Benvenuti in Paradiso

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Il 4 ottobre 1992 fu una domenica storica per il calcio italiano. Mai furono segnati così tanti gol come in quel pomeriggio dal clima incerto (pioggia al Nord, sole da Roma in giù): 48 pallini in 9 partite, con risultati roboanti come Udinese-Pescara 5-2, Lazio-Parma 5-2, Genoa-Ancona 4-4 (con un gol che neanche nelle radiocronache di Fantozzi: rovesciata di Centofanti, traversa, rovesciata di Agostini e gol!). Un numero mai più neanche avvicinato nei ventuno anni successivi, neanche con l’allargamento del campionato a 20 squadre. La punta dell’iceberg fu quanto accadde a Firenze, dove il Milan degli Invincibili era impegnato in una scatenata jam session conclusa con uno di quei punteggi che suonerebbero fasulli anche a Football Manager: Fiorentina-Milan 3-7.

Abbiamo ricordato più volte di quanto scintillante fosse il Milan 91-93, specialmente nel momento del suo massimo splendore che coincise con i mesi centrali del 1992. Più di tante parole, basta un numero: quel pomeriggio a Firenze il Milan chiuse un trittico di trasferte da 20 gol totali (Foggia-Milan 2-8, Pescara-Milan 4-5, Fiorentina-Milan 3-7), grazie anche all’insostenibile leggerezza della fase difensiva di Zeman, Galeone e Radice. Mai il calcio italiano ha avuto qualcosa di più somigliante a un luna park permanente. Alla faccia di chi oggi dipinge Capello come un tecnico sparagnino, è esistita un’epoca in cui Fabio Massimo non si preoccupava di schierare tutti insieme Van Basten e Massaro con Lentini e Gullit sulle fasce, in uno scatenato 4-4-2 in cui splendeva anche la coppia mediana Albertini-Rijkaard (roba da lacrime agli occhi).

Quel giorno il Franchi è insomma tutto esaurito perché si sogna il sorpasso sugli Invincibili, fermi a 6 punti con una partita in meno: dopo quattro giornate la Viola è ancora imbattuta e ha raccolto risultati lusinghieri come due pareggi esterni in casa di Lazio e Inter e un festoso 7-1 ai danni del derelitto Ancona. Con 12 gol in 4 partite è il miglior attacco del campionato: i suoi principali stoccatori sono Ciccio Baiano, nel giro della Nazionale di Sacchi; Stefan Effenberg, pilastro della Germania; Brian Laudrup, fresco campione d’Europa; e infine sua maestà Gabriel Omar Batistuta, 4 gol in 4 partite. Peccato che la difesa non sia precisamente all’altezza, specialmente in mancanza di tre titolari come Luppi, Pioli e Malusci, sostituiti dai non irresistibili Carnasciali-Verga-Faccenda-Carobbi, schierati oltretutto secondo i dettami della zona sacchiana, in linea, senza filtro in caso di svarioni. In panchina siede un tecnico brillante e combattivo come Gigi Radice da Cesano Maderno, bandiera milanista da giocatore e anche mister della sciagurata annata 1981-82, atteso quel giorno – ma lui ancora non lo sa – al suo ultimo incontro ravvicinato col rossonero.

E’ un Milan in cui la vecchia guardia vive un momento scintillante, tanto che – a eccezione di Lentini – nessuno dei pezzi pregiati di una pur faraonica campagna acquisti riesce a trovare spazio: Papin, Savicevic, Eranio, De Napoli, Boban, tutti in panchina o tribuna. E’ ancora e sempre il Milan degli olandesi: Van Basten è partito a tutta birra e a fine anno vincerà il suo terzo e ultimo Pallone d’Oro, Rijkaard è il solito califfo e oggi torna anche Gullit. Dopo un quarto d’ora la Fiorentina va in vantaggio con Baiano, abile a raccogliere una respinta di Antonioli su tocco ravvicinato di Laudrup, ma il tifone rossonero inizia a crescere d’intensità e nel giro di dieci minuti dilaga facendo scempio della zona di Radice. Al 25′ Tassotti pennella da destra per la zuccata di Massaro, un gol asciutto ed essenziale come nel miglior stile di Provvidenza. Al 34′ Gullit riceve palla ai 20 metri, tiene in scacco da solo l’intera difesa viola e imbecca Lentini, che mette tutta la morbidezza del suo piede destro per scavalcare Mannini in uscita. La Fiorentina si getta allegramente e scriteriatamente in avanti, ricevendo la sorte che toccò al troppo ottimista Napoli di Vinicio quando, negli anni ’70, osò aggredire in casa la Juve di Parola finendone travolta per 2-6. E dunque ecco Gullit al 43′ fare tris con un poderoso diagonale su cui il già intontito Mannini si sdraia in ritardo; ed ecco soprattutto, a pochi secondi dalla sirena, il contropiede definitivo Van Basten-Gullit-Massaro che dipinge in tre passaggi la rete dell’umiliante 1-4. Sia perché noi siamo troppo forti, sia perché loro sono troppo grulli.

Il carnaio prosegue nel secondo tempo, nonostante un tentativo di sfuriata viola nel primo quarto d’ora che produce due gran balzi di Rossi (subentrato ad Antonioli bloccato dal mal di schiena) su una punizione di Effenberg e un colpo di testa di Di Mauro, una traversa di Batistuta e anche un gol dello stesso Effenberg, naturalmente subito aggredito a spintoni da quell’adorabile psicopatico del nostro Seba. Quindi spazio al secondo spettacolo al Cinema Paradiso (la metafora è pertinente, stiamo giocando davanti a Cecchi Gori): subentrato ad Albertini, Chicco Evani (ancora la vecchia guardia!) timbra una traversa e un minuto dopo serve Van Basten, che fa cinquina con una stangata di destro sotto la traversa. E ancora Marco che pennella e Ruud che chiude il primo set in tuffo, colpendo di testa da solo in maniera imbarazzante. Ormai il match ha la consistenza degli ultimi minuti di una partita di calcetto scapoli-ammogliati con età media quarant’anni e tutti con le mani sulla panza: squadre lunghissime e occasioni a grappoli. Così Di Mauro segna il 3-6 (!) a porta vuota e un minuto dopo Van Basten rimpingua il bottino con un’elegante rumba conclusa di sinistro.

E adesso è veramente tutto. Resta solo da ragguagliarvi sul futuro: il Milan vincerà un inevitabile scudetto, il numero 13 della collezione; Radice verrà incongruamente defenestrato in diretta tv da Cecchi Gori dopo una sconfitta contro l’Atalanta, a gennaio, con la Fiorentina ancora sesta in classifica e a -2 dal secondo posto, anche se circolano da vent’anni voci mai smentite e mai confermate che il vero motivo fosse la gelosia del Vittorio, furente per le chiacchiere su una liaison dangereuse del mister con Rita Rusic. Arriverà Agroppi, e forse sarebbe stato meglio tenersi le corna.

FIORENTINA: Mannini, Carnasciali, Carobbi, Di Mauro, Faccenda, Verga, Effenberg, Laudrup, Batistuta, Orlando, Baiano – All.: Radice
MILAN: Antonioli (46′ S. Rossi), Tassotti, P. Maldini, Albertini (57′ Evani), Costacurta, Baresi II, Lentini I, Rijkaard, Van Basten, Gullit, Massaro – All.: Capello

Reti: 14′ Baiano (F), 25′ e 45′ Massaro, 34′ Lentini I, 42′ e 87′ Gullit, 48′ Effenberg (F), 79′ e 92′ Van Basten, 90′ Di Mauro (F)

Arbitro: Beschin

Pubblicato da Giuseppe Pastore

Pugliese, classe 1985, milanista di ferro. Prima partita di cui ho memoria: Milan-Barcellona 4-0. Ammetterete che poteva andarmi peggio. Qui sotto i miei contatti.

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