nostro è l’unico a iscrivere il proprio nome nel tabellino dei marcatori. Il campionato è composto da appena cinque squadre e una di queste è il Valur Reykjavik, dove “la Perla Bianca” gioca, vincendo tre scudetti.

Nel 1944 se ne va in Scozia per studiare economia e ingegneria navale allo Skerry’s College di Glasgow, e incontra un allenatore che aveva vissuto in Islanda prima della guerra e l’aveva visto giocare. Costui lo presenta ai Rangers, cui spunta un ingaggio per sbarcare il lunario. Viene notato da Tom Whittaker, manager dell’Arsenal, che lo porta a Londra, dove diventa, bontà sua, il secondo giocatore non britannico della storia dei Gunners dopo il portiere olandese Gerard Keyser. Le sue presenze ufficiali con la maglia biancorossa sono appena due, risalenti all’ottobre 1946, contro Stoke City e Chelsea; ma poichè non riesce a ottenere un permesso di lavoro in Inghilterra, non vede il becco di un penny. Gli va meglio fuori dal campo, dove diventa amico dell’irlandese giramondo Paddy Sloan, ex pilota della RAF anche lui di stanza a Highbury in quei mesi. “Gud” continua a distinguersi nelle amichevoli e nel 1946 attira l’attenzione di alcuni club francesi, che lo vogliono acquistare per ragioni che non ci è dato sapere. La scelta cade sul Nancy, ed è una scelta felice: in un calcio tecnicamente meno pretenzioso Gudmundsson riesce addirittura a fare la differenza e diventare il miglior marcatore della sua squadra.

Veniamo perciò al 1948. Nel suo peregrinare in giro per l’Europa, Sloan è finito al Milan e ha la bella pensata di segnalare caldamente ai dirigenti il suo amico islandese. Gli danno retta. Arriva il giorno della prima convocazione in sede, dove gli uscieri non lo riconoscono e non lo fanno entrare. Lui, che non spiccica una parola d’italiano e non ha esattamente un carisma trascinante, cerca di farsi largo a colpi di timidi “sorry”, finché quelli non capiscono l’errore e lo fanno passare tra mille scuse. Dopo qualche capriccio e qualche titubanza, debutta il 3 ottobre 1948 contro l’Atalanta, ed è un debutto coi fiocchi. Vinciamo 3-0 ed è proprio “Gud” ad aprire le marcature, con un destro forte e preciso nell’angolino, seguito dai gol di Degano e Antonini già a fine primo tempo. Scrive di lui Leone Boccali sul Calcio Illustrato: “Un ottimo tecnico che sa tirare, sa passare ed è assai sicuro sulla palla. Però, allo stato attuale della forma e dell’ambientamento, è piuttosto fermo, e comunque non lotta, non incalza, non penetra. L’intelligenza lo porta a opportuni interventi, ma se l’avversario se ne accorge e gli anticipa il tempo, Gud è fritto. Ciò che possa rendere, poi, in un incontro severamente combattuto, è ancor più problematico“.

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Per quanto sia uccellaccio del malaugurio, Boccali ci ha preso. Gud è di cristallo, sia nel fisico quanto nell’animo, e mal sopporta la personalità di filibustieri come Puricelli e Carapellese, che in breve gli soffiano il posto in attacco. Meglio va a Sloan, tutto sommato titolare quasi fisso. Lui esce di squadra dopo una sconfitta per 2-0 nel derby a metà ottobre e rivede il campo solo a gennaio. E’ un interno elegante ma poco abituato alle asperità dei difensori avversari. Dopo l’episodio dell’infortunio, ormai libero, non ci pensa due volte a tornare nella più tranquilla Francia. Il suo anno in rossonero è stato lungo 14 partite e 2 gol (il secondo, al Modena). “Di quella stagione mi resta anche un ricordo drammatico. Il 30 aprile 1949, dopo aver giocato a Roma contro la Lazio, partimmo per Madrid per giocare un’amichevole contro il Real. Il nostro aereo fece scalo a Barcellona, dove incrociammo il Grande Torino, diretto a Lisbona per un’amichevole contro il Benfica. Pranzammo insieme, fu una piccola festa. Non potrò mai dimenticare la sera dopo, nell’intervallo della partita al Bernabeu: poco prima di tornare in campo ci giunse la notizia dello schianto di Superga“.

Se ne torna dunque in Francia, dove gioca per Racing Club Parigi e Nizza e se la passa bene anche dopo: apre un negozio di abbigliamento femminile e tira su una piccola fortuna. A fine anni ’60 fa ritorno a casa da gran signore e decide di darsi alla politica, diventando consigliere comunale nella capitale Reykjavik nel 1970, parlamentare per il Partito Conservatore nel 1974, Ministro delle Finanze nel 1983 e Ministro dell’Industria nel 1985, finché nel 1987 non si dimette, dopo che si è scoperto che è implicato nel crack finanziario di una compagnia di navigazione, la Hafskip, di cui è azionista ed ex presidente. Italiani, islandesi: una faccia, una razza. Per quattro anni, dal 1989 al 1993, è ambasciatore islandese in Francia. E’ morto il 7 aprile 1994. Su via Austurstraeti, al centro di Reykjavik, c’è un pub che in suo onore ne porta il soprannome: Hvita Perlan, la Perla Bianca.

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Reti: 11′ Gudmundsson, 34′ Degano, 42′ Antonini I

MILAN: Rossetti, Gratton, Toppan, Annovazzi, Foglia, Tognon, Degano, Antonini I, Puricelli, Gudmundsson, Carapellese – All.: Bigogno – DT: Busini III

ATALANTA: Casari, Dalmonte, Citterio, Gremese, Bertoli, Mari, Fabbri V, Miglioli, Astorri, Cecconi, Korostelev – All.: Fiorentini

Arbitro: Poggipollini

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

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