I 10 colpi della nostra vita. 08: Alessandro Nesta

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Il 5 maggio 2002 la San Siro rossonera assiste tra frizzi, lazzi e sghignazzi al naufragio dell’Inter di Cuper all’Olimpico, e contemporaneamente (in quest’ordine) festeggia battendo il Lecce l’aritmetico quarto posto che vale la speranziella di tornare in Champions League dopo due anni. La difesa titolare è Contra-Maldini-Chamot-Kaladze, a disposizione ci sono il tremebondo Laursen, il tenero Sarr e il bizantino Roque Junior, che di lì a due mesi diventerà addirittura campione del mondo (da titolare!) con il Brasile. Costacurta è in scadenza di contratto e la trattativa per il rinnovo diventerà una struggente telenovela estiva che farà anche parte di questa storia.

La storia di Alessandro Nesta, in quell’estate uno dei primi due difensori centrali al mondo. Veloce, elegante, potente, tecnicamente sopraffino per essere un libero, ce le ha tutte: il tallone d’Achille che lo rende mortale è una discreta sfiga con gli infortuni che gli è costata due Mondiali su due (1998 legamenti, 2002 infiammazione al metatarso). Il secondo è il connazionale Fabio Cannavaro, e sono entrambi sul mercato: Parma e Lazio vivono mesi complicati che coprono il vaso di Pandora di enormi buchi finanziari all’interno di Parmalat e Cirio, le disperate parole d’ordine sono “vendere vendere vendere”. Cragnotti cerca di spillare quattrini in tutti i modi, anche con insensate richieste di risarcimento alla FIGC per gli infortuni in Nazionale del pezzo più pregiato della sua collezione.

Sia Inter che Milan cercano un difensore di nome e i nomi sono proprio quei due lì; nomi a cui non è indifferente neanche la Juventus, se non altro perché la procura di Nesta è nelle salde mani della GEA di Alessandro Moggi, figlio di. Parte un’estate di dichiarazioni spericolate a sprezzo del ridicolo, inaugurate da Galliani ed Hector Cuper che a fine campionato annunciano le stesse cose: “Se compreremo un difensore sarà Nesta. O un fuoriclasse oppure niente“. Cragnotti, che in questa fase della sua vita a un buon prezzo venderebbe pure la nonna, si frega le mani e fissa il prezzo: “Chi vuole il nostro capitano dovrà darci 120 miliardi di lire in contanti” (è il periodo in cui, per impressionare i presenti, la gente si esprime ancora nel vecchio conio). Intanto Sandrino si esibisce in bello stile anche ai Mondiali in Giappone, ben figurando in Italia-Ecuador (si romperà alla partita successiva, contro la Croazia), tanto che Serginho Cragnotti prosegue nelle sue guapperie: “Ora il suo valore è raddoppiato!“.

Mettiamo da parte per un attimo questi deliri di prima estate e torniamo ai nostri eroi. Causa preliminare a inizio agosto, il raduno a Milanello è anticipato al 1° luglio, un giorno dopo che il Brasile di Ronaldo ma soprattutto di Roque Junior è diventato pentacampeao. C’è un’aria pesantissima. Sul marciapiede davanti a via Turati ignoti depositano striscioni lapidari: “Basta costo zero, Galliani vattene“, “Galliani non pensare alla Lega, pensa al Milan“, “Basta scambi con le merde“. Le merde sono ovviamente l‘Inter (che ve lo diciamo a fare), protagonista di scambi estivi destinati entro poco a entrar nel mito: Simic per Umit Davala, Seedorf per Coco. Ma lì per lì il milanismo non gradisce: proprio l’auto del Panterone viene aggredita a calci e pugni all’ingresso a Milanello, “Interista di merda!” e cose così. Messo alle strette, Galliani ciurla nel manico come solo lui sa fare: “In questo momento mi affascina più il progetto Milan Lab che non entrare in possesso di una figurina in più. Milan Lab è la nostra vera innovazione“.

Milan Lab, come ben sappiamo, è una diavoleria progettata da Galliani e dal chiropratico Jean Pierre Meerseeman, dal costo non indifferente di 5 miliardi di vecchie lire. Serve a prevenire infortuni e ricadute, individuando programmi di allenamento specifici per ogni giocatore. Col senno di poi, Nesta sarebbe un filo più utile: ma ai primi di luglio Moratti è lanciatissimo sul giocatore, tanto che Cragnotti si sbilancia in maniera inaudita: “In questo momento Nesta al 50% va all’Inter. Entro una settimana si definisce tutto“. Ma la trattativa si arena sulle contropartite tecniche: Mancini, neo tecnico laziale, vorrebbe Cristiano Zanetti, Cuper al massimo sarebbe disposto a cedere Emre e Ventola. In quelle ore il Milan si concentra su Cannavaro: Ancelotti lo conosce bene, si scomoda anche qualche senatore dello spogliatoio per portarlo a Milanello, ma Galliani – nel nome dell’austherity – prova a prenderlo addirittura in prestito (!), scontrandosi con la famiglia Tanzi che, causa acqua alla gola, accetta solo denaro fresco.

Il 21 luglio 2002 il Manchester United acquista Rio Ferdinand dal Leeds pagandolo 30 milioni di sterline (circa 46 milioni di euro), cifra assolutamente fuori dal mondo per un difensore. Capite anche voi come la cosa renda ulteriormente esoso Cragnotti, tanto che la faccenda passa in stand-by a tempo indeterminato. L’Inter si stufa e il 7 agosto chiude per Cannavaro, lasciandoci via libera per Nesta ma allo stesso tempo restringendo al solo laziale le nostre speranze di metter su una difesa decente. O Sandrino o Laursen, Roque Junior, Kaladze oppure Cyril Domoraud, il misterioso francese protagonista per caso delle mediocri amichevoli estive del Milan 2002: due gol subiti dai Rangers Glasgow, due dal Bayern, due dal Liverpool, due (in 45 minuti) da Vieri nel mini-derby del trofeo TIM. Aiuto!

Il preliminare è in calendario la vigilia di Ferragosto, quando 30 mila milanisti resistono alla tentazione del falò in spiaggia per stare accanto a una squadra che schiera una linea a 4 formata da Contra, Roque Junior (poi sostituito da Laursen), Maldini e Kaladze. Incontriamo l’abbordabile Slovan Liberec, che però nel primo tempo si fa strada tra gli imbarazzi della nostra difesa fino a colpire un palo. Per fortuna ci pensa Inzaghi, sempre caldissimo ad agosto, ma le campane continuano a suonare istericamente. Nesta ormai è dato per perso, tanto che un Ancelotti sempre più sopraccigliato scongiura Galliani di prendergli almeno Jaap Stam. Riflettendo, il nostro valente amministratore delegato si ricorda di avere almeno un asso nella manica.

Sì, perché Adriano Galliani è anche presidente della Lega Calcio (sono mesi in cui gran parte del popolo italiano si unisce nell’indignazione verso il concetto di “conflitto d’interessi”, ma invano, ah se invano), e si adopera con tutto sé stesso per permettere alla Lazio – le cui casse sono più vuote dei cinema che proiettano film di Luca Barbareschi – l’acquisto dal Chievo di Eriberto e Manfredini e dal Verona di Oddo, 30 milioni in tre. Cragnotti non ha il becco di un quattrino, ma ci sono contratti firmati e Galliani si scomoda per annullarli, far saltare l’ingaggio di Eriberto e far pagare meno gli altri due. Fedele alla linea “ricordati degli amici”, la mattina dopo Galliani approccia Cragnotti nella piazzetta di Porto Cervo. I giorni precedenti sono stati tutto un festival di finti comunicati ufficiali sullo stile “Nesta non lo prendiamo” o “Nesta sarà ancora il nostro capitano”. But it’s all about the money, perché Galliani ha già l’accordo col giocatore (quinquennale a 4,5 milioni a stagione): la Lazio vuole nesta-berlu43-44 milioni, noi non andiamo oltre i 35 o al massimo 37. E’ una questione diversa rispetto a Rivaldo, il fuoriclasse ex Barça comprato a parametro zero ma con il mostruoso ingaggio di 12 milioni lordi all’anno. Da presidente del Consiglio che sta attraversando il primo vero crollo dei consensi, con la promessa dell’abbassamento delle tasse che si sta oramai dissolvendo come fumo, Berlusconi non ritiene che sia aria di spese da nababbi. Cragnotti non si muove dall’over 40 ed è il 23 agosto che Silvione getta la spugna, dal palco del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini: “Nesta non si può comprare, perché nel calcio siamo arrivati a livelli che non hanno niente di economico e morale. E’ venuto il momento di ravvedersi“. Scende dal palco e quando qualche tifoso da spiaggia gli chiede di ripensarci, gela la folla in un impeto di realismo bauscia: “Sa po no“, non si può.

Passiamo con le immagini al 28 agosto, quando nel modesto Stadion u Nisy di Liberec il Milan vive cinque minuti finali da incubo. Inzaghi ci ha portato in vantaggio dopo venti minuti, ma lo Slovan ha rimontato e all’87’ è a un solo gol dallo sprofondarci in coppa UEFA. In difesa la new-entry è il croato Dario Simic, pure lui ha scavalcato il Naviglio. Rischia di non bastare, ma ci aggrappiamo a capitan Maldini, a Dalla Bona che prende il posto di Pirlo e alla conclamata scarsezza dei cechi. Per fare bella figura, in Italia e in Europa, serve altro. Galliani riporta all’ovile Costacurta, che raccontava di quale magone gli fosse venuto a guardare in tv Milan-Liberec dopo 15 anni di onorata militanza sul campo; gli danno una bizzarra maglia numero 19, perché il 5 è già occupato da Redondo. Ma ancora non basta, e inizia qui la mitologia dei “giorni del Condor”.

Il mercato chiude il 31 agosto a mezzanotte. Cragnotti attende sulle uova, essendogli ancora rimasti sul groppone tutti i pezzi più pregiati della collezione, tra cui Nesta ed Hernan Crespo, pagato 110 miliardi appena due estati prima. Ha provato a tenerli entrambi, mettendo in piedi con l’Atletico un faraonico affare da 50 potenziali milioni per Mendieta, Simeone e Claudio Lopez, ma il volpone Galliani ha giocato d’anticipo e ha svenduto ai colchoneros ben cinque giocatori (compresi José Mari e Albertini), placando gli appetiti del corpulento Jesus Gil. L’Inter nel frattempo sta vivendo l’incredibile grana Ronaldo, che ha chiesto a gran voce la cessione al Real Madrid per supposte frizioni con Cuper (e quello sventurato di Moratti, tra Ronaldo e Cuper, ha scelto Cuper). La mattina del 29 Adrianone torna alla carica con Berlusconi: qualche milione in più ed è fatta, l’acquisto di Nesta non pregiudicherebbe il bilancio, ma potrebbe essere spiegato anche agli elettori meno calciofili come un’operazione di aumento degli investimenti per trovare un punto di equilibrio più alto con maggiori ricavi (una cosa simile aveva provato a farla Reagan negli anni ’80 con aumento smisurato del deficit, ma non sottilizziamo – stiamo parlando di calcio o di sciocchezze?). Berlusconi ci pensa, spaventato dal terribile sorteggio dei gruppi di Champions: il Milan dei Laursen e dei Roque Junior è finito nella bocca del leone, in un girone di ferro con Bayern Monaco, Deportivo e Lens. Il Cavaliere/Premier/Presidente indice per il 30 un gran consiglio di famiglia con Confalonieri e la figlia Marina: Fedele è d’accordo, la Berluschina è fortemente contraria. Ma la bella notizia è che Cragnotti – come da previsioni condoresche – ha abbassato il prezzo, scendendo a 33,7: 30,2 per il cartellino e altri 3,5 milioni che sono in realtà la metà della cifra che la Lazio deve da tempo alla Van Doorn, la società olandese da cui aveva acquistato nel 1998 i diritti d’immagine di Nesta (pensate quanti debiti ha quest’uomo). A mezzanotte il display del cellulare del Condor s’illumina, e l’interlocutore è facile da immaginare: “Galliani, faccia lei“.

Galliani fa, di buon mattino, tanto che alle 9 e un quarto Braida si presenta in Lega a depositare il contratto che lega Alessandro Nesta al Milan fino al 30 giugno 2007. Negli stessi minuti Nesta entra a Formello per svuotare l’armadietto, tra la sorpresa dei compagni che non si aspettavano di vederlo per un’ultima volta. Invece Sandrone gli concede un ultimo allenamento insieme, prima però di disertare l’amichevole Lazio-Juve prevista quella stessa sera: niente saluto commosso all’Olimpico, e molti laziali non gliel’hanno ancora perdonata. A mezzogiorno mette piede fuori dal centro di allenamento, sordo alle suppliche dei tifosi che lo implorano di rimanere. Torna a casa, nell’elegante Olgiata, dove lo aspettano fidanzata e procuratori, e la trova circondata da 500 tra giornalisti e fotografi. E’ il giorno più difficile del “ministro della difesa”, occhiali da sole a nascondere gli occhi gonfi, faccia da funerale figlia della notte in bianco. E’ chiaro che, dipendesse da lui, non se ne andrebbe mai nella vita, e che è stato messo di fronte alla decisione più difficile: o l’addio o il crack. E’ il giorno nero della Lazio, che nelle stesse ore perde anche Crespo, ceduto all’Inter per 26 milioni più Bernardo Corradi. Sergio Cragnotti prova a rassicurare gli imbufaliti tifosi: “La cessione del nostro capitano è un grande sacrificio effettuato per agevolare il riequilibrio finanziario in corso della Società e per garantire alla squadra la necessaria tranquillità per nuove stagioni di successi, sempre nell’élite del calcio mondiale“. Ma il 3 novembre 2002, per la prima volta, la Cirio non rimborsa un prestito obbligazionario di 150 miliardi ai suoi azionisti. Ed è allora che si capisce che è proprio finita.

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Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

2 Risposte a “I 10 colpi della nostra vita. 08: Alessandro Nesta”

  1. Roque Junior malgrado tutto merita rispetto se non altro per aver stretto i denti a Manchester nei supplementari. E comunque quanto al Mondiale vinto, lo stupore forse diminuisce facendo presente che il Brasile, quarto con l’Inghilterra e finale con la Germania a parte, non è che incontrò chissà che ostacoloni sulla sua strada, e del resto potendo contare su un attacco a dir poco atomico con un Ronaldo formato Fenomeno, un Rivaldo formato Extraterrestre e un Ronaldinho che rivelava al mondo il suo talento(per dire, non i figuranti che abbiamo ‘ammirato’ in rossonero) avrebbero vinto anche schierando la difesa del Milan da te citata pre-Nesta anzichè Pendolino Cafù, Roberto Carlos e Lucio.

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