Il magnifico ciccione

ronaldo

Ronaldo, luce della vita di ogni fanatico di calcio; fuoco dei lombi di ogni suo tifoso, peperoncino sul sedere di ogni suo avversario. Ro-nal-do: la punta della lingua compie un percorso di due passi sul palato per poi nascondersi, al terzo, dietro la micidiale stoccata del tiro a bersaglio. Ro. Nal. Do.

Ronaldo ce l’abbiamo avuto anche noi, anche se naturalmente senza viverne la travolgente love story toccata in sorte ai cuginastri, terminata con il loro solito psicodramma a base di cori e sberleffi indegni di un giocatore così maestoso (“Ronaldo oooohhh, bastardo oooohhhhh!“). Nel suo anno e mezzo in rossonero si infortunò nei modi più impensabili come i vecchi zii che tornano a giocare a calcetto dopo quindici anni, tirando un pallone ai tifosi o facendo banalmente riscaldamento prima di entrare in una serata di Champions. Era ormai fracico e si faceva male anche salendo in metro dove non c’è alcun gradino da salire, ma era sempre un bel vedere anche come soprammobile semovente e ogni tanto piazzò anche qualche irresistibile pedalada delle sue, come quella stampata in faccia a Pratali in un Milan-Empoli.


Dopo aver esordito una mezz’oretta la domenica precedente contro il Livorno, Ronaldo viene schierato titolare per la prima volta il 17 febbraio a Siena, nell’anticipo del sabato pomeriggio che precede una partita di Champions a Glasgow (che terminerà 0-0 e passerà alla storia per due cose: un memorabile tuffo di Gilardino in area di rigore che al confronto Lulù Oliveira era un moderato della simulazione, e un titolo della Gazzetta immortale per sgrammaticalità: “SE C’ERA RONALDO…”). Dopo l’omicidio dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti in un Catania-Palermo di due settimane prima, gli stadi di serie A hanno scoperto il fascino indiscreto dei tornelli, applicati a viva forza a impianti spesso fatiscenti e inadeguati a un rapido smistamento di mandrie di migliaia di persone. Ma certo che il Fenomeno val bene mezz’ora di coda: Ancelotti lo schiera come vertice del trio brasileiro completato da Kakà e addirittura da Ricardo Oliveira. Gravato da otto punti di penalità per le note vicende dell’estate precedente, il Milan è settimo in classifica e ha assoluto bisogno dei tre punti per risalire la china sull’Empoli quarto – figuratevi il livello di quel campionato che alla fine vedrà l’Inter TRIONFARE con il RECORD di punti e il coretto negli spogliatoi “Senza rubare/vinciamo senza rubare”.

Zeppo di riserve peraltro distratte dalla Champions, il Milan spende tutto il primo tempo a fare e disfare istericamente come una Penelope a cui è appena arrivato il ciclo. Va in vantaggio al 17′: combinazione tutta al volo Kakà-Oliveira-Pirlo, con deliziosa pennellata dell’Iscariota bresciano per il Fenomeno che di testa incrocia sul secondo palo. Già in questi pochi istanti c’è la summa della classe infinita di Luis Nazario da Lima, che già da un pezzo ha imboccato la fase calante della carriera e ormai ha una mobilità ampia quanto lo sgabuzzino di una mansarda sui tetti di Parigi: ma gli basta un radar funzionante per fare ancora strage di portieri come una faina in un pollaio.
Comunque, la linea Cafu-Bonera-Kaladze-Jankulovski rimette subito le cose a posto, consentendo i propri comodi agli avanti del Siena tra cui spicca – nell’inconsueta posizione di esterno destro di centrocampo – il Davvero Giovane Antonini: un piattone di capitan Vergassola fa 1-1. Altri dieci minuti e il nostro amico Ronie si veste da uomo assist, aprendo con nonchalance per l’inserimento di Ricardo Oliveira il quale tira una ciabattata di destro ma trova ugualmente il gol grazie alla goffaggine del portiere Manninger, nei cui occhi vige la malinconia per la prematura scomparsa della Hitler-Jugend. Come non detto: all’azione successiva il Big Mac Maccarone pareggia ancora, con una fiondata di destro sul secondo palo.

Ebbri d’amore e di notti di Champions, lo scorso decennio ne abbiam vissuti parecchi di pomeriggi così insignificanti, specialmente contro le squadrette di bassa classifica, vale a dire i tre quarti della serie A. Copione sempre identico: si balla in difesa ma bastano un paio di sgasate di Kakà, principalmente in contropiede, per rubacchiare i tre punti. Quel giorno non fa eccezione, mentre con la maglia del Siena si avvicendano alcuni tra i nomi più rilevanti della scena indie degli anni Zero: la nostra bestia nera Ciccio Cozza, il nasuto Molinaro che adesso sverna a Stoccarda e soprattutto Mario Frick, la grande speranza liechtensteiniana. I nostri eroi traccheggiano con l’accidia tipica dei Pirlo e Gattuso quando non gli va, e menomale che non è in campo Seedorf che nel caso avrebbe giocato direttamente in babbucce. Ancelotti manda in campo persino Gourcuff, francese quanto un pezzo di formaggio con la muffa. Quel pistola di Brocchi si fa pure espellere e insomma, ci sono ormai tutte le condizioni per la sgasata di Kakà che ci fa vincere la partita. Succede all’81’: Riccardino riceve da Gattuso, va via in slalom sulla linea di fondo, ne semina un paio e tocca indietro per Ronaldo, che appoggia a porta vuota. Bella la vita. E invece no! Perché quel giorno siamo particolarmente sadici: un innocuo traversone di Locatelli finisce dalle parti di Maccarone, ancora tremendamente solo, e questi infila di piattone il 3-3. L’Empoli ha già iniziato a tirare giù dal computer le carte d’imbarco per Wembley e Mosca, quando Gourcuff batte un corner al quarto minuto di recupero: pallone diretto verso l’area piccola, dove Ambrosini e Molinaro si avvinghiano per terra come due diciottenni fuori dall’Old Fashion il sabato notte. Ne esce una traiettoria assurda che sale, sale e fa molto male, insaccandosi sotto la traversa, in una spettacolare dimostrazione pratica del sempiterno detto: “Quando il cul con la ragion contrasta, vince il cul ché la ragion non basta”.

A fine stagione vinceremo la Champions.

 

Reti: 17′ Ronaldo (M), 19′ Vergassola, 29′ Oliveira (M), 30′ Maccarone, 81′ Ronaldo (M), 89′ Maccarone, 94′ aut. Molinaro

SIENA: Manninger, Bertotto, Gastaldello, Portanova, Molinaro, Antonini, Codrea (85′ Galloppa), Vergassola, Cozza (80′ Locatelli), Corvia (59′ Frick), Maccarone – All.: Beretta
MILAN: Storari, Cafu (75′ Oddo), Bonera, Kaladze, Jankulovski, Gattuso, Pirlo (74′ Gourcuff), Brocchi, Kakà, R. Oliveira (79′ Ambrosini), Ronaldo – All.: Ancelotti

Arbitro: Messina

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

2 Risposte a “Il magnifico ciccione”

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